Alzati, rivestiti di luce è l’invito che il profeta fa al popolo perché non è più tempo di lamenti, ma di gioia e speranza. È venuta «nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» – ci ha detto Giovanni in questi giorni (cf Gv 1,9). E Isaia afferma: «la sua gloria appare su di te». Su tutti brilla la luce di Gesù, egli è venuto per la salvezza di ogni popolo; oggi continua a risplendere nella Chiesa e nel mondo provato ancora dalla pandemia, da guerre, ingiustizie, fame, delinquenza, disoccupazione… Oggi lo stesso invito arriva a noi! Come la luce del nuovo giorno ci spinge ad alzarci, così siamo chiamati ad alzarci e rivestirci della luce del bambino che è nato: è la luce che riceviamo dalla sua parola, dalla sua vicinanza, dalla sua grazia e ci dà forza per affrontare il cammino della vita.
Attraverso la stella questo invito è arrivato ai Magi che rappresentano tutti i popoli: Dio è venuto nel mondo per tutti, la sua luce brilla su ogni uomo, ma non si impone, ognuno è libero di seguirla, di ignorarla, ma nessuno la può spegnere (cf Gv 1,5). I Magi sono persone che guardano il cielo, scrutano le stelle e questa che hanno visto sorgere ha qualcosa di speciale, dà loro una grande gioia e li spinge ad alzarsi e a lasciarsi guidare. Lasciano la loro terra, le loro case, le loro sicurezze per seguirla, alla ricerca del re che è nato. Non sanno dove li porterà la stella, eppure la seguono, affrontano le difficoltà del viaggio, l’insicurezza della ricerca, il pericolo di sbagliare, ma chi cerca il Signore non manca di nulla (cf Sal 34,11).
Dov’è colui che è nato? – chiedono a Erode. Questa notizia non porta gioia al re, si sente minacciato, non sa che questo è il re che vuole il bene di tutti, non è venuto per farsi servire, ma per servire (cf Mc 10,45). «Perché temi, Erode, il Signore che viene? Non toglie i regni umani, chi dà il regno dei cieli» – dice l’inno di questa solennità. Anche noi non dobbiamo aver paura di accogliere Dio nella nostra vita, di seguire i suoi insegnamenti, di mettere in pratica la sua parola, di amare come lui ci ama; il nostro Dio non è venuto a togliere, ma a dare, è venuto a donarci tutto, anche la sua stessa vita. Lo sperimentiamo in ogni Messa: noi offriamo il pane e il vino, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, e Dio ci offre tutto: al nostro poco lui risponde col dono totale di se stesso. Le parole del profeta si compiono: in comunione con il Signore siamo raggianti, palpita e si dilata il nostro cuore, viene riversata in noi l’abbondanza del suo amore, risplendiamo della sua luce.
I Magi si sono alzati al segno della stella, ma poi davanti al bambino si sono prostrati per adorarlo, la loro ricerca è compiuta. Questo gesto indica il dono che loro stessi fanno a Dio, il dono della loro vita rinnovata dall’incontro con lui, infatti: «per un’altra strada fecero ritorno al loro paese».
Non ci mancano le occasioni per incontrare il Signore: nella sua parola, nell’eucaristia, nei poveri, sono tutte opportunità per rinnovarci, per crescere, per brillare sempre più se lo accogliamo nella nostra vita, fino a diventare anche noi stelle che guidano con la luce di parole sagge, con gesti di carità, con umiltà e gentilezza.
Si dice che «l’Epifania tutte le feste porta via», ma questo non è un problema per chi ha celebrato veramente il Natale. Infatti, i giorni di festa passano, ma il motivo di gioia, la luce che brilla su di noi e dentro noi, resta per sempre.
don Alfonso Lettieri