Anche se oggi non possiamo riunirci in chiesa per la Messa, il Signore non ci fa mancare il nutrimento della Parola e in essa ci raggiunge lì dove stiamo, si intrattiene con noi come con amici (cf DV 2).
In questi giorni siamo impauriti, ansiosi, preoccupati, allarmati… Cerchiamo ristoro, luce e sostegno nel Signore che ha promesso: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). E non perdiamo di vista che questa Quaresima, che ci sta mettendo particolarmente alla prova, ha una sola meta, la Pasqua.
Stiamo camminando sulle orme di Cristo: con lui siamo stati nel deserto e sul monte, oggi lo incontriamo stanco, ha camminato molto, si siede su un pozzo. Giovanni inizia il capitolo IV dicendo che Gesù «lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva/bisognava perciò attraversare la Samaria» (vv 3-4), dice l’evangelista, facendo intendere che non c’era alternativa. Invece, poteva andare per la via lungo il mare o per quella che risaliva il corso del Giordano ed evitare questa terra eretica e scismatica. Dove sta allora la necessità, perché doveva passare di là? Lui è lo sposo in cerca della sposa, è il buon pastore che va in cerca della pecora perduta (cf Gv 10,11; Mt 18,12). Quindi la necessità è data dall’amore. Per amore Gesù allunga la strada, cammina di più, proprio come un innamorato che per passare sotto casa della sua innamorata, fa il giro della città, sperando di incontrarla, di vederla almeno affacciata alla finestra. «È per te – dice S. Agostino – che Gesù si è stancato nel viaggio». E continua a stancarsi per ciascuno di noi, «per noi uomini e per la nostra salvezza». Stanco chiede da bere, «Ma, in realtà, colui che chiedeva da bere, aveva sete della fede di quella donna» (S. Agostino). Dalla croce Cristo griderà la sua sete della nostra fede (cf Gv 19,28). «Gesù ha sete; la sua domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera» (CCC 2560). Ha sete di noi, ha a cuore il nostro bene, la nostra salute, la nostra felicità; condivide le nostre gioie, prende su di sé le paure, le angosce, la stanchezza di chi in questi giorni è impegnato in prima linea negli ospedali, accanto agli ammalati, sulle strade a vigilare, al governo per far fronte all’emergenza… Viene a cercarci per le strade in cui ci siamo perduti e mette in noi quella sete di infinito che solo lui può estinguere (cf Sal 61,2). La samaritana l’ha sperimentato: è andata al pozzo a mezzogiorno per non incontrare nessuno, si imbatte invece in quest’uomo che le rivolge la parola, chiede da bere, ma poi dice di avere acqua che disseta per la vita eterna: viene ad attingere acqua e trova la sorgente d’acqua viva! Abbiamo una grande sete di vita, cerchiamo di dissetarci a volte a tante fontane che non soddisfano la nostra sete: la donna ha avuto cinque mariti e quello che ha ora non è suo marito. Ma il desiderio di infinito, di amore, di gioia vera, di vita piena, non ci fa accontentare di poche gocce, di un bicchiere d’acqua, ci spinge verso la sorgente e solo l’incontro con Gesù ci può saziare e dissetare. Dio dà gioia, quella piena (cf Gv 15,11), acqua che disseta e zampilla per la vita eterna: «Se qualcuno ha sete, venga a me!» (Gv 7,37). A quale fonte in questo tempo stiamo bevendo?
Ciò che affascina di Gesù in questo Vangelo, è la sua capacità di dialogo, la delicatezza che ha con questa donna, fa nascere in lei il desiderio di verità, infatti lei riesce a guardare dentro la sua vita complicata senza finzione: «Io non ho marito» – ammette – ed è condotta pian piano a riconoscere il Messia che attende: «Sono io, che parlo con te». Un Messia che non si lega semplicemente ad un luogo (Gerusalemme o Garizim), ma che puoi adorare nell’intimo della tua vita, in spirito e verità.
Da uno straniero lei si è scoperta conosciuta, rispettata, amata e non condannata: S. Paolo ci ricorda che «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi». Questo amore gratuito le ha permesso di aprire il cuore e da quando non voleva incontrare nessuno, adesso corre e va a chiamare altri per portarli da Gesù, il suo passato non è più un peso da nascondere, ora è libera e l’amore la spinge ad annunciare il Vangelo.
In questi giorni dove siamo chiamati a restare a casa per il bene di tutti, prendiamoci del tempo per dialogare con Gesù come ha fatto la samaritana, la sua parola illuminerà la nostra vita e ci permetterà di essere più liberi di restare in casa e poi di andare verso gli altri testimoniando il nostro incontro con Gesù nelle occupazioni quotidiane.
Restiamo pure online con i nostri amici, ma non trascuriamo chi sta con noi in casa, dialoghiamo tra noi con la delicatezza che ha Gesù, raccontiamoci la nostra vita, spesso i ritmi disumani che ci siamo imposti ci fanno restare solo alla superficie, sappiamo dove stanno i nostri cari solo fisicamente (a casa, al lavoro, a scuola), ma spesso non sappiamo dove si trovano in un senso esistenziale, dove sono posizionati dal punto di vista delle loro convinzioni, dei loro obiettivi, dei desideri, del loro progetto di vita (cf AL 261).
Lasciamoci interrogare dal Vangelo, lasciamoci interrogare dalle nostre abitudini, per una vita buona, libera per gustare la bellezza della fraternità e della solidarietà.
don Alfonso Lettieri