Oggi riceviamo tutti un invito a pranzo, a mangiare!
Come il profeta ognuno fa i conti con la propria vita fatta di gioie, preoccupazioni, desideri e problemi. Ci possono essere delle situazioni che ci angosciano e può capitare anche a noi, come a Elia, di arrenderci: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita», oppure di volere che Dio prenda il nostro posto, risolva i nostri problemi: “Perché non intervieni Dio?”. Il Signore, invece, non vuole vivere al posto nostro, vuole che viviamo fino in fondo la nostra vita, che la gustiamo, la “mangiamo”, la consumiamo fino all’ultimo morso. Ma non ci lascia soli – «L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera» – sa che è troppo lungo per noi il cammino e ci dona tutto il necessario per affrontarlo: «Con la forza di quel cibo [Elia] camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb».
Abbiamo bisogno di pane per continuare il cammino, per affrontare la vita; a Elia il Signore ha dato «una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua», a noi dà un aiuto infinitamente più grande, il «pane disceso dal cielo», la carne del Figlio. «Àlzati, mangia!», viene detto a ciascuno di noi; accettiamo l’invito, non possiamo digiunare, non avremo forza per il cammino.
«Io sono il pane della vita. Io sono il pane vivo». Meditiamo queste parole di Gesù. È Dio stesso che provvede al nostro nutrimento, è Dio stesso che si è fatto pane per alimentare la nostra vita, è disceso dal cielo per stare in comunione con noi, per condividere tutto con noi. Non è stato facile per gli ascoltatori di Gesù sentire queste parole dalla bocca di un uomo come loro: «Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Non diamo per scontato che sia facile per noi che ogni domenica prendiamo la Comunione: “Come può quel pezzo di pane essere il Corpo di Cristo?” – possiamo anche pensare. Riflettiamo: con quale consapevolezza ci accostiamo all’altare? Nell’amen che diciamo quanta fede nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia c’è? E quando entriamo in chiesa ci sentiamo alla presenza di Dio? La Messa per noi è un precetto da assolvere o un grande dono?
«I Giudei si misero a mormorare contro Gesù». Forse pure noi invece di confrontarci con lui, di comprendere le sue parole, mormoriamo, ci lamentiamo perché non fa ciò che ci aspettiamo. Il Signore ci dice che è l’unico che può soddisfare la nostra fame di eternità: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno». Ci crediamo? Attenzione! Ci sono i credenti non praticanti, ma c’è una categoria ancor più pericolosa: i praticanti non credenti!
Allora in questi giorni di ferie fermiamoci a riflettere sulle parole di Gesù, sulla nostra fede in lui pane vivo e se ci assalgono i dubbi, se non comprendiamo tutto, se ci scopriamo uomini e donne di poca fede, ancor di più è il momento di “scommettere” sulla sua parola. Questa “scommessa” non sarà azzardata, ricordiamoci che ci stiamo fidando di colui che ha dato la sua vita per noi.
don Alfonso Lettieri