Nel 2019 il vescovo Di Donna ha scelto la parrocchia di Cancello Scalo dedicata proprio a colui che secondo il presule «è stato per l’epoca moderna quello che il grande sant’Agostino fu per l’epoca antica cristiana» delineando i tratti salienti di uno «stile nuovo» di evangelizzazione, da «maestro di morale e di preghiera» a vescovo di Sant’Agata de’ Goti, al fine di educare la fede dei nostri padri, soprattutto degli «umili» negli ultimi due secoli, attraverso la musica – «sant’Alfonso era un fine musicista che ha composto canzoni sacre: come dimenticare “Tu scendi dalle stelle”, Quann nascette Ninnoa Betlemme”, Fermarono i cieli la loro armonia”», ha detto il vescovo – portando così «la fede agli analfabeti, a quelli che non sapevano leggere e scrivere».E poi il «fine umorista» Alfonso, perché «i santi non sono persone pesanti, malinconiche e barbose», bensì «allegri e gioiosi», sempre con il «senso dell’umorismo», ha concluso Di Donna. Non a caso, «uno dei libri più belli su sant’Alfonso è stato scritto da un suo figlio, Oreste Gregorio, e ha come titolo emblematico “Monsignore si diverte“» Guarda il video
Monsignore si diverte
Celebrata a Cancello Scalo la festa di Sant’Alfonso. Per il vescovo Antonio Di Donna il patrono della diocesi di Acerra è un «gigante della fede».
Un «modello sempre nuovo di vita cristiana» di cui siamo chiamati ad imitare «l’ardore apostolico». «Sant’Alfonso Maria de’ Liguori è un gigante della fede». Monsignor Antonio Di Donna lo ripete «da sempre» e ne è «fermamente convinto». Per questo ogni anno nel cuore dell’estate – il primo agosto, festa liturgica del santo – il presule chiama la Chiesa di Acerra a raccogliersi intorno a questa «personalità poliedrica», patrono della diocesi, per scoprirne i «diversi aspetti», a partire dal «brillante avvocato del foro di Napoli», che profondamente turbato dalla «corruzione del tempo» decide di diventare un «prete particolare al servizio degli abbandonati e dei poveri», prima nei «bassifondi di Napoli con le cappelle serotine», e poi lasciando la grande città a favore dei cosiddetti «cafoni» delle terre interne del Mezzogiorno d’ Italia, fino a fondare la Congregazione dei Redentoristi.