Ci sono tutti: mamme della terra dei fuochi, comitati, associazioni, scuole, parrocchie e sindaci. La cattedrale di Acerra è stracolma. Il vescovo Antonio Di Donna ha indetto un incontro pubblico per parlare di dramma ambientale e di futuro possibile.
Martedì 29 aprile, 18.30. Sui maxischermi, dentro e fuori, scorrono le immagini della terra, bella e maltrattata. E quando vengono proiettati i nomi dei «troppi» morti di cancro, tutti in piedi con gli occhi umidi ad applaudire.
La serata inizia con due giovani attori locali che leggono dalla Bibbia le pagine della Creazione. Subito dopo, monsignor Antonio Di Donna introduce il suo intervento: «La Chiesa di Acerra vuole ascoltare il grido del suo popolo, che oggi si identifica con il dramma umanitario dell’inquinamento ambientale».
Il vescovo ripercorre la storia: il fallimento del sogno industriale, l’avvelenamento dei terreni e l’inceneritore imposto con la forza. Risultato: il mancato sviluppo agricolo e l’abbandono del territorio ad una malavita senza scrupoli e incosciente. La memoria si fa allora penitenziale: un’intera generazione – ammonisce il presule – deve chiedere perdono ai giovani.
In prima fila c’è il sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri, e allora il vescovo richiama i segni di speranza. Innanzitutto, «il risveglio delle coscienze», che ha spinto tanti cittadini ad «aggregarsi» e mettersi «al servizio del popolo»; poi, «la risposta delle istituzioni locali e la recente nascita dell’Osservatorio Ambientale»; infine, «gli agricoltori, costituiti in forma cooperativistica».
Nonostante ciò, continua il vescovo di Acerra, nulla è stato fatto per «le bonifiche» e «alle vecchie scorie se ne sono aggiunte di nuove». E «la risposta è ancora debole e parziale». Perché, se è vero che «il lavoro è complicato e i costi sono alti», altrettanto innegabile è lo stallo che porta ad un unico risultato: i trafficanti di morte continuano «indisturbati» a scaricare veleni. Anche il recente Decreto del Governo è insufficiente. «Non si può salvare il territorio senza coinvolgere l’Italia. Il dramma ambientale è un’emergenza di tutti», afferma ancora il vescovo, che esorta anche comitati e agricoltori, raccomandando ai primi l’unità e ai secondi l’impegno ad allargare la rete dei contadini associati.
Dopo una dettagliata analisi, arriva la speranza. «La battaglia è difficile, come quella di Davide contro Golia, ma non possiamo rassegnarci», è l’esortazione del pastore al popolo.
E’ ancora possibile ricostruire l’edificio della speranza su «cinque ciottoli» da mettere nelle nostre deboli fionde.
Primo, il ciottolo dell’«operazione verità». Per superare veramente l’emergenza ambientale, secondo Di Donna, dobbiamo partire da «un’informazione affidabile», senza «facili allarmismi» ma neanche «minimizzando» o addirittura «coprendo la verità».
Il secondo ciottolo è costituito dalla «partecipazione dei cittadini» e dall’«educazione delle coscienze». Di Donna ha ribadito la disponibilità della Chiesa a «fare la sua parte», ma anche le famiglie, la scuola e le altre agenzie educative devono impegnarsi in «percorsi di educazione, giustizia e salvaguardia del Creato» per riuscire nella non facile impresa di «recuperare la fiducia».
Terzo ciottolo, «le necessarie sinergie» per superare pregiudizi e protagonismi solitari.
Quarto, il controllo del territorio. Dobbiamo tornare ad essere – è l’auspicio del vescovo – quelle «sentinelle del territorio» che impediscono «ulteriori sversamenti» e garantiscono un «reale controllo».
Infine, «recuperare la vocazione e rilanciare l’economia agricola del territorio», perché, ha esplicitamente sostenuto Di Donna, «gli agricoltori sono un segno di speranza» e vanno sostenuti. Insieme all’agricoltura, per il vescovo va valorizzata anche la cultura della nostra terra.
Di Donna ha anche rivolto un pensiero alle «famiglie che vivono il dramma dei malati, perché non siano sole a portare il peso della malattia», richiamando infine gli «altri drammi: il lavoro che manca e la realtà dei disoccupati; la situazione della scuola; il degrado urbano, soprattutto del centro storico della città; i minori a rischio».
Dopo l’intervento di monsignor Di Donna, è stata letta l’anticreazione da un testo di Giuliana Martirani. Poi, le mamme della terra dei fuochi e la loro toccante testimonianza con i volti dei loro «angeli guerrieri» a scorrere sullo schermo.
Subito dopo gli interventi del pubblico – brevi, franchi ma costruttivi, ha detto il moderatore, e così è stato – a cominciare dal sindaco di Acerra, Lettieri, e poi tutti i comitati e le associazioni.
Al termine dell’incontro, monsignor Di Donna ha ringraziato il sindaco: Siamo con te ha detto. Ti sosteniamo nella difficile lotta contro l’inquinamento, con franchezza ma con lealtà. Le note del dolce Cantico delle creature hanno accompagnato tutti a casa.
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