Dalla grotta di Betlemme dove i Magi adorano il re dei giudei (cf Mt 2,2.11), il Vangelo ci porta alle rive del Giordano dove Giovanni amministra un battesimo di «conversione per il perdono dei peccati» (Mc 1,4). Quel giorno, tra la gente che sta in fila, vede spuntare Gesù, colui del quale non si ritiene degno di slegare i lacci dei sandali. Giovanni è sorpreso; nel suo Vangelo Matteo dice che voleva impedirglielo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te», ma Gesù sceglie la via dell’umiltà, scende in quelle acque dove tanti peccatori si bagnano, non ha paura di sporcarsi, è venuto non per i sani ma per i malati (cf Mc 2,17), si è fatto così vicino da essere considerato pure lui un peccatore (cf Lc 7,34), si immerge nella nostra vita per portare a tutti la salvezza.
All’inizio dell’Avvento abbiamo implorato: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63,19) e Dio è sceso, è venuto ad abitare in mezzo a noi (cf Gv 1,14); oggi scende nelle acque del Giordano e, dopo circa trent’anni a Nazareth, inizia la sua vita pubblica con un gesto di piena solidarietà con i peccatori e con una consacrazione dall’alto, una dichiarazione d’amore del Padre. Da quello squarcio del cielo che lui stesso ha aperto, Gesù vede «lo Spirito discendere verso di lui come una colomba», amore incontenibile del Padre che dichiara: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Come Gesù anche noi siamo chiamati a immergerci nel Giordano, ad entrare nella vita, ad esserne protagonisti, a gustarla fino in fondo, a non aver paura delle difficoltà perché la vita va vissuta in pienezza sempre, non solo quando tutto va bene. Siamo chiamati a non farci sopraffare dal peccato, noi siamo peccatori perdonati; siamo chiamati a mettere in gioco tutto ciò che siamo, i doni che abbiamo ricevuto. «Perché spendete denaro per ciò che non è pane?» – dice Isaia. Posso chiedermi anch’io: per chi sto spendendo la mia vita? Qual è il suo scopo? Sono soddisfatto dal mio modo di vivere?
Tu sei mio Figlio. Anche per noi il giorno del nostro battesimo il cielo si è squarciato e il Padre ha pronunciato queste parole. Parole che ci rigenerano ogni volta che le ascoltiamo perché sentirci amati è il desiderio più profondo del nostro cuore. Il Padre ci ama perché siamo suoi figli! Questa consapevolezza ci aiuta a sentirci amati per ciò che siamo e non solo per ciò che facciamo; ci libera dall’ansia da prestazione, dall’angoscia di dover guadagnare l’amore. Noi siamo amati di un amore infinito, misericordioso, quindi gratuito: «non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi» (1Gv 4,10). Questa certezza ci libera dalla paura di ascoltare il Padre, di fare la sua volontà: chi ti ama vuole solo il bene per te! E io, vivo da figlio di Dio?
Dio ci guarda per quello che siamo, con occhi di Padre, con tenerezza, come una madre guarda il proprio bambino. Fondamentale è la nostra relazione con Lui, ci aiuta ad essere originali, aiuta ciascuno ad essere sé stesso e non una fotocopia (dice Carlo Acutis: «tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie»). Dio vuole con me una relazione vera, e io curo la mia relazione con Dio?
Oggi ringraziamo il Signore per il dono del battesimo che ci ha immersi nella Vita e chiediamo a Maria di vivere da veri figli di Dio.
don Alfonso Lettieri