Oggi la Chiesa ci porta nel cuore del Vangelo.
«Costui accoglie i peccatori e mangia con loro» – dicono gli scribi e i farisei. Paradossalmente la prima buona notizia ci viene data da coloro che mormorano contro Gesù. Per loro è inconcepibile che un maestro condivida la tavola con i peccatori perché significa stabilire con i commensali una profonda comunione. E allora Gesù racconta queste tre parabole per mostrare il vero volto del Padre, per dirci che Dio non è lontano, ma vicino a tutti ed in particolare proprio ai peccatori, a coloro che si sono perduti, sono morti e hanno bisogno di essere ritrovati, di essere riportati in vita.
Gesù ci parla di Dio con immagini semplici ma profonde. Dio è il pastore che va in cerca anche di una sola pecora perduta e non si dà pace «finché non la trova»; è quella donna che «spazza la casa e cerca accuratamente»: si sporca le mani tra la spazzatura «finché non la trova»; è quel padre che ridona dignità al figlio e fa festa per il suo ritorno. Cosa non fa Dio per farsi conoscere da noi! perché la vita eterna sta proprio nel conoscere lui (cf Gv 17,3), il suo amore per noi. Lontano dal Padre si sta male, si usa male ciò che si ha e si perde ogni dignità: «Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. […] Trattami come uno dei tuoi salariati». Ma il Padre non tratterà mai il figlio come un servo. Dio si è abbassato, si è incarnato per venire a cercarci lì dove stiamo, non ha avuto paura di sporcarsi le mani nell’immondizia del peccato. Quanto siamo preziosi per Dio! Per ognuno di noi dona tutta intera la sua vita; per ognuno di noi si affanna senza sosta finché non riesce a trovarci; per ognuno di noi, nel Figlio, si è fatto nostro cibo per la vita eterna. Ecco, questo è il vero volto di Dio!
Allora chiediamo lo stesso coraggio di san Paolo nel dire: «Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io». Non abbiamo paura a riconoscerci in quella pecorella, troveremo posto sulle spalle del buon pastore; in quella moneta, sentiremo il calore delle mani di Dio che ci tirano fuori dalla polvere del peccato; nel figlio che ha sperperato l’eredità, sentiremo nell’abbraccio del padre il battito del suo cuore pieno di gioia per il nostro ritorno.
«Rallegratevi con me». Il Signore ci chiama a condividere la sua stessa gioia, ad essere misericordiosi come lui lo è con noi (cf Lc 6,36). Impariamo da lui ad essere attenti ad ogni persona che incontriamo, a chiamare ciascuna per nome, ad amare ognuno come lui ci ama; impariamo a “perdere” tempo per il bene delle persone, a “sporcarci le mani” per difendere la loro dignità; impariamo a saper accogliere senza giudicare, senza puntare il dito, senza pensarci migliori di tutti, a saper gioire per il bene degli altri senza accusare Dio di poca attenzione verso di noi.
Maria, che partecipa pienamente alla gioia grande del cielo, ci insegni a condividere la gioia del Padre per ogni figlio che ritorna a lui.
d. Alfonso Lettieri