Messa Crismale

L'Omelia del Vescovo

Sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, seminaristi, laici e laiche si sono stretti stamattina in Cattedrale attorno al Vescovo Antonio Di Donna per la celebrazione massima dell’unità della Chiesa locale, con al centro la benedizione del Crisma e degli altri Oli che serviranno per amministrare i Sacramenti.

Presenti i Vescovi Emeriti Monsignor Antonio Riboldi e Monsignor Giovanni Rinaldi.Il Vescovo Antonio Di Donna ha annunciato l’Ordinazione Sacerdotale dei giovani Carmine Passaro e Francesco Piscitelli, prevista per il 23 giugno 2017, e l’Ordinazione Diaconale del Seminarista Antonio Insidioso, il 28 maggio 2017. L’omelia integrale del Vescovo Antonio Di Donna (scarica il file .doc) Messa CrismaleOmelia del Vescovo Antonio Di DonnaCattedrale di Acerra, giovedì 13 aprile 2017 La settimana degli OliCarissimi fratelli e sorelle, radunati con il vostro Vescovo per significare l’unità del popolo di Dio, l’unità della Chiesa di Acerra. Mentre in questi giorni mi preparavo a questa celebrazione, consideravo che tutta la Settimana Santa si svolge all’insegna dell’ulivo: dal Monte degli Ulivi ebbe inizio l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme; nel Giardino degli Ulivi si consumò il tradimento di Giuda; sotto gli ulivi Gesù agonizza e viene arrestato.Quanto ulivo e quanto grondare di olio in questa Settimana Santa: dalla mistura preziosa con cui Maria unse a Betania i piedi del Maestro, come abbiamo ascoltato nel Vangelo di lunedì, agli oli profumati preparati in trepida attesa dalle donne il giorno di sabato e portati al sepolcro nell’alba della Risurrezione.Perché tanto olio in questa Settimana Santa, se non per sottolineare che Gesù è “l’Unto”, o come si dice in greco “il Cristo”, o come si dice in ebraico “il Messia”? Ecco allora svelato il significato profondo di questa liturgia che ha al centro gli oli e che vede nel Giovedì Santo tutto il presbiterio, diaconi e ministri, uniti attorno al vescovo, insieme con i religiosi e le religiose, e i fedeli laici e laiche stretti ai loro pastori; stamattina poi, ed è una cosa che mi è gradito ricordare, insieme ai vescovi emeriti, monsignor Riboldi e monsignor Rinaldi, che salutiamo di cuore.Questa celebrazione non è lo “schieramento dell’apparato religioso” della diocesi, non è una sorta di “adunata delle truppe”, ma è la celebrazione massima dell’unità della Chiesa locale radunata attorno al pastore. L’Olio degli Infermi, l’Olio dei Catecumeni e l’Olio CrismaleAl centro di questa liturgia ci sono gli oli che tra poco verranno portati qui nel presbiterio: l’olio degli Infermi, l’olio dei Catecumeni e l’olio Crismale.L’olio degli Infermi sarà spalmato sulla fronte e sulle mani dei sofferenti. Quante volte il sacerdote nella sua Comunità sarà chiamato al letto degli ammalati e porterà quel vasetto carico di balsamo spirituale, così povero e semplice di fronte ai farmaci della scienza allineati sul comodino dell’ammalato, al quale egli dirà: “Vedi fratello mio, con quest’olio impregnato di Spirito io ti unisco a Gesù sofferente che ti aiuterà e ti salverà nella tua sofferenza”.L’olio dei Catecumeni. Quello che il ministro spalmerà sul petto dei battezzandi, bambini soprattutto, dicendo loro: “Bambino mio, con quest’olio io ti trasmetto la forza di Gesù; quando ti capiterà di dover fare il braccio di ferro con le potenze del male, non avere paura, in te ci sarà la stessa forza con cui Gesù ha sconfitto il demonio”.E infine, il vasetto del Crisma. Una mistura di olio, di ulivo e di profumo. Con esso il Vescovo unge la fronte del cresimando e dice: “Amico mio, giovane, io ti spalmo sulla fronte il Crisma per dirti che lo Spirito ti fa diventare una sola cosa con Gesù; tu già l’hai ricevuto nel Battesimo ma oggi il Vescovo porta a compimento quel cammino della tua assimilazione a Cristo”. Ma il Crisma è stato versato anche sulle mani dei sacerdoti nel giorno della loro ordinazione, e questo Crisma nuovo che adesso sarà consacrato – mi fa piacere annunciarlo in forma solenne in questa liturgia, nella Messa Crismale – sarà versato nelle mani dei nostri giovani amici Francesco e Carmine il prossimo 23 giugno, Festa Solenne del Sacratissimo Cuore di Gesù. Noi sacerdoti siamo stati unti e oggi ricordiamo quel giorno rinnovando tra poco le nostre promesse sacerdotali. E se in questo momento, cari amici, fratelli e sorelle, religiosi e religiose, laici e laiche, è lecito rompere il ritmo della liturgia, vorrei che si levasse da questa assemblea e da tutta la diocesi di Acerra un ringraziamento grande, cari presbiteri, per quello che fate, per quello che siete, per la testimonianza che date: grazie per il dono della vostra vita spesa per il Signore e per i fratelli; grazie per la vostra testimonianza; grazie per le vostre fatiche che nessuno, forse nemmeno il Vescovo, riesce a capire fino in fondo; grazie per la libertà gioiosa con cui rinunciando ad una vostra donna, alle vostre ricchezze, ai vostri progetti, testimoniate che solo Dio va amato al di sopra di tutto. Certo, come nel gruppo degli apostoli c’è stato il traditore, c’è stato Pietro che rinnegato il Signore, ci sono stati tutti che sono fuggiti tranne Giovanni, così non vogliamo dimenticare le mancanze, i difetti dei sacerdoti. Ma oggi è un giorno speciale, e vogliamo vedere soprattutto la dignità che i sacerdoti hanno ricevuto, di essere gli unti del Signore, prendendo a prestito le stupende parole di Francesco D’Assisi nel suo testamento: “Io voglio amare e onorare i sacerdoti come miei signori e non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io vedo il Figlio di Dio; e faccio questo perché nell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente in questo mondo se non il Santissimo Corpo e Sangue suo che essi soli consacrano, ed essi soli amministrano agli altri”.Grazie cari presbiteri: tra voi, carissimi sacerdoti, riconoscete oggi la vostra dignità di unti del Signore; non la dimenticate mai e permettete oggi che il vostro Vescovo – al quale nella persona dei miei predecessori, avete promesso filiale rispetto di obbedienza – vi rivolga anche a nome dei fedeli laici e laiche, di tutto il popolo di Dio, alcune esortazioni che affido allo Spirito del Signore. La tentazione della sopravvivenzaVorrei anzitutto mettere in guardia tutti noi, ma soprattutto voi, carissimi sacerdoti, le vostre comunità, le nostre comunità, da un atteggiamento che si sta diffondendo non tanto in mezzo a noi soltanto ma come fatto culturale e generale nelle nostre comunità: l’atteggiamento che il Papa chiama di “sopravvivenza”. E’ un male pericoloso, che può instaurarsi a poco a poco dentro di noi e in seno alle nostre comunità. L’atteggiamento di sopravvivenza ci fa rinchiudere lentamente  nelle nostre parrocchie, nei nostri schemi, nelle nostre organizzazioni; ci impedisce di affrontare le sfide del nostro tempo; crea un clima di smobilitazione, quasi di assedio, come se tutto ormai fosse perduto; è una tentazione subdola che trasforma in minaccia, pericolo e tragedia, tutto ciò che invece il Signore ci presenta come opportunità per la missione; è l’antica tentazione che i padri del deserto chiamavano “accidia”, il “demone di mezzogiorno”, l’antico “vizio capitale”, un diffuso senso di resa nei confronti del compito pastorale, una rassegnata indolenza che ci induce a limitarci a fare lo stretto dovuto.Cari amici sacerdoti, come si può essere cristiani accidiosi, così si può essere anche preti accidiosi, Chiesa accidiosa, e come il Papa ha invitato i giovani a non essere “giovani da divano” – usando un’immagine, come nel suo solito, molto pittoresca – così dobbiamo evitare di essere “preti da divano”. Vivere, non sopravvivere, riaccendere la passione pastorale, quello che anticamente veniva chiamato lo “zelo pastorale”, e non cedere alla tentazione dell’accidia. Ordinare le prioritàPermettete un’altra raccomandazione, e cioè quella di definire e mettere in ordine le priorità. E’ un “caso serio” di noi preti tra le tante azioni, faccende e il correre di una giornata. Il vero problema della vita di un presbitero è quello di mettere ordine nella giornata, mettere ordine tra le priorità, per potere vivere autenticamente il nostro ministero. Ne accenno alcune: la maniera di vivere come presbitero è più importante di ciò che un presbitero fa in quanto tale; inoltre, ciò che Gesù Cristo opera nel presbitero è più importante di ciò che il presbitero fa da se stesso; ancora, vivere la comunione con gli altri preti è più importante che lasciarsi assorbire dal proprio lavoro; il servizio della preghiera e della parola di Dio, infine, è più importante  del servizio delle mense.Vorrei invitare me e voi a vivere queste priorità e ordinarle, per evitare di scambiare l’essenziale con ciò che è secondario e così perdere di vista l’unico, il necessario nella nostra vita.  La cura assidua e quotidiana del greggeIn ultimo, vi esorto ad avere, come dice il Concilio, una “cura assidua e quotidiana del gregge”; vi esorto ad essere pazienti, amabili, accoglienti, soprattutto nei nuovi compiti che la Chiesa ci affida, come per esempio quello di “accompagnare, integrare, discernere”. Costa fatica questo lavoro, ma è quello che ci chiede oggi lo spirito attraverso la Chiesa. Sentendo i segni dei tempi e ascoltando la voce del magistero, lo Spirito vuole che noi facciamo anzitutto questo: “Accompagnare, discernere e integrare”, in una “cura quotidiana e assidua del gregge”.Vorrei in conclusione salutare soprattutto i nostri confratelli lontani, assenti stamattina per vari motivi; li sentiamo vicini, già li ho sentiti per telefono dando loro gli auguri di questa giornata: penso a don Pierino Cioffi, che sta a Roma; a don Luigi De Lucia, che vive la sua malattia; a don Alfonso Iaderosa, nella sua vecchiaia; a don Sergio; un caro saluto a tutti loro e un ricordo in questa celebrazione.E infine, un pensiero e una preghiera va ai nostri quattro diaconi, che nel silenzio del nascondimento esercitano il loro fecondo ministero con le loro spose nelle comunità a cui sono affidati; un ringraziamento ai religiosi e alle religiose per la loro presenza e la loro opera nella nostra diocesi; un pensiero va a tutti voi, laici e laiche, operatori e operatrici pastorali nelle nostre comunità; agli insegnanti di religione; ai ministri istituiti; e poi soprattutto ai carissimi seminaristi: in particolare a Francesco e Carmine che, come ho detto, saranno ordinati presbiteri il 23 giugno, e ad Antonio, che sarà ordinato diacono il prossimo 28 maggio, domenica dell’Ascensione, a Dio piacendo. Auguri a tutti voi e alle vostre comunità perché possiate vivere sempre bene la dignità battesimale, quella che ci fa unti del Signore, inviati a portare ai poveri il lieto annuncio.Dalla registrazione