La Messa e la Processione del Corpus Domini
Il 2 giugno la Chiesa di Acerra ha celebrato la solennità del corpo e sangue del Signore. Il vescovo Antonio Di Donna ha presieduto la concelebrazione eucaristica con parroci e sacerdoti della città. Al termine la Processione per le strade cittadine.
L’eucarestia come l’aria che respiriamo
«Non è possibile rimanere cristiani senza mangiare questo pane che di domenica in domenica ci mette in comunione con Lui e ci fa riprendere il cammino». Mentre parla monsignor Antonio Di Donna pensa ai «ragazzi» che in queste settimane stanno ricevendo la Prima Comunione e che, forse, «la seconda la prenderanno alla Cresima e la terza al Matrimonio» ma anche ai tanti che disertano sistematicamente la Messa domenicale. Perché «lontano» dalla celebrazione eucaristica «si finisce per smarrire le ragioni della fede e della vita» avverte il presule per cui «abbiamo bisogno dell’eucarestia come dell’aria che respiriamo e dell’acqua che ci disseta».
La Cattedrale è colma di fedeli per la festa del Corpus Domini: con il vescovo di Acerra concelebrano il vicario generale don Cuono Crimaldi, che in questo stesso giorno ricorda il 40esimo di ordinazione sacerdotale, i parroci e i sacerdoti della città. La celebrazione eucaristica è animata dalla schola cantorum. In prima fila tra i banchi ci sono il sindaco Tito d’Errico e la moglie, le autorità civili e militari. La banda musicale aspetta sul sagrato l’inizio della solenne processione che si snoderà per le strade al termine della Messa.
All’inizio della sua omelia Di Donna chiarisce che «la liturgia della Chiesa distribuisce le letture della Bibbia in tre anni» e nel giorno della festa del Corpus Domini ogni anno viene approfondito uno dei molteplici aspetti del tema centrale che è l’eucarestia: nel 2024 il tema dell’«Alleanza» accomuna le tre letture della Messa. Perché «tutta la Bibbia è una storia di continue alleanze» fino alla vetta più alta: «di alleanza in alleanza Dio stringe un patto con noi» di cui Gesù, il figlio di Dio nato da Maria, ne è il «vertice» precisa Di Donna.
Perciò «il cristianesimo non è semplicemente un insieme di riti e norme ma una Persona» e la fede consiste in una «unione con Lui» che è «reale, vita e concreta» e «passa per il cibo».
Grazie all’eucarestia «il Vivente oggi stringe alleanza con ciascuno di noi fino alla fine della storia» afferma ancora il presule. Ma mentre quando ci nutriamo assimiliamo gli alimenti «la fede in Gesù ci fa diventare come Lui».
Il vescovo ricorda a tutti che «ogni domenica, ogni giorno avviene questo miracolo, «non per magia» ma grazie allo «spirito santo» e in forza delle «parole della cena».
Eppure «noi abbiamo smarrito lo stupore eucaristico» perché dominati da «due forze malefiche: l’indifferenza e il consumo che dominano la vita contemporanea e ci impediscono di meravigliarci» ammonisce il presule. La prima «regna sovrana» e rende «i nostri occhi incapaci di vedere i piccoli miracoli della vita di ogni giorno»: inghiottiti da un «buco nero» non sappiamo più aprire gli occhi sul «sole che sorge» o sulla «gente che cammina per le strade» all’alba delle nostre mattine, non riusciamo a stupirci di fronte alle fatiche con cui «un papà e una mamma affrontano la vita per i propri figli». E’ urgente quindi una vera e propria «educazione a vincere l’indifferenza» per riscoprire la cultura del «dono» e della «gratitudine».
Solo in questo modo riusciamo a sfuggire alle maglie di una mentalità diffusa che ci vuole tutti «consumatori» in particolare i giovani ai quali si rivolge con un appello il presule: «non cadete nel tranello di chi vi usa per la legge del mercato».
Infine un particolare ringraziamento ai «ministri straordinari dell’eucarestia» e a «tutti i sacerdoti presenti» insieme agli «auguri per don Nello», vicario generale, «consacrato prete quaranta anni fa in questa Cattedrale per le mani del caro e compianto monsignor Antonio Riboldi».
Prima di chiedere tutti insieme al Signore di «darci sempre questo pane che è il tuo corpo insieme al pane del sostentamento, dell’amore, della pace, della cultura e della tenerezza».
L’insolita infiorata
Trentadue metri di pazienza e amore
E’ tradizione che nei giorni della festa del Corpus Domini Gesù eucarestia passi sui fiori. In alcuni paesi c’è il tradizionale appuntamento dell’infiorata. Perciò alla fine della Messa il 2 giugno il vescovo Di Donna rende omaggio al «prato fiorito» che posizionato lungo la navata centrale «accoglie Gesù che esce dalla Cattedrale». E’ un tappeto lavorato ad «uncinetto» da «tre donne della parrocchia sant’Alfonso Maria de’ Liguori di Acerra». Emma, Giuseppina e Maria Carmina hanno lavorato dal 15 luglio 2023 al 24 febbraio 2024. Il disegno composto da piccole e grandi rose richiama il Cantico delle creature di san Francesco. Il vescovo elogia il «lavoro paziente e certosino» fatto dalle donne «nelle loro case» alternandolo alla «cura della famiglia».
Un manufatto lungo 32 metri e largo uno, per comporre il quale sono stati necessari un chilo di cotone e venti di lana, con 512 quadrati di fiori colorati di 25 centimetri ciascuno: due ore e mezza di lavoro a quadrato per 1177 complessive.
La festa
Il miracolo di Bolsena
La festa universale del Corpus Domini, nata nel 1247 nella diocesi di Liegi per celebrare la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia in contrapposizione alle tesi di Berengario di Tours secondo le quali la presenza eucaristica di Cristo non era reale ma solo simbolica, è istituita ad Orvieto da papa Urbano IV con la bolla Transiturus de hoc mundo nel 1264 dopo il miracolo avvenuto a Bolsena, cittadina della provincia di Viterbo nel Lazio. Nell’estate del 1263, un sacerdote boemo, di nome Pietro da Praga, iniziò a dubitare della reale presenza di Gesù nell’ostia e nel vino consacrati. Il sacerdote si recò allora in pellegrinaggio a Roma per pregare sulla tomba di Pietro e fugare i suoi dubbi: il soggiorno romano lo rasserenò e intraprese il viaggio di ritorno. Percorrendo la via Cassia si fermò a pernottare a Bolsena, dove i dubbi di fede lo assalirono nuovamente. Il giorno successivo celebrò la messa: al momento della consacrazione l’ostia cominciò a sanguinare sul corporale. Pietro da Praga si recò dal papa Urbano IV, che si trovava a Orvieto, per riferirgli l’accaduto. Il pontefice, allora, inviò a Bolsena il vescovo di Orvieto per verificare la veridicità del racconto e per recuperare le reliquie, dichiarò la soprannaturalità dell’evento e, per ricordarlo, l’11 agosto 1264 estese a tutta la Chiesa la solennità chiamata Corpus Domini.
Il corporale è conservato nel Duomo di Orvieto ed è portato in Processione nel giorno del Corpus Domini.
Antonio Pintauro
Innamorati dell’eucarestia
I santi testimoni di questo grande mistero
Durante la sua omelia nella Messa del Corpus Domini monsignor Di Donna ha fatto riferimento ad alcuni grandi santi che in modo particolare hanno manifestato il loro fervore per l’eucarestia.