«La liturgia è la porta che ci apre all’infinito». Così il vescovo di Acerra sabato 4 dicembre in occasione dell’inaugurazione dell’organo a canne della Cattedrale, restaurato dopo anni di inutilizzo.
La Messa è stata animata dalla schola cantorum del Duomo, diretta dal maestro Mauro Caturano. All’organo il Maestro monsignor Vincenzo De Gregorio, esperto di fama internazionale e già direttore del conservatorio di Napoli. Hanno partecipato all’evento il sindaco di Acerra Tommaso Esposito, esponenti dell’amministrazione e del consiglio comunale.
Durante l’omelia della Messa monsignor Giovanni Rinaldi si è rivolto ai numerosi presenti e ha detto: «Rendere sempre più belle le nostre celebrazioni è un dovere, ma non fine a se stesso, perché attraverso la bellezza dei riti disponiamo i nostri cuori all’accoglienza del Mistero. Da qualche anno – ha aggiunto il vescovo – seminaristi, diaconi, coro, lettori, chierichetti, e ora anche l’organo, rendono più belle le celebrazioni in Cattedrale. Attraverso questi segni, possiamo aprire ancora di più il cuore al Signore e giungere al vero obiettivo di ogni rito: rivedere dal di dentro la nostra vita e ‘convertirci’». La vera conversione, infatti, non è fare delle cose e non dipende dai nostri buoni propositi, bensì è «lasciarsi guardare negli occhi e nell’animo dal Signore, senza voltare più le spalle. E’ Lui che viene: noi dobbiamo solo avere il coraggio di lasciarci purificare e illuminare. In questo modo – ha detto ancora il vescovo – un’esistenza può ‘radicalmente’ cambiare». Riferendosi poi alla liturgia della IIa domenica di Avvento, monsignor Rinaldi ha ricordato come il Signore faccia «nascere germogli anche dal troco più avvizzito. Una vita mossa dallo spirito – ha detto – opera il necessario cambiamento di cui il mondo e la Chiesa hanno oggi tanto bisogno».
Prima della celebrazione eucaristica, lo stesso monsignor Rinaldi aveva ripercorso la storia dell’organo a canne nella liturgia, mentre il signor Maurizio Panaccione, esecutore del restauro, ha illustrato i lavori effettuati. Il prof. Gennaro Niola, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici, ha invece parlato dell’organo nella storia della Cattedrale e della Diocesi di Acerra. «La costruzione dell’organo – ha detto – segnò nel 1874 la conclusione di una tormentata ricostruzione della cattedrale dopo il suo abbattimento nel 1787». Commissionato ai maestri organari Giuseppe e Marcellino Abbate di Airola, eredi di un’antica famiglia di organari, fino agli anni ’50 l’organo ha accompagnato le occasioni più importanti della vita acerrana e diocesana. Del resto – ha aggiunto Niola, «il Comune di Acerra contribuì in misura non residuale all’onere finanziario per il completamento della cattedrale», che il 6 giugno 1884 poté essere consacrata, e quella liturgia fu resa ancora più solenne dal suono del nuovo organo a canne. «Come a rappresentare una rinnovata presenza della Chiesa nel nuovo clima culturale della fine del sec. XIX, sulla cassa dell’organo fu posto (ed ancora esiste) lo stemma della città di Acerra», a significare la «partecipazione corale della comunità alla vita religiosa locale». «E’ bello credere – ha concluso Niola, direttore anche del Museo diocesano – che il restauro dell’organo a canne della cattedrale sia simbolo di speranza per la vita ecclesiale e civile diocesana».
Alla fine della serata il maestro De Gregorio si è soffermato sul registro «dolce e suadente, detto della ‘voce umana’», tipico dell’organo della Cattedrale di Acerra. Esso veniva usato per benedizioni e consacrazioni eucaristiche. Ha poi fatto udire ai presenti il registro della zampogna, utilizzato a Natale, e quello degli uccelli, usato per le celebrazioni di Pasqua. Tutto si è concluso con alcuni brani liturgici e popolari (‘dall’aurora tu sorgi più bella’). L’organo – ha concluso De Gregorio – ha tante canne (quello di Acerra ne dispone di un migliaio). Allo stesso modo il popolo di Dio è formato da tante voci umane. Perciò, tutto nella liturgia deve concorrere alla riproduzione dell’immagine sonora dell’Armonia mundi. E non a caso uno dei sacerdoti presenti, don Oreste Santoro, prima di tornare a casa ha esclamato: «Adesso abbiamo una Cattedrale più bella e più completa».
Antonio Pintauro