Se così fosse, «basta, noi non ci rassegniamo!», ammonisce monsignor Antonio Di Donna, che precisa: «Lo abbiamo detto e scritto tante volte in questi anni, e lo ribadiamo con forza adesso, anche alla luce dei “fatti” delle ultime settimane, che ci fanno pensare sempre più ad un disegno strategico, da tempo denunciato, di fare di Acerra la città dei rifiuti, superando addirittura una pur legittima e “brutale sensazione”, di cui parla oggi su Il Mattino Antonio Pascale, e cioè che il nostro territorio “generi solo rifiuti e impianti per il trattamento dei rifiuti”».«E’ possibile che ad Acerra ci sia solo spazio per aziende che trattano rifiuti, mentre un gioiello come La Doria – fabbrica che lavora i sughi pronti presente da anni sul territorio, azienda modello che ho visitato proprio in questi giorni la cui permanenza in città rappresenterebbe un segno concreto di speranza nel futuro per le tante famiglie di lavoratori coinvolti, ma anche per uno sviluppo sano e a vocazione agricola – debba andare via?», si chiede provocatoriamente il vescovo, per il quale è giunto il tempo di «superare una visione miope e quasi schizofrenica, che mentre promette uno sviluppo autentico delle nostre terre a vocazione agricola, non mette al riparo il territorio da attività che, pur dichiarando una non pericolosità tutta da verificare per la carenza di controlli, nulla hanno in comune con l’identità delle nostre terre».«E’ possibile che per “creare lavoro”, se veramente fosse così, e per “dare un impulso decisivo allo smaltimento legale e controllato dei rifiuti che costituiscono la maggioranza degli scarti prodotti al nero dalle fabbriche e dalle officine” (Pino Neri, Il Mattino, 30 giugno 2018), non ci sia altra strada che trasformare Acerra in polo dei rifiuti della Campania?», si chiede ancora il presule, che poi aggiunge: «Vista la capacità di accoglienza del nostro territorio, perché non creare le condizioni per un polo industriale che metta realmente insieme sviluppo agricolo, culturale e archeologico delle nostre terre?».Infine l’appello: «Ancora una volta chiediamo con decisione che Acerra non diventi veramente la pattumiera della Campania».