Dalla casa del Padre in festa per il ritorno del figlio, siamo portati nel tempio passando dal vangelo di Luca a quello di Giovanni. Troviamo Gesù seduto ad insegnare a «tutto il popolo»; gli scribi e i farisei questa volta non mormorano, ma mettono alla prova il Maestro portandogli una donna sorpresa in flagrante adulterio, «per avere motivo di accusarlo». Le parole che il Signore pronuncia sono famosissime, citate da tutti, credenti e atei.
Ascoltata la risposta di Gesù «se ne andarono uno per uno» – annota Giovanni. Sant’Agostino commentando, dice: «Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia». E Papa Francesco nella lettera apostolica a conclusione del Giubileo della misericordia afferma: «Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore». Ecco, oggi Gesù ci mostra questo mistero, ce lo fa gustare nella sua persona, “venendo incontro a noi peccatori” nella mensa della sua parola e donandosi come pane vivo per noi. Come quella donna siamo qui davanti a lui, davanti alla misericordia, ci siamo con tutta la nostra vita, con la nostra miseria, con il nostro peccato. Non ci sono gli scribi e i farisei ad accusarci, pronti a lapidarci, ma forse siamo noi stessi a non perdonarci qualche peccato, a dubitare della misericordia di Dio, a pensarlo come giudice spietato, a non essere misericordiosi con noi stessi e con gli altri. Gesù con la sua vita ci ha ricordato che il Padre non ha mandato il Figlio nel mondo per condannarlo, ma per salvarlo (cf Gv 3,17). E il primo dono del risorto, è proprio il dono dello Spirito per il perdono dei peccati (cf Gv 20,21-23).
Questa donna nelle mani di scribi e farisei non ha futuro, il suo peccato è diventato il termine della sua vita, viene identificata con ciò che ha fatto: è adultera e la legge condanna l’adulterio. Ma Gesù è venuto per dare un futuro all’uomo. «Non c’è santo senza passato e non c’è peccatore senza futuro. Questo è quello che fa Gesù» – ha detto Francesco (Udienza 13 aprile 2016). Infatti, noi non siamo il peccato che facciamo, non si può eliminare la persona per eliminare il peccato! Perciò la risposta di Gesù: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Appunto, «la Parola di Dio ci insegna a distinguere tra il peccato e il peccatore» (Papa Francesco): il peccato va sempre condannato, il peccatore sempre accolto, come Gesù fa con questa donna, come fa con ciascuno di noi. Non umilia quella donna che riconosce il suo peccato: «Nessuno ti ha condannata? Nessuno, Signore». E con delicatezza aggiunge: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Dio perdona accarezzandoci – dice il Papa. «Chi ha sbagliato, spesso si sente rimproverato dal suo stesso cuore; distanza, indifferenza e parole pungenti non aiutano. Perciò, secondo il Padre, bisogna offrirgli una calda accoglienza, che incoraggi ad andare avanti» (Angelus 27 marzo 2022).
Questa donna ormai condannata a morte, si è ritrovata libera e piena di gioia: «La misericordia è questa azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita. La misericordia suscita gioia, perché il cuore si apre alla speranza di una vita nuova» (Misericordia et misera 2); è la misericordia che fa dire all’Innominato de’ I promessi sposi: «Dio veramente grande! Dio veramente buono! io mi conosco ora, comprendo chi sono; le mie iniquità mi stanno davanti; ho ribrezzo di me stesso; eppure…! eppure provo un refrigerio, una gioia, sì una gioia, quale non ho provata mai in tutta questa mia orribile vita!» (cap. XXI). La misericordia ci fa rinascere, ci fa prendere coscienza di ciò che siamo: peccatori amati gratuitamente da Dio! Ed è questo che ci permette di cambiar vita, di desiderare ad ogni costo di restare in comunione con il Padre. Questo è quello che fa la misericordia quando la riceviamo da Dio, quando la riceviamo dagli altri, quando la doniamo a qualcuno: la misericordia produce sempre frutti di libertà, di gioia e di pace. «All’origine di essa c’è l’amore con cui Dio ci viene incontro, spezzando il cerchio di egoismo che ci avvolge, per renderci a nostra volta strumenti di misericordia» (Misericordia et misera 3).
Maria ci renda coraggiosi nell’usare con tutti misericordia.
don Alfonso Lettieri