«Manda il tuo Spirito su questo pane e su questo vino, perché diventino il Corpo e il Sangue del tuo Figlio».
Quante volte abbiamo ascoltato queste parole! Ogni volta, puntualmente, il Padre manda lo Spirito e quel pezzetto di pane e quel sorso di vino diventano realmente il Corpo e il Sangue di Gesù. La Chiesa ci dona un giorno per fissare lo sguardo della mente e del cuore sul grande dono dell’Eucaristia. Domenica scorsa Gesù ci ha ricordato che Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio per la nostra salvezza. Non solo si è incarnato, ha preso su di sé la nostra debolezza, ha lavorato con mani d’uomo, ha insegnato, ha guarito ammalati, risuscitato i morti, è stato tradito, rinnegato, condannato ingiustamente, inchiodato sulla croce, è morto tra insulti e derisioni ed è risorto per noi. Ma si è fatto pure pane vivo per farsi mangiare, per nutrirci per la vita eterna! Non ci ha dato semplicemente ciò che ha, ma tutto ciò che è, tutto se stesso: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Nell’ultima cena, amandoci fino alla fine (cf Gv 13,1), ha fatto a tutti questo dono attraverso gli apostoli: «Fate questo in memoria di me». Grazie all’Eucaristia è ripresentato a noi il mistero pasquale e possiamo nutrirci di Dio, possiamo essere presenti all’ultima cena, sotto la croce e davanti alla tomba del risorto, «Ci nutriamo di Cristo, si fa memoria della sua passione, l’anima è ricolma di grazia, ci è donato il pegno della gloria». «Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Che cosa di più sublime di questo sacramento?» – esclama san Tommaso, in esso non c’è solo la grazia di Cristo, c’è Cristo realmente presente. Ogni giorno Gesù si consegna nelle nostre mani, ci dona tutto se stesso, entra nella nostra vita; la sua carne e il suo sangue sono nostro nutrimento, ci sostengono nel cammino quotidiano, nella nostra vita scorre la sua Vita. Dio si fa pane, si unisce a noi nel gesto più naturale e istintivo, comune a tutti gli uomini: mangiare. Tutti abbiamo bisogno di Dio! Perciò non può essere solo un rito l’Eucaristia, ma è una sorgente: «È in te la sorgente della vita» – dice il salmista (36,10). C’è un intreccio profondo tra la sua Vita e la nostra vita, «chi mangia me vivrà per me» (Gv 6,57). Vivere per Gesù è vivere per amore, essere amore per gli altri, farsi cibo, servire al bene degli altri. Nutrendoci di Cristo pane vivo, l’amore entra nel nostro essere, scorre nelle nostre vene, tocca quindi il nostro cuore, circola nei nostri pensieri, sostiene le nostre azioni, siamo trasformati in dono per gli altri. Come il cibo dà forza al corpo, così l’Eucaristia ci dà forza, chi non mangia si indebolisce. Vuoi amare, vuoi vivere la tua vocazione, vuoi perdonare, vuoi mettere pace, vuoi vincere una debolezza, un vizio, una tentazione…? Nutriti del pane vivo, da solo non puoi far nulla! (cf Gv 15,5). Dice il Papa: «l’Eucaristia non è un premio per i buoni, ma è la forza per i deboli, per i peccatori. È il perdono, è il viatico che ci aiuta ad andare, a camminare». Infatti, il pane è per chi ha fame, non per i sazi. Per mangiare questo pane non bisogna essere perfetti, ma avere fame di Dio, consapevolezza che tutto è dono suo. Chi è sazio di sé, chi pensa di poter fare a meno di Dio, non avrà mai fame, non verrà a Messa, non penserà a nutrirsi di Cristo. Ringraziamo il Signore per questo grande dono; lasciamoci trasformare dal sacramento che riceviamo per essere anche noi un dono prezioso e glorificare il Signore con la nostra vita.
don Alfonso Lettieri