Domenica scorsa Gesù ci ha chiesto: Chi sono io per te? Oggi ci parla della sua passione e risurrezione. Dopo aver detto a Pietro di andare dietro, di seguirlo e non mettersi davanti ostacolando il suo cammino, dice quali sono le condizioni per seguirlo: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua».
Affascina la libertà di Gesù e quella che dona a noi: “Se qualcuno vuole” – dice. Nessuno viene costretto e chi liberamente lo segue sa a quali condizioni deve farlo per poter essere un suo vero discepolo. Parlando di rinnegare e prendere la croce, come Pietro, anche noi ci spaventiamo. Ma anche queste parole di Gesù sono per la nostra libertà: rinnegare se stessi non significa annullarsi, ma liberarsi da ogni egoismo, dal pensare solo ai propri interessi, da tutto ciò che ci appesantisce, dalla presunzione di poter dire anche a Dio ciò che deve fare. E prendere la croce significa essere pronti a fare della propria vita un dono, ad amare fino alla fine come ci ama Gesù. Perché solo chi ama e spende la propria vita nell’amore, la salverà; solo l’amore dà senso e porta gioia nella vita. È la logica del chicco di grano che caduto in terra, solo se muore porterà frutto (cf Gv 12,24-26).
Gesù liberamente va a Gerusalemme e lì porta a compimento la sua missione, ci ama fino alla fine, fino alla croce. La nostra Gerusalemme, il luogo dove siamo chiamati a fare della nostra vita un dono, è la quotidianità, con tutto ciò che dobbiamo fare, con le piccole cose che si ripetono. Spesso vediamo le nostre giornate pesanti, sempre uguali, monotone, ma sono l’unico luogo che abbiamo per seguirlo, per amare, per vivere. È qui che una madre perde la propria vita donando tempo ed energie per il bene dei figli, spesso rinnegando i suoi desideri e rinunciando al tempo per sé; un papà si sveglia presto al mattino e non risparmia energie al lavoro per sostenere la famiglia; è qui che un medico, un infermiere può mettere a servizio degli altri la sua professionalità stando accanto agli ammalati facendo sentire anche il calore umano; è qui che i figli possono prendersi cura dei genitori anziani donando loro tempo e ascolto. San Paolo ci esorta a offrire i nostri «corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio», ad offrire tutto noi stessi in ciò che facciamo, così possiamo amare fino alla fine.
Se qualcuno vuole venire dietro a me. Il Signore chiama, propone e ascoltandolo molti avvertono delle resistenze, come le ha avvertite Geremia, ma quando si sperimenta il fuoco dell’amore di Dio che brucia dentro, non si può resistere. Così dice il profeta: «Mi dicevo: “Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!”. Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo». Nessuno può resistere all’amore, perciò colui che ama anche se agli occhi degli altri perde, vince sempre, infatti, quell’uomo sconfitto sulla croce ha vinto la morte!
Maria, che ha seguito Gesù fino alla croce, sostenga il nostro cammino e ci aiuti ad amare fino alla fine. Amen
don Alfonso Lettieri