«Beato il grembo che ti ha portato, e il seno che ti ha allattato». Questa voce della donna che si alza dalla folla e dice a Gesù queste parole, si riferisce alla Madre di Gesù. La beatitudine che questa donna rivolge a Maria dura nei secoli e per sempre.
Celebriamo stasera, e domani, la festa dell’Assunta. La fede della Chiesa proclamata ufficialmente dal Papa Pio XII nel 1950, ma che è stata sempre radicata nel popolo di Dio fin dall’antichità, dice che la Madre del Signore, la Vergine Maria, per il fatto che è stata unita intimamente a Gesù, ha condiviso in tutto il destino del figlio, perciò non ha conosciuto la corruzione della morte, del sepolcro, ma è stata Assunta. Una parola bella, importante: Assunta, presa, elevata in cielo, in corpo e anima, non solo in anima. Questa fede della Chiesa unisce l’Occidente e l’Oriente, dove i nostri fratelli cristiani la chiamano non festa dell’Assunzione di Maria, ma la festa della Dormitio.
Come da antica tradizione, in Cattedrale c’è la statua della Madonna che si è addormentata, è distesa: tra un po’, dopo la veglia, ci sarà il suggestivo passaggio dalla posizione della Madonna addormentata – secondo la tradizione orientale: la Dormitio Virginis, la Vergine si è addormentata – a quella di Assunta in cielo in anima e corpo, come è raffigurata in fondo all’abside della Cattedrale, elevata da terra.
Festa solenne anche per la nostra Cattedrale, che è dedicata a Lei, alla Madonna Assunta.
Giustamente questa festa viene chiamata la Pasqua dell’estate, perché richiama il trionfo di Gesù sulla morte, come abbiamo ascoltato dalla lettera di Paolo ai Corinzi nella seconda lettura: «Dov’è o morte la tua Vittoria, siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore Nostro Gesù Cristo». Dunque è una festa che a che fare con il futuro, una festa importante per noi, che ancora prigionieri di questa pandemia stentiamo a guardare al futuro con speranza. Ebbene, oggi la Chiesa con la festa dell’Assunta ci invita a guardare al futuro: dell’uomo, della storia. A noi, ancora ripiegati sul nostro presente, che «tiriamo a campare giorno per giorno», senza chiederci dove stiamo andando, quale rotta compie la nave sulla quale siamo imbarcati.
Siamo presi dalle cose di ogni giorno, dalle paure, dalle difficoltà, e non guardiamo al futuro con speranza, anzi, il futuro è minaccia: noi siamo la prima generazione della storia che guarda al futuro con paura, non con speranza, guardiamo le sfide che sono davanti a noi, e che minacciano il presente e il futuro, e di fronte ad esse ci sentiamo come la donna dell’Apocalisse. Domani, la prima lettura della Messa sarà tratta dal libro dell’Apocalisse, e ci parlerà di questa lotta tra la donna incinta che sta per partorire il figlio maschio, e che viene minacciata, insidiata dal drago, che la insegue perché vuole rapirle il figlio che deve nascere. Chi è questo figlio che deve nascere? E’ il segno della speranza del popolo, un bambino che nasce è il segno del futuro, ha davanti a se tutta la vita.
Maria è la donna che rappresenta il popolo, noi, il popolo di Dio insidiato, e la lettura dell’Apocalisse rappresenta questo eterno conflitto tra il bene e il male, la donna incinta e il drago che la insidia e la minaccia.
Poniamoci allora la domanda sul nostro futuro, quello dei nostri figli, della vita sulla terra, dell’uomo e della storia, anche se minacciati, come piccoli Davide di fronte al gigante Golia di fronte alle sfide.
Mi voglio fermare in questa occasione, in cui a partire dalla festa dell’Assunta, come faccio da tempo e anche in altre occasioni, Natale, Pasqua, la festa di San Cuono, il vescovo rivolge un messaggio alla città, su una fida soprattutto, che minaccia il nostro futuro: la salute del pianeta, la terra, anche qui ad Acerra.
Intendo riferirmi alla sfida della minaccia dell’ambiente, dell’inquinamento, dei cambiamenti radicali del clima, che stiamo avvertendo proprio in queste settimane, con eventi estremi, al di là degli stessi incendi e di quello che sta succedendo.
Voglio dire una cosa soprattutto sul fenomeno dei roghi, e dei roghi tossici, che infestano ancora una volta quest’estate, come ogni anno, le nostre città le terre comprese tra Napoli e Caserta, tutto il nostro territorio in cui siamo inseriti anche noi di Acerra. Anche quest’anno puntualmente i roghi tossici si sono presentati uniti alle alte temperature di quest’estate così cocente: rendono l’aria irrespirabile, producono veleni, diossina che si deposita sul terreno dove crescono i frutti che mangiamo, ma soprattutto si inoculano come un virus nei nostri polmoni, nell’aria che respiriamo. Il fenomeno dei roghi tossici ormai da anni non si ferma, anzi è peggiorato, gli sforzi delle autorità, che riconosciamo, non sono sufficienti, la videosorveglianza, le telecamere, i controlli sul territorio sono solo dei palliativi, non riescono a fermare il fenomeno. E così ogni giorno, in questo territorio, tonnellate di scarti industriali, pneumatici, scarti di piccole imprese, aziende di pellami, di abbigliamento, scarti dell’edilizia, amianto, sono bruciati. E’ lo smaltimento illegale di questi rifiuti, a cui per pochi soldi, poi i mercenari appiccano il fuoco.
I sindaci, soprattutto qualche settimana quelli dei paesi aversani, hanno chiesto al governo che si riconosca questa come un’emergenza nazionale, perché i singoli sindaci, dobbiamo riconoscerlo, o la singola regione, non riescono a venire a capo di questo triste fenomeno. Deve essere il Paese intero che lo deve assumere come emergenza nazionale.
E recentemente, a questa richiesta hanno risposto i ministri dell’Interno e la ministra per il Sud, promettendo maggiori soldi, mezzi per sorvegliare il territorio. Ma mi permetto di osservare che serve a poco, bisogna agire sulle cause del fenomeno e rimuoverle, su quello che produce questi rifiuti, e cioè il lavoro nero, sommerso, che invece di smaltire in maniera legale, trasparente, questi rifiuti delle piccole aziende, o di altro, ricorrono a questi mezzi. Si agisca sul lavoro nero, sull’economia sommersa. E’ vero, il governo e le nostre autorità rispondono: «Ma se agiamo sul lavoro nero, sull’economia sommersa, rischiamo di creare altri disoccupati, altre persone che almeno lavorano in qualche modo». E così siamo in un vicolo cieco, il dilemma, la scelta che «se vuoi creare lavoro, anche sommerso, nero, devi purtroppo ammalarti e morire, altrimenti ne va di mezzo il lavoro». Insomma, il dilemma è «salute o lavoro». Ma non è possibile mettere un popolo di fronte a questa alternativa ingiusta: per assicurare il lavoro nero, va di mezzo la salute dei cittadini.
Io chiedo che si uniscano le forze, a partire dai diversi ministeri incaricati del governo, che non giochino a rimbalzare la palla l’uno all’altro, si facciano carico di una proposta seria: non solo controlli sul territorio, la vigilanza certo, ma bisogna controllare le aziende e le fabbriche. Dove vanno a buttare, che fine fanno i rifiuti che producono?
Ma bisogna dire anche alle nostre autorità, soprattutto regionali, che vengano fatti degli impianti per smaltire questo tipo di rifiuti in modo legale e trasparente. E si riducano i costi dello smaltimento, perché se un’azienda che già stenta a lavorare e a tenere dei lavoratori, deve poi pagare un prezzo molto costoso per smaltire in maniera legale i rifiuti che produce, è tentata di farlo in nero, in maniera illegale.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che ancora una volta – e non mi stanco mai di denunciare – ad Acerra si tenta di avviare altri impianti: la Turbogas, ad esempio, la cui riapertura se avvenisse, aggraverebbe i già pesanti problemi ambientali del nostro territorio.
La Madonna addormentata! La tradizione della Chiesa orientale più di Maria Assunta in Cielo in anima e corpo, parla di Dormitio, la Vergine si è addormentata; mentre la tradizione cattolica, la nostra Chiesa cattolica parla di Maria Assunta in cielo, presa, si è alzata. E Il verbo alzarsi significa risorgere. Gesù si è alzato dal sepolcro, è risorto.
Riflettiamo su questa immagine: la Madonna addormentata, la Madonna Assunta.
E vorrei applicarla proprio alla nostra città. Cara Acerra, vuoi fare il passaggio dalla Madonna addormentata alla Madonna Assunta? Cara Acerra, vuoi essere ancora città che dorme, vuoi essere ancora la bella addormentata nel bosco, o vuoi essere la città che guarda al futuro, la città Assunta, che si alza e guarda in alto?
Vorrei giocare su questo paragone: città addormentata, o città che guarda al futuro.
E’ addormentata quella città che non veglia sul suo futuro.
E’ addormentata quella città che permette lo scempio del suo territorio.
E’ addormentata quella città che non partecipa democraticamente alla vita della pubblica. La parola democrazia viene dal greco, significa governo, potere del popolo, e non è possibile che siano solo pochi a decidere per tutti, solo due o solo 10, attraverso magari monologhi a senso unico su Facebook o i Social. E’ necessario un dialogo vero e proprio tra quelli che ci governano e i cittadini, un dialogo sui problemi fondamentali della nostra città!
E’ invece una città che guarda al futuro, Assunta, capace di alzarsi in piedi, quella città che si conquista il gusto della partecipazione democratica, dove il popolo non è suddito ma è cittadino.
C’è un problema ambientale? Vogliamo affrontarlo democraticamente, o solo alcuni decidono per tutti? C’è un problema di scuole? Vogliamo affrontarlo democraticamente, o solo pochi decidono per tutti? C’è un problema dell’Agricoltura in crisi in questa città di contadini? Vogliamo affrontarlo democraticamente o solo pochi decidono per tutti?
Guarda veramente al futuro, è una città Assunta e non addormentata, quella città in cui i governanti non si arroccano nella torre d’avorio del consenso ricevuto, ma ricercano il confronto umile, sincero con i cittadini, nelle piazze, nelle strade e non solo su Facebook o sui mezzi Social.
E’ addormentata quella città che continua a vivere di rendita, di rimpianti per quello che si sarebbe potuto fare o non si è fatto, per quello che le è stato scippato!
Guarda invece al futuro quella la città che investe in cultura! Ad Acerra, cari amici e cari concittadini, la cultura ha sempre avuto un ruolo importante.
Nel cuore della città c’è un teatro romano, che risale al I sec. D.C.! Qualcuno ne parla, i nostri ragazzi lo sanno? Nei depositi del Museo archeologico di Napoli ci sono i reperti dell’antica città di Suessola, da cui deriva Acerra! Attendiamo, siamo in attesa, so che il sindaco si sta attivando, che questi reperti archeologici ritornino da Acerra, nella sala già predisposta nel museo civico, se non altro per onorare il contratto siglato nel 2009.
Ecco, una città che guarda al futuro difende le sue scuole: occorre che si apra un dibattito sincero sul problema scuola ad Acerra, perché è importante che una città difenda le sue scuole: il Liceo musicale, un’eventuale Istituto Tecnico Agrario, e poi la scuola di Piazzale Renella.
Anzi, probabilmente proprio piazzale Renella, insieme al Castello Baronale, potrebbe diventare il polo culturale della nostra città, che non è solo la città dell’immondizia, è una città che ha una sua cultura e come tale deve essere.
Cara Acerra, nel nome della Madonna Assunta in Cielo – nel nome della Vergine Maria che passa dal sonno, dall’essere distesa, addormentata, ad essere invece in piedi, eretta, Assunta – a te, a noi, la scelta di essere ancora una città addormentata, che non si alza, oppure una città che guarda al futuro.
Cara Acerra, passa dalla Dormitio, dall’essere addormentata all’Assunzione. Soprattutto nei prossimi mesi, in cui sembra che già sia in movimento il cammino verso il futuro amministrativo della nostra città. Sii una città che guarda verso il futuro, una città che vola alto, una città che ha il coraggio di partecipare, e di non essere una città suddita.
La donna del futuro, la donna che il libro dell’Apocalisse vede si come la donna incinta minacciata dal drago, ma vede anche come la donna vestita di sole, Maria, la donna vestita di sole segno della città futura, segno di quella Gerusalemme che verrà, questa donna vestita di sole sia per Acerra per noi un segno di consolazione e di sicura speranza.
Sia pace su di te Acerra, sia pace sui tuoi abitanti, sia pace sulle tue mura, Shalom.
In questa festa di questa calda estate, la Pasqua di questa cocente estate, la festa dell’Assunzione di Maria possa segnare finalmente almeno l’inizio, il timido inizio di un passaggio dal sonno, dalla Dormitio della Vergine, alla sua Assunzione, a guardare in alto e a guardare verso il suo futuro.