La settimana appena trascorsa ha avuto un sapore tutto particolare.
Mercoledì 27 aprile, in 30.000 porgevano, ad Alba, l’ultimo saluto a Pietro, erede della famiglia Ferrero, stroncato 10 giorni prima in Sud Africa.
Venerdì 29 aprile, un milione di persone a Londra, 2 miliardi nel mondo, assistevano con grande emozione e partecipazione alle nozze reali tra il principe William e la giovane Kate Middleton.
Domenica 1 maggio, un milione e mezzo di uomini, donne, vecchi, malati, giovani e bambini salutavano tra lacrime di gioia la beatificazione a Roma del grande papa Giovanni Paolo II.
Troppo facile, e direi qualunquistico, l’atteggiamento di chi ha liquidato tali eventi trincerandosi dietro la solita frase, in verità un po’ snob e anche un po’ ipocrita, non me ne poteva fregare di meno.
Tre importanti manifestazioni, diverse tra loro ma simili nel coinvolgimento emotivo della gente, ci hanno raccontato che in un tempo scosso dal terremoto in Giappone e dalla paura di un possibile disastro nucleare a Fukushima, turbato dalla guerra in Libia e dagli attentati a Marrakesh, il mondo continua ad avere un’anima, e lì è il segreto e il senso della vita.
I funerali del rampollo del rampollo della famiglia Ferrero ci hanno detto di un giovane imprenditore, ricco, con un futuro pieno di promesso dinanzi, ma la cui esistenza è stata improvvisamente spezzata da un’infarto. Ma ci hanno anche raccontato dell’anima di quell’uomo e della sua famiglia. Animo nobile, che ha saputo parlare al cuore della gente, dei più piccoli, con la voce semplice dell’onestà, dell’umiltà, della fedeltà, dell’impegno e della laboriosità. Di quell’anima hanno reso testimonianza le migliaia di persone ai funerali officiati dal cardinale Bertone, perché si può essere imprenditori famosi, ricchi e moderni, ma non per questo perdere l’anima.
Al matrimonio di William e Kate c’erano un milione di persone per le strade di Londra.
Più di 1900 invitati e 2 miliardi davanti alla televisione e internet. Eppure quello che più colpiva della regale e austera celebrazione era la semplicità di due giovani, alle prese, come tanti loro coetanei, con una non facile, ma ancora bella e affascinante, promessa di fedeltà, pazienza, amore eroico nella salute e nella malattia. A quella normalità e semplicità guardava l’anima del milione di volti in piazza. «Ogni matrimonio è un matrimonio reale, perché gli sposi sono re e regina della Creazione», ha detto per l’occasione l’arcivescovo di Canterbury e capo della Chiesa Anglicana Roman Williams.
E veniamo alla beatificazione dell’amato Giovanni Paolo II, straordinario evento per la Chiesa e il mondo intero.
Chi può negare la presenza invisibile e il profumo di santità che aleggiava sulla folla straripante domenica mattina? Chi non si è accorto della presenza viva di un papa, Karol Wojtyla, che si è speso fino all’ultima goccia di sangue per curare ed elevare l’anima del mondo?
Il messaggio è chiaro: le cose straordinarie si nutrono di una quotidianità vissuta giorno per giorno in pienezza e con fedeltà.
Il mondo ha un’anima, e il suo nome è quel Dio che ancora regge le sorti del genere umano!