La Passione del Signore

Azione liturgica del Venerdì Santo

Intervento del Vescovo Antonio Di Donna, Cattedrale di Acerra 14 aprile 2017 Il giorno delle consegneC’è un verbo, che ritorna molto spesso nel lungo racconto della Passione del Signore: è il verbo consegnare. La storia della Passione del Signore sembra una storia di consegne. In particolare sono tre. Il Padre consegna il Figlio. Anzitutto il Padre, Dio, consegna il Figlio, nel senso che lo dà agli uomini, lo abbandona: “Dio ha tanto amato il mondo da dare”, consegnare “il suo Figlio”; per quanto sia duro ammetterlo, è così: il Padre consegna il Figlio nelle mani degli uomini.Il grido del Salmo 21 lo dice molto bene: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Non è più il Padre, ma sono i suoi avversari a disporre di Gesù. Chi si pone al servizio di Dio e degli altri, si scontra inevitabilmente con il mistero di iniquità, con l’opposizione e il rifiuto di chi pensa solo all’affermazione di sé; è il destino riservato ai “giusti”, ai martiri, in un mondo inquinato dalla violenza. Il Padre, dunque, consegna il Figlio. C’è un grande dipinto a Firenze, di un autore del Rinascimento, Masaccio, che illustra molto bene questa consegna: al di sopra della Croce del Figlio, c’è il Padre con le braccia allargate, poggiate sulla Croce del Figlio; a dire che il Padre consegna il Figlio.La consegna del traditore. C’è poi una seconda consegna, la consegna del traditore. Giuda consegna Gesù: “Quanto volete darmi, perché io ve lo consegni?”. Giuda – quanto si è scritto e si è detto su di lui – è il rappresentante di quell’Israele infedele che rifiuta e rigetta il Messia; ma è anche figura simbolo di chiunque, che ha aderito a Gesù nella fede e poi abbandona la via della sequela per calcolo meschino, per ambizione delusa, per altra militanza più redditizia.Gesù consegna se stesso. Ma c’è una terza consegna, quella decisiva: non solo il Padre consegna il Figlio; non solo Giuda consegna Gesù; ma in tutta la sua vicenda dolorosa, Gesù non appare come un oggetto passivo, uno zimbello. Egli è protagonista, consapevole, libero; Lui stesso consegna se stesso, si consegna liberamente alla sua Passione, come diciamo nella preghiera eucaristica: “Offrendosi liberamente alla sua Passione”; o come dicono le parole sul pane: “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”; offerto in sacrificio. Dobbiamo riconoscere che la parola sacrificio oggi è fuori moda: viviamo in un tempo che tende ad eliminare il sacrificio nella vita; cinquant’anni fa dire che “la vita richiede sacrifici” era un’espressione condivisa da tutti; oggi non è più così.Eppure, proprio questa società che stenta a parlare di sacrificio, i sacrifici li fa fare ad altri, ai più deboli, e così sacrifica posti di lavoro, sacrifica i migranti, sacrifica i poveri. Non parliamo oggi di sacrificio ma di “sacrificarsi per”, di “dare la vita per”. La grande verità della Passione del Signore, la grande verità del Venerdì Santo, sta in quelle due, tre parole del Vangelo: “Non c’è amore più grande di questo, che dare la vita per quelli che si amano”; e “se il chicco di grano non muore non porta frutto”; o ancora: “Chi perde la vita per me e per il Vangelo la ritrova”.Gesù si consegna, si consegna a noi. E’ la consegna decisiva: non solo il Padre consegna il Figlio; non solo Giuda consegna Gesù; ma Gesù si consegna a noi ogni giorno, nel suo corpo spezzato e nel suo sangue versato. Ma forse, c’è una quarta consegna: il Signore attende una quarta consegna, attende che anche noi ci consegniamo a Lui e ai fratelli. Dalla registrazioneScarica l’intervento del Vescovo (.doc)

La Passione di Cristo e la Passione della CittàIntervento del Vescovo Antonio Di Donna al termine della Sacra Rappresentazione ad Acerra Siamo giunti alla conclusione di questa Sacra Rappresentazione a cui partecipa tutta la Città. Il dramma della Passione del Signore diventa un dramma collettivo; non è un fatto privato o un fatto di tanti anni fa, ma riguarda tutta la Città; è come se tutta la Città di Acerra si identificasse con il Crocifisso: la Passione e la morte del Signore diventa la passione e la morte di una Città intera. Gesù Crocifisso e la Città crocifissa. Gesù Crocifisso è lo scartato: “La pietra scartata dai costruttori di questo mondo”, così lo chiama un Salmo di Israele; e come Gesù Crocifisso è lo scartato, così anche la nostra Città vive la sua passione di scartata. Passione di Cristo, passione della nostra Città. Quando la nostra Città vive la sua passione come Gesù? Quando il suo modello di sviluppo viene calato dall’alto e il suo futuro si decide altrove, e non vede gli abitanti partecipi del proprio destino; quando succede questo, la Città vive la sua passione come Gesù.Oppure, la Città vive la sua passione quando non vede ancora l’ombra di una seria bonifica e vive la lentezza del mettere in campo risorse e intelligence contro l’ambiente malato; la Città vive la sua passione come il Signore.Vive la sua passione la Città di Acerra, quando piange i suoi figli, soprattutto ragazzi e giovani, morti a causa dell’inquinamento ambientale, e che proprio in questi giorni subisce anche la beffa della scienza, della medicina ufficiale, che rassicura che per quanto riguarda i tumori infantili tutto è nella norma e non si registra alcun incremento; ma quale norma, e chi stabilisce i parametri, chi stabilisce la norma?; anche un solo ragazzo morto di tumore è in più e fuoriesce dalla norma!Vive la sua passione, come il suo Signore, una Città nel cui territorio c’è l’inceneritore più grande d’Europa che non diminuisce la portata di rifiuti da bruciare, anzi l’aumenta e non dialoga con la Città, né accetta alcuna forma di controllo.Vive la sua passione come il Signore, la Città che ha grandi risorse nel campo dell’agricoltura ma non riesce sempre stabilire un rapporto di fiducia tra i contadini e i cittadini.Vive la sua passione la Città, quando è indifferente al bene comune, rassegnata, e assiste, come i passanti di stasera, al cammino della Passione del Signore, e guarda indifferente e senza partecipare con il cuore.Vive la sua passione una Città, quando lo spaccio di droga si allarga; il gioco di azzardo aumenta; la disoccupazione prende il sopravvento.Vive la sua passione, infine una Città, quando un’intera generazione, quella dei giovani senza lavoro, è una generazione scartata. Ecco, la Passione di Cristo e la passione della Città.Perché cari amici di Acerra, cari concittadini, perché non vedere questa passione della Città come un’occasione di riscatto, di purificazione, per risorgere insieme con Cristo? Sì, perché Gesù il Crocifisso è Risorto; “la pietra scartata dai costruttori di questo mondo è diventata pietra d’angolo”, fondamento della costruzione!Nella solenne Veglia di Pasqua, domani notte, e poi Domenica di Pasqua, ci raggiungerà il grande annuncio che “Gesù di Nazareth, il Crocifisso, è Vivo, è Risorto”; e come stasera abbiamo contemplato la Passione di Cristo, e nella Passione Cristo la passione della Città, così domenica, contemplando la Risurrezione di Cristo, come farò in Cattedrale a Dio piacendo, contempleremo anche la Risurrezione della Città, perché non c’è mai Passione senza Risurrezione, e come contempliamo le ferite della passione di questa Città, noi contempleremo anche la sua risurrezione.L’appuntamento è alla Veglia di Pasqua, o alla Messa della Domenica di Pasqua, dove in Cattedrale io annuncerò che il Crocifisso è Risorto, e come il Crocifisso è Risorto così questa Città sta risorgendo e può risorgere con l’aiuto di Dio e con la collaborazione di tutti. Amen.  Dalla registrazioneScarica l’intervento del Vescovo (.doc)