Due domeniche fa Gesù davanti alle folle sente compassione, incarica i discepoli di dare loro da mangiare e sfama cinquemila uomini moltiplicando cinque pani e due pesci. Domenica scorsa, dopo aver congedato la folla e aver pregato, raggiunge i discepoli camminando sull’acqua e li rassicura: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Il Vangelo di oggi ci presenta un Gesù che si comporta in un modo strano, ci spiazza, non riusciamo a capire e a giustificare il suo comportamento. Ma cosa gli è successo, dove sono finite la compassione e la tenerezza? È arrivato in territorio pagano, una donna grida la sua disperazione per il tormento che subisce la figlia, ma Gesù non le rivolge nemmeno una parola, tanto che gli stessi discepoli lo implorano: «Esaudiscila!».
Forse anche a noi sarà capitato di pregare e di non aver avuto risposta, di sentire di mamme che hanno implorato il Signore per la salute dei propri figli e non sono state esaudite. Non riusciamo a capire, pensiamo che Dio non si interessi di noi, che abbia ascoltato altri e non me. Sì, noi vorremmo comprendere tutto e dire pure a Dio come e quando deve esaudire le nostre preghiere. La fede in Lui che ci ha tanto amato fino a dare la sua vita per noi dovrebbe aiutarci a continuare ad avere fiducia in Lui, sempre: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? – dice san Paolo – Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8,31-32).
Gesù non rivolgendo la parola alla donna straniera sta in fondo solo rispettando la legge: un giudeo non poteva parlare con una donna straniera (cf Gv 4,9). Ciò che desta la nostra ammirazione è l’atteggiamento di questa cananea. È una mamma che per la figlia tenta ogni cosa, grida la sua preghiera e quando Gesù dice ai discepoli che è stato mandato solo alle pecore perdute della casa d’Israele, non solo si avvicina ad uno straniero, ma si prostra davanti a lui e insiste: «Signore, aiutami!». Non si fa fermare da niente, nemmeno dalla risposta di Gesù, anzi, insiste di più: «eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». È questa fede che ottiene l’esaudimento della sua preghiera, è questa fede che Gesù voleva da questa mamma, è la fede che le permette di entrare nella casa del Signore, nella casa di preghiera per tutti i popoli (cf prima lettura), di sedersi alla tavola e non mangiare solo le briciole, ma di attingere al banchetto che il Signore ha preparato (cf Is 25,6).
Ogni occasione è buona per cominciare un cammino di fede, anche qualsiasi necessità e bisogno umano è una opportunità per Dio per far crescere la nostra fede. Questa mamma gridava per la salute della figlia, poteva subito essere esaudita e tornare a casa contenta. In fondo è questo che i discepoli avevano chiesto a Gesù e non per compassione, ma «perché ci viene dietro gridando», ci sta dando fastidio. Invece Gesù non viene semplicemente incontro al bisogno, alla necessità attuale, ma vuole donare molto di più (cf Ef 3,20). A noi che ci accontentiamo di “poco”, Lui dona molto di più; a questa donna che chiede di liberare la figlia, Gesù fa crescere la fede ponendola come modello di preghiera perseverante. Anche quando non sei subito esaudito in quello che chiedi, la tua fede ti dice di continuare a pregare, di fidarti di colui che ha detto che il Padre sa di cosa abbiamo bisogno ancor prima che glielo chiediamo (cf Mt 6,8). «Ritardando nell’esaudire, Dio fa sì che il nostro desiderio cresca, che l’oggetto della nostra preghiera si elevi; che dalle cose materiali passiamo a quelle spirituali, dalle cose temporali a quelle eterne, dalle cose piccole passiamo a quelle grandi. In tal modo, Egli può darci molto di più di quanto inizialmente eravamo venuti a chiedergli» (R. Cantalamessa).
Maria, che ci ricorda le grandi cose che il Signore compie ci aiuti a perseverare nella preghiera e a crescere nella fiducia in Dio.
don Alfonso