Gesù continua a camminare con noi e, domenica dopo domenica, ci aiuta a conoscere e a dare fiducia al Padre, ci svela sempre più il suo volto, ci dona il suo amore. Dopo averlo paragonato ad un padrone che vuole regolare i conti con i servi e condona un debito impagabile chiedendo al servo di fare altrettanto, oggi lo paragona «a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna». Fin qui nulla di straordinario, tutti fanno così, prendono gli operai, li mandano nella vigna e si accordano per la paga. Ma questo padrone esce ancora alle nove, a mezzogiorno, alle tre e alle cinque e manda tutti nella sua vigna: nel regno di Dio ci sono molti posti (cf Gv 14,2). Non si accontenta di quelli che ha, esce per cercare altri (cf Gv 10,16-17), si interessa di quelli che sono disoccupati: fino alla fine della giornata, fino all’ultima ora la sua vigna è aperta (cf Lc 23,42-43): Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati (cf 1Tm 2,4). I suoi interessi sono il bene degli operai e la dignità di ogni persona: «Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?». Non guarda l’orologio, non chiede l’età: a qualsiasi ora, ad ogni età, dopo aver oziato o lavorato altrove, tutti sono benvenuti nella sua vigna, nessuno è escluso e tutti ricevono quanto gli spetta: «Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi».
L’economia di Dio non è quella del profitto di pochi, ma è l’economia del dono, pronta anche a rimetterci qualcosa per il bene di tutti a partire dai più deboli (i disoccupati) – Gesù per salvare fino all’ultimo uomo ci ha rimesso/donato la vita – non è una economia che si fa comandare dalle leggi del mercato, ma dal bene del singolo uomo, non esclude, ma include tutti. È l’economia che sogna il Papa: «quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda» (Messaggio per l’evento “Economy of Francesco”).
Il nostro è un Dio che spiazza e Isaia ci ha avvertiti: «i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie». Tutti ricevono il denaro pattuito, non fa torto a nessuno, non toglie nulla ai primi e non vuole far mancare nulla agli ultimi: sa che come i primi anche gli ultimi hanno una famiglia e figli da sfamare. Questo perché non si vuole arricchire sfruttando gli operai, ma mette a disposizione di questi la sua vigna, le sue risorse. Beato chi mette in circolo ciò che ha e non accumula solo per sé!
L’economia di Dio ribalta il nostro modo di pensare e agire, è l’economia della salvezza che ci fa uscire dalla logica di curare solo i propri interessi, permette agli imprenditori di dare lavoro senza sfruttare, senza escludere chi ha più di quarant’anni, infatti questi disoccupati adulti sono tra i poveri e i disperati di oggi: con famiglia, senza lavoro e senza possibilità di trovarlo. Beato quell’imprenditore che imita questo padrone, che assume chi è stato escluso dal mercato del lavoro, che rispetta la dignità degli operai, che pensa al bene delle loro famiglie: grande è la sua ricompensa!
Forse anche noi come gli operai della prima ora mormoriamo: noi abbiamo faticato di più, siamo i primi e il padrone tratta tutti come noi. Ci fa problema la bontà di Dio, tanto che il padrone dice: «non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?». Ringraziamo il Signore per la sua bontà, infatti l’operaio dell’ultima ora posso essere anche io ed è rassicurante sapere che vengo trattato così. E quando sono quello della prima ora devo chiedere al Signore di comprendere l’impagabile onore di lavorare nella sua vigna fin dal mattino (cf Colletta), di averlo conosciuto, di stare da molto tempo con lui, di godere della sua presenza, di essere cristiano, di essere suo figlio.
Dio ci chiama a lavorare nella sua vigna, a collaborare per diffondere il suo amore, ad imitare il suo modo di agire, a far conoscere la sua infinita bontà.
Maria ci aiuti a comportarci «in modo degno del vangelo di Cristo» per essere degli umili e coraggiosi operai nella vigna del Signore. Amen.
don Alfonso Lettieri