Una delle parole che spesso usiamo è “mi piace” o “non mi piace”, questo può portare a rinchiudere tutti e tutto nei nostri schemi rischiando di non riuscire a vedere nient’altro oltre ciò che vogliamo vedere. Infatti, i compaesani di Gesù non riescono a vedere in lui se non un falegname – «Non è costui il falegname, il figlio di Maria?» – eppure restano stupiti dalla sua sapienza e dai prodigi che compie.
Gesù ha appena guarito una donna che aveva perdite da 12 anni, ha risuscitato una bambina. Di solito i personaggi famosi, dopo un successo, vengono celebrati nel loro paese. Invece, a Nazareth si mormora: lo hanno ascoltato, sono rimasti stupiti e nonostante la constatazione dei prodigi compiuti e della sua sapienza, aggiungono: “Ma chi ti credi di essere? Guarda che ti conosciamo bene, sei cresciuto qui, sei un falegname”.
Sì, Gesù è cresciuto lì, è il figlio di Maria, ha lavorato con Giuseppe nella bottega, ma sta dicendo parole mai sentite prima, in un modo mai visto prima, sta facendo entrare Dio nella quotidianità della vita, tocca le ferite per sanarle, si avvicina ai malati per guarirli, ai morti per risuscitarli… Eppure tutto ciò non basta. Le etichette che mettiamo su persone, fatti e persino su Dio, ci impediscono di aprirci al nuovo, al cambiamento, i pregiudizi ci impediscono di vedere oltre, di vedere il bene nell’altro, di aprirci alle sorprese di Dio.
I compaesani del Signore si scandalizzano al pensiero di un Dio così vicino, così umano che si fa incontrare nel tuo paese, nella tua casa, in un uomo che conosci bene. Per loro «Dio è troppo grande per abbassarsi a parlare attraverso un uomo così semplice! È lo scandalo dell’incarnazione: l’evento sconcertante di un Dio fatto carne, che pensa con mente d’uomo, lavora e agisce con mani d’uomo, ama con cuore d’uomo, un Dio che fatica, mangia e dorme come uno di noi» (Papa Francesco). Cerchiamo Dio nelle grandi cose, nei grandi miracoli e non sappiamo cogliere i tantissimi segni della sua presenza nelle nostre giornate: sono piccoli, ma indicano che Lui sta lì con noi.
Pur sapendo come siamo – «Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito» – anche oggi Dio invia i profeti: «Ascoltino o non ascoltino, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro». Questo ci incoraggia quando pensiamo che la nostra fede, la nostra testimonianza sia insignificante nella nostra famiglia, a scuola, al lavoro, tra gli amici: anche se non abbiamo accoglienza e consensi, almeno sapranno che c’è in mezzo a loro uno che ci crede!
Guardiamo Gesù, «si meravigliava della loro incredulità», nella sua patria non è stato accolto, ma non smette di amare e, anche se pochi, ha guarito i malati: lascia sempre segni di bene, di guarigione e di vita! Il fallimento a Nazareth non ferma il suo cammino, va in altri villaggi ad insegnare. Così anche noi: andiamo sempre avanti sulla via del bene e quando lo scoraggiamento ci assale, ascoltiamo le parole che Gesù ha detto a Paolo: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
don Alfonso Lettieri