“… secondo la propria specie …” (Gen.1,12): per la diversità, contro la disuguaglianza
La varietà della vita è dunque un dono prezioso, un valore intrinseco, che va tutelato. Lo sottolinea Papa Francesco: riprendendo S. Tommaso d’Aquino, egli ricorda che essa riflette quel mistero divino che non potrebbe essere espresso da un singolo vivente: “L’insieme dell’universo, con le sue molteplici relazioni, mostra al meglio la ricchezza inesauribile di Dio” (Lettera Enciclica Laudato Sì, n.86).
La FAO, ci ricorda che nel 20° secolo nell’indifferenza generale è stato perso il 75% della biodiversità delle colture e come la perdita della diversità genetica delle piante, dei “parenti selvatici” di quelle che coltiviamo, sia una grave minaccia per la sicurezza alimentare; in particolare, per i più poveri impegnati nella lotta alla fame. Siamo chiamati a riscoprire lo stupore della Scrittura quando parla della diversità e varietà del creato, immagine tangibile della generosità del Padre Nostro. La biodiversità non può essere sottomessa all’interesse prevalente di pochi, ma non può neanche essere limitata ad un pacchetto di risorse a nostra disposizione, perché nella bontà di quella vita plurale che Dio stesso benedice c’è il codice, l’impronta della generatività del Suo amore. Una delle ricchezze del nostro Paese è la grande varietà di prodotti della terra, cui corrisponde un cibo di qualità (il 2018 è l’Anno del cibo italiano).L’Italia dei mille borghi e dei mille campanili, con il mondo agricolo ha già reagito all’omologazione dell’agroalimentare globale, impegnandosi per la rigenerazione di un’agricoltura che vuole declinarsi in forme creative, valorizzando la ricca varietà di specie vegetali presenti e contribuendo così alla cura del creato nella sua diversità. Così facendo, infatti, essa promuove quella complessa relazione tra terra, territorio e comunità, tra biologia e cultura, che costituisce una componente essenziale della realtà del Paese.
Il modello di industrializzazione imposto dal pensiero neoliberista e mercantilista, evidente nel sistema economico-finanziario globale attuale, è basato sull’idea che tutto possa ridursi in merce attraverso il denaro. Le conseguenze non possono lasciare stupiti, ma neppure indifferenti: il declino inarrestabile del livello culturale, l’indifferenza per gli altri, gli effetti della disoccupazione, la decisione sulla distribuzione delle risorse naturali, l’impatto della recessione sulla qualità della vita. L’associazionismo, la compartecipazione e la condivisione che caratterizzano il modello agricolo italiano, costituiscono gli agganci necessari per rendere salda e robusta la persona, la famiglia, la comunità che vive e opera in armonia nel contesto di un’economia di mercato inclusiva che valorizza e promuove le distintività locali.Un sistema economico capace di rinsaldare il legame degli agricoltori con il territorio e di restituire fiducia al consumatore nella ricerca di maggiore tracciabilità e sicurezza degli alimenti e nella domanda di conoscenza del cibo, della sua provenienza e delle sue tradizioni, è anche capace di vivere e contemplare la biodiversità come ricchezza naturale e genetica su cui investire al fine di garantire forme differenziate di accesso al mercato. Un’economia civile che si oppone all’economia dello scarto è un’economia che sa difendere il lavoro riconoscendo ad ogni individuo il proprio valore nel contributo personale che rende alla cura e allo sviluppo del Creato non solo per ciò che produce ma per i servizi che mette a disposizione della collettività, per il cibo – ma non per la merce – che offre e che riceve come dono. L’agricoltura oggi più che mai è percepita come un bene collettivo, un mezzo di coesione sociale, dove l’accoglienza, l’ospitalità e la solidarietà sono punti di forza per l’abbattimento delle disuguaglianze di ogni genere. In questo contesto l’offerta multifunzionale dell’impresa agricola assume un ruolo strategico per le molteplici possibilità occupazionali che offre alle persone.Papa Francesco ci invita a valorizzare i preziosi beni della terra: “Dio ha creato il cielo e la terra per tutti; sono gli uomini, purtroppo, che hanno innalzato i confini, mura e recinti, tradendo il dono originario destinato all’umanità senza alcuna esclusione”. Ecco, allora, l’impegno costante a “programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata” (Lettera Enciclica Laudato Sì, n. 164) capace di conciliare, nella sua dimensione morale, il pieno rispetto della persona umana con l’attenzione per il mondo naturale, avendo cura «della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato» ma non uniforme, perché l’uniformità rende la natura fragile, rigida, poco adattativa e poco incline alla sopravvivenza (Lettera Enciclica Laudato Sì, n. 5).Ci guidi lo stupore della Scrittura e la benedizione di Dio che vide che quella molteplicità era “cosa buona”, come messaggio che, nel suo amore, c’è posto per tutti e tutto, perché solo l’insieme dell’universo con le sue molteplici relazioni, mostra al meglio la ricchezza inesauribile di Dio che cerchiamo di accogliere e da cui siamo rinnovati. Roma, 31 maggio 2018, Visitazione della Beata Vergine Maria