La vita è vocazione

Pellegrinaggio diocesano a Pompei

«Tornate con la corona tra le mani, per restare una grande famiglia» e «fare “vedere” a tutti, nelle vostre case e sul lavoro, che siete venuti a Pompei».
 
Così l’arcivescovo prelato, Tommaso Caputo, ha accolto i partecipanti al pellegrinaggio della nostra diocesi nella città mariana, perché «la casa della Madre è casa di tutti», ha ricordato il vescovo di Acerra Antonio Di Donna durante la Messa, ringraziando i tanti sacerdoti, diaconi e religiosi, e i moltissimi fedeli, «sempre pronti a rispondere quando la Madre chiama».
 
«Si va sempre con piacere a Pompei», ha ricordato il prelato, ancora di più quando 1.500 pellegrini arrivano dalle diverse parrocchie della nostra diocesi – Acerra, Arienzo, Casalnuovo, Cervino, San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico – per chiedere vocazioni a Dio ai piedi della Madonna, come è successo la sera di giovedì 26 novembre.
 
Prima della Messa, i fedeli si sono preparati meditando nel Rosario i misteri della Luce, che ripercorrono alcuni momenti chiave della vita pubblica di Gesù: il Battesimo nel fiume Giordano, e la vocazione di tutti alla santità; le nozze di Cana, e l’importanza del matrimonio cristiano; l’invito alla conversione, e il primato della fede; la trasfigurazione, e l’impegno quotidiano; l’Eucarestia, e la trasformazione del mondo.
 
Anche per questo, nell’omelia, il vescovo Antonio Di Donna ha detto che  «la vita stessa è una vocazione e un compito, risposta ad una chiamata», e non un peso da sopportare, ancor meno un andare a caso senza senso, un «tirare a campare senza impegno e motivazioni».
Noi siamo «amministratori», non padroni assoluti della vita, che trova piena realizzazione nel dono e nell’impegno per gli altri, al cui servizio vanno posti i talenti della «fede e dell’intelligenza, che provoca senso di responsabilità».
 
Ecco allora l’augurio che «ciascuno scopra e viva bene la propria vita», nonostante la realtà troppe volte «non permette a tanti giovani di realizzarsi in quello che desideravano o progettavano. Non accada più nelle nostre terre che qualcuno non viva secondo la chiamata di Dio», ha ammonito il presule.
 
E dunque la richiesta di vocazioni per «l’impegno politico e sociale» o per la «sublime missione del medico», secondo la bella espressione di san Giuseppe Moscati. Ma soprattutto, «vocazioni per il lavoro dei campi», dove il ritorno alla terra dei giovani è messo a dura prova da un modello sbagliato di sviluppo che ha ignorato la nostra vocazione agricola provocando addirittura danni alla salute con l’inquinamento.
 
E ancora, la richiesta di vocazioni «a formare una famiglia, che non nasce da una semplice ricerca da parte dell’uomo di una donna o viceversa», e a prestare «il servizio generoso al catechismo, non sempre scontato».
 
«Dio non voglia che rimaniamo privi di buoni sacerdoti, pastori e guide, che vengono se ci sono buone pecore», ha pregato poi Di Donna riferendosi alle vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata, obiettivo del pellegrinaggio, e richiamando anche la bella esperienza del «Monastero invisibile» nella nostra diocesi. Ma alla preghiera deve accompagnarsi l’impegno, perché «ogni vocazione è sempre frutto di una testimonianza» credibile e gioiosa. La Chiesa infatti non è un’azienda che bandisce concorsi per reclutare operai.
 
Commentando le letture del giorno, Di Donna parlato degli «ultimi tempi», precisando che anche quando sembra caderci il mondo addosso, «il Vangelo è buona e bella notizia», e la vita di ognuno, come l’intera vicenda umana, troveranno «compimento e significato in Gesù, Signore del futuro, parola d’amore e definitiva del Dio vivente ed eterno».
 
Perciò, ha invitato tutti ad aprirsi alla «prospettiva della fede», dimensione di cui non possiamo fare a meno, per il futuro nostro e della storia. Il cristianesimo, infatti, «non è solo tradizione e memoria del passato da conservare, ma anche e soprattutto orientamento verso il futuro, verso il Dio della promessa». All’apertura al futuro corrisponde poi «la speranza», grande virtù dell’Avvento che sta per iniziare. Tutto questo, soprattutto oggi che il futuro, come mai nella storia, appare più temuto che desiderato, con il rischio di rimanere «bloccati e disimpegnati», come quelli che «non attendono più nulla».
 
Di Donna ha quindi chiesto alla Madonna di «rafforzarci nella speranza», per «guardare al futuro con fiducia», anche al «futuro della Chiesa e della diocesi», perché «lo spirito semini germi di vocazioni», certi che «il Signore lo fa sempre», a noi il compito di «attrezzarci per discernere» la vocazione di ciascuno.
 
Don Emilio Salvatore, responsabile del Centro regionale per le vocazioni, ha ricordato che «il pellegrinaggio della Chiesa di Acerra ha inaugurato il cammino di ogni mese, fino a maggio, delle diocesi della Campania». Perciò, «continuiamo a sostenere e incoraggiare tanti giovani», ha detto il a sacerdote rivolgendosi ai tanti presbiteri di Acerra e soprattutto ai moltissimi battezzati presenti, perché «ogni battezzato è per natura animatore vocazionale», chiamato a «suscitare nelle case e nelle parrocchie cuori graditi a Dio nella vostra Chiesa benedetta in maniera speciale stasera da Maria».