Con quale atteggiamento guardiamo al nuovo anno che viene? Il Salmo 130 dice che: «L’uomo di fede attende il Signore più che le sentinelle l’aurora». Egli sa che Dio benedice noi, perché ci ama. L’anno nuovo porterà luce, misericordia e salvezza. Il tempo è ormai carico di Dio fatto uomo e porta con sé salvezza e benedizione: il tempo antico che passa e consuma si è trasformato in tempo di salvezza, Kairos.
E’ vero che c’è frustrazione, perché c’è crisi, ma l’anno nuovo va atteso con fiducia, e tale attesa dell’aurora è particolarmente aspettata dai giovani. Essi sono la speranza per il mondo: con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale possono offrire una nuova speranza per il mondo. Anzi bisogna rivolgerci ai giovani per cambiare con loro le regole del gioco. Le nuove regole vanno fondate su basi nuove: la legalità, la sobrietà, la coerenza, la verità, la libertà, la giustizia e la pace.
Legalità
Molti hanno rubato e sprecato a dismisura. Dobbiamo trovare il coraggio di rinascere, di guardare la realtà con occhi nuovi, altrimenti rischiamo di entrare in una tragedia inimmaginabile. Alcune categorie non hanno sempre vegliato, sono state di parte e debbono rientrare in se stesse: tra questi giudici, giornalisti, rappresentati delle religioni, politici, uomini di cultura. Queste categorie hanno il compito di custodire il Bene Comune. Chi viola la legge va corretto e sanzionato dai giudici. L’apparato giudiziario deve applicare lo stato di diritto.
La notizia è vera notizia se libera dai colori ed interessi di parte. Così anche i rappresentanti della religione devono promuovere comportamenti etici e solidali. Che politica è senza il Bene Comune, se ognuno cerca il suo bene e non il bene della comunità? Inaccettabili poi certi privilegi dei parlamentari.
sobrietà
Ogni giorno centomila morti per fame; in Italia 1 su 4 sono poveri. Questi reclamano l’impegno fattivo di tutti. Ciascuno di noi si deve domandare: Io che posso fare? La responsabilità personale è il primo dei due pilastri su cui poggia la Speranza. L’altro è la solidarietà sociale. Ogni uomo, credente o non deve rimettere in discussione il suo tempo, le energie, la creatività a servizio del bene della comunità. Devono rinascere le virtù, la sobrietà e nuovi stili di vita. Da anni viviamo al di sopra delle nostre possibilità, per un 30%. Dobbiamo esserne consapevoli e avere l’autorevolezza e l’umiltà di saperlo spiegare e chiedere conversione di vita a noi e agli altri per curarne le cause: noi italiani siamo uno dei paesi più corrotti del mondo. Abbiamo avuto cattivi maestri, che ci hanno assicurato che evadere le tasse era un bene, un diritto. E con tali principi abbiamo educato intere generazioni.
Coerenza
Sentire e denunciare le estorsioni significa entrare in una credibilità nuova, dura, ma di speranza. Rientriamo nella legalità e poi possiamo educare. Educare, dice il Papa, significa «condurre fuori da se stessi per introdurre alla realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona». Occorre la responsabilità del discepolo, aperto a lasciarsi guidare e dell’adulto-educatore che deve essere disposto a donare se stesso. Oggi sono necessari autentici testimoni, come i Santi Cuono e Figlio, testimoni della fede e testimoni di una cittadinanza attiva. Non meri dispensatori di regole, di informazioni, ma testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, che sappiano soprattutto vivere per primi il cammino che propongono.
La questione giovanile
Il Papa dice che «I giovani sono un dono prezioso per la società. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio’ Vivete con fiducia la vostra giovinezza e quei profondi desideri di felicità, di verità, di bellezza e amore vero».
La questione giovanile è grave: l’80% dei giovani non ha fiducia in nessuna istituzione ed ha paura del futuro. I giovani sono i più poveri per le difficoltà che affrontano ogni giorno, per le potenzialità inespresse. La generazione dei padri è responsabile di aver proposto la cultura del «minor danno» anziché quella del «massimo bene». Così droga, sballi, sono un diritto e la libertà individuale è diventata una divinità. Gli adulti devono diventare punto di riferimento, aiutare i giovani a scoprire potenzialità e talenti, fare investimenti per creare occupazioni, cultura di impresa, innovazione, coinvolgendoli in organismi consultivi.
Educare alla verità
Il volto umano di una società dipende molto, dice il Papa, dall’educazione a mantenere viva la domanda della Verità. Sant’Agostino si domandava: «Che cosa desidera l’uomo più fortemente della Verità?». L’educazione riguarda la formazione integrale della persona, inclusa la dimensione morale e spirituale dell’essere in vista del suo Fine ultimo e del Bene della società. Domandarsi «Chi è l’uomo?» è la domanda fondamentale. L’uomo è un essere che porta nel cuore una sete di Infinito e di Verità, perché è stato creato ad immagine di Dio. Questo costituisce il fondamento della dignità e della inviolabilità di ogni persona.
Educare alla libertà
Solo nella relazione con Dio l’uomo comprende anche il significato della propria libertà. La libertà non è assenza di vincoli o il dominio del libero arbitrio vissuto in modo assoluto. L’uomo che crede di non dipendere da nessuno, finisce per contraddire la verità del proprio essere. L’uomo è, invece, un essere relazionale che vive il rapporto con gli altri e con l’Altro. Senza di Lui non saremmo veramente liberi.
Il Relativismo imperante nella nostra cultura e società, che non riconosce nulla come definitivo, lascia come misura ultima solo il proprio io, con le sue voglie, ed ostacola l’opera educativa. L’io diventa una prigione, perché separa l’uno dall’altro. Senza la luce della Verità ogni persona è condannata a dubitare della bontà stessa della vita e della validità del suo impegno per costruire con gli altri qualcosa di comune. Per essere libero l’uomo deve conoscere la Verità in se stessa, la verità circa il Bene e il Male, la Legge Morale Naturale Universale, che rivela la dignità di ogni persona. Il retto uso della libertà è centrale nella promozione della giustizia e della pace, che richiedono il rispetto per se stessi e per l’altro, anche se diverso da me.
Educare alla giustizia
Non si può separare la giustizia dalla sue radici trascendenti, dalla dignità della persona e dei suoi diritti. Questa dignità è minacciata dalla diffusa tendenza a ricorrere ai criteri dell’utilità e del profitto. La giustizia non è una semplice convenzione umana, secondo una concezione contrattualistica: «Essa non è determinata dalla sola legge positiva, secondo principi economici ed individualistici, che separano la giustizia dalla carità e solidarietà» (Messaggio). La città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti-doveri, ma ancor di più dalle relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione.
Educare alla pace
La pace non è solo assenza di guerra, ma esige la tutela dei beni della persona, la libera comunicazione fra gli uomini, il rispetto della dignità dei popoli. La pace è frutto della giustizia ed effetto della carità Per essere operatori di pace bisogna educarci alla solidarietà, alla fraternità, alla collaborazione, alla giusta ridistribuzione della ricchezza, alla cooperazione e allo sviluppo.
Non sono le ideologie che salvano il mondo, ma il volgersi al Dio vivente, al Dio che ci benedice, che dice bene di noi, e ci ama, a Lui che è il nostro Creatore e il Garante della nostra libertà, del Bene e del Vero, perché è la Misura di ciò che è giusto e nello stesso tempo è l’Amore Eterno incarnato.
«Cari giovani, voi siete un dono prezioso per la società. Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà e non abbandonatevi a false soluzioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i problemi. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio, di scegliere le vie che richiedono fedeltà e costanza, umiltà e dedizione. Vivete con fiducia la vostra giovinezza e quei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di amore vero! Vivete intensamente questa stagione della vita così ricca e piena di entusiasmo.
Siate coscienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sarete quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo. Siate consapevoli delle vostre potenzialità e non chiudetevi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti. Non siete mai soli. La Chiesa ha fiducia in voi, vi segue, vi incoraggia e desidera offrirvi quanto ha di più prezioso: la possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cristo, Colui che è la giustizia e la pace» (Dal Messaggio di Benedetto XVI).
Faccio mio l’augurio della liturgia: «Il Signore ti benedica e ti custodisca» (Nm 6,22-27).
Acerra, 31 Dicembre 2011
+ Giovanni, Vescovo