Nel cuore dell’estate, mentre ognuno cerca il meritato riposo e un po’ di tranquillità, Gesù ci dona questa parola che parla del suo amore appassionato per noi e ci aiuta verificare il nostro modo di vivere la fede in lui.
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!».
Gesù è venuto a portare il fuoco dell’amore di Dio, amore per ogni uomo e vorrebbe che questo amore accendesse il cuore di tutti. È molto forte l’immagine del fuoco perché indica qualcosa di dinamico che non puoi contenere, non fa stare tranquilli come se non fosse accaduto nulla: se qualcosa sta bruciando si vede, si sente, lascia il segno. “Dio ti ama”: è l’annuncio che sconvolge e rinnova la vita. Infatti, quando l’amore di Dio ci raggiunge accende il nostro cuore e lo purifica, dona luce nuova, ci rende appassionati e ci spinge a trasmettere agli altri ciò che abbiamo sperimentato. Gli apostoli, quando i capi del popolo gli hanno proibito di parlare di Gesù (cf At 4,18), hanno risposto: «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20); san Paolo da persecutore diventa apostolo e dichiara: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Questo fuoco è stato riversato nel cuore di tutti noi per mezzo dello Spirito (cf Rm 5,5) e Gesù lo vuole accendere nel cuore di tutti anche attraverso noi mediante un amore a Dio e al prossimo. È la carità che permette di tener vivo in noi il fuoco dello Spirito e di accenderlo nel cuore degli altri.
«Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione».
Forse queste parole ci spiazzano, da Gesù ci aspettiamo pace, serenità invece dice di essere venuto a portare divisione perfino tra madre e figlia. La fede va vissuta fino in fondo, non si ferma davanti alle difficoltà, nemmeno davanti alle incomprensioni che possono nascere con le persone più vicine (padre, madre…). La divisione di cui parla Gesù è quella dovuta ad una scelta netta per lui anche se non tutti comprendono; è quella che separa la verità dalla menzogna, il quietismo dalla vera pace, la fede da una vaga religiosità, è quella che fa prendere posizione e non cade nel politicamente corretto che apparentemente non fa male e sicuramente non fa bene a nessuno. Gesù separa prima di tutto «Il bene dal male, il giusto dall’ingiusto – dice il Papa -. In questo senso è venuto a “dividere”, a mettere in “crisi” – ma in modo salutare – la vita dei suoi discepoli, spezzando le facili illusioni di quanti credono di poter coniugare vita cristiana e mondanità, vita cristiana e compromessi di ogni genere, pratiche religiose e atteggiamenti contro il prossimo».
Geremia sperimenta sulla sua pelle la divisione dal suo popolo, resta fermo nella verità anche quando subisce ingiustizie (cf Ger 37,15ss) e Dio non lo abbandona, è stato tirato fuori dalla cisterna per non farlo morire (cf I lettura). Dio «Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, dal fango della palude» – abbiamo ascoltato nel Salmo.
La nostra fede arde o è tiepida? Sant’Antonio M. Zaccaria nel XVI secolo diceva che il nemico della fede cristiana è la tiepidezza, l’accontentarsi del minimo, di una vita mediocre. Lo era ai suoi tempi e lo è anche oggi. Se la nostra fede non ci scomoda, non crea divisione, cioè se non contrasta modi di agire e di pensare non cristiani e non umani, si è intiepidita, non è né calda né fredda, non serve a nessuno, non serve a niente. L’Apocalisse ha un’immagine molto forte per la tiepidezza: «poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca» (Ap 3,16).
Alimentiamo questo fuoco con l’ascolto della parola, ricevendo i sacramenti, donando l’amore che abbiamo ricevuto, ognuno per ciò che è, per ciò che è chiamato a fare, perché «Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!» (san Giovanni Paolo II, GMG Roma 2000).
Maria ci aiuti a tener vivo in noi il fuoco dello Spirito e ad accendere con la nostra carità i cuori di coloro che incontriamo.
don Alfonso Lettieri