«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Con queste parole Gesù lascia i suoi concittadini col fiato sospeso. Questi si guardano stupiti, davanti a loro c’è il figlio di Giuseppe, il falegname che pretende di essere colui sul quale è sceso lo Spirito. Luca dice che «gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca». Eppure questa meraviglia si tramuta in ostilità, lo stupore in delusione: dove sta questa liberazione, la vista per i ciechi… dov’è questa salvezza? «Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!».
Non c’è nulla di più concreto delle promesse di Dio, della sua parola, infatti, «non c’è separazione tra ciò che Dio dice e opera» (Verbum Domini 53). Ma spesso questa concretezza vogliamo che sia a modo nostro, come a noi piace, sia solo per noi, a nostro vantaggio. E perciò Gesù delude queste attese, perché non è venuto per alcuni, per quelli della sua patria, solo per i suoi discepoli, ma per tutti e per sottolineare qual è la logica di Dio racconta dei due stranieri salvati perché si sono fidati della parola dei profeti Elia ed Eliseo. «Dio – dice Pietro – non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (At 10,34).
Sì, il Signore delude certe attese, ma non viene mai meno alle sue promesse (cf Eb 10,23), non smette mai di amare e cerca sempre di aiutarci a entrare nella logica di Dio, ad aprire gli occhi per vedere ciò che Egli compie. San Paolo ci ha detto che l’amore di Dio, la carità è magnanima, benevola, «non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta». Dio ci ama così, di questo amore!
«Nessun profeta è bene accetto nella sua patria» perché si dà per scontato di conoscerlo, di sapere che cosa ha da dire e non ci si mette veramente in ascolto, non si è aperti alla novità che può portare chiunque, anche il figlio del falegname, e anche una parola ascoltata già mille volte. Liberiamoci dall’idea di voler imprigionare Dio nei nostri schemi, di volerlo a modo nostro, di rivendicare diritti perché siamo suoi “paesani”, perché preghiamo e ci comportiamo bene, quindi ci spetta l’esclusiva dei suoi miracoli. Liberiamoci dall’ansia di voler comprendere sempre tutto, di non lasciare a Dio lo spazio della novità, di agire in un modo che non avevamo mai contemplato. Crediamo veramente che a Lui tutto è possibile (cf Lc 1,37) anche se non sappiamo come possa realizzarlo; crediamo fermamente che ha solo progetti di bene e non di sventura per tutti i suoi figli (cf Ger 29,11). Mettiamoci veramente in ascolto, apriamo il cuore alle novità del suo amore, lasciamoci sorprendere da Cristo, lasciamo che Egli illumini con la sua luce la nostra mente e tocchi con la sua grazia il nostro cuore (cf Benedetto XVI). Il rischio è fare come i compaesani di Gesù, di cacciarlo fuori dalla nostra vita, ma noi senza di lui non possiamo fare nulla (cf Gv 15,5).
Io sono con te! Sono le parole che il Signore dice a Geremia e oggi dice a noi. Tutti possiamo avere delle difficoltà, ma nessuno sarà vinto finché resta unito al Signore, è Lui la nostra forza (cf Sal 28,7).
don Alfonso Lettieri