In questo tempo di vacanze e di riposo, la Parola oggi ci fa gustare la bellezza del ristoro che il Signore dona. È come una brezza che rinfresca, come un panorama che ti incanta. Inizia con un invito: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte». Tutti siamo invitati, si compra senza denaro, i doni di Dio sono gratuiti; il cibo offerto è segno della paterna provvidenza di Dio che si prende cura delle sue creature. Il vino è la bevanda della gioia che il Signore non può far mancare (vedi il matrimonio di Cana in Gv 2); il latte indica benessere, bellezza, pienezza. A Mosè Dio promette una terra dove scorre latte e miele, dove non manca nulla (cf Es 3,8). Perciò il salmista esclama: «Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa e tu dai loro il cibo a tempo opportuno». E Paolo canta questa provvidenza e l’amore incondizionato di Dio per noi: nulla «potrà mai separarci dall’amore di Dio»!
Davanti a Gesù e agli apostoli si presenta una grande folla. Il Signore non si infastidisce, non si lamenta perché son venuti a disturbare il loro riposo, ma ne sente compassione e guarisce i malati. Sorprende l’agitazione dei discepoli e la calma di Gesù. Il Signore vide e sentì compassione; i discepoli videro e si spaventarono del numero grande della folla e del poco che avevano. È comodo dire cosa si deve fare: la folla «vada nei villaggi a comprarsi da mangiare» e sottolineare i problemi: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Gesù non teorizza soluzioni, non si fa fermare dai problemi, siamo nel deserto ed è tardi, sì, però ricordiamoci che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37).
Noi ci lasciamo fermare dal poco che abbiamo, ma Gesù le scorse domeniche ci ha detto che le misure del Regno non sono quelle enormi, ma le piccole misure del seme di senape, del lievito e con il poco e coi piccoli Dio fa grandi cose (cf Lc 1,48-49). Infatti con solo cinque pani e due pesci, Gesù sazia cinquemila uomini. «La potenza era nelle mani di Cristo – dice Agostino; e quei cinque pani erano come semi, non affidati alla terra, ma moltiplicati da colui che ha fatto la terra».
«Voi stessi date loro da mangiare». Queste parole ci richiamano ad avere lo stesso sguardo compassionevole di Gesù, di chi prende a cuore, fa sua la situazione dell’altro e non si spaventa se c’è sproporzione (cinquemila uomini e solo cinque pani!).
In fondo è una questione di fede: noi contiamo solo su ciò che vediamo, su ciò che abbiamo e sulle nostre forze e non consideriamo l’aiuto, la grazia e la forza che Dio ci dona: “Il poco che avete, portatelo a me” – dice Gesù. Nelle sue mani i cinque pani e i due pesci si moltiplicano, è lui che li prende, li spezza e li dà ai discepoli per distribuirli; se teniamo tutto solo nelle nostre mani non basta nemmeno per noi.
Il Signore tra poco ci dà la prova più grande: quel poco di pane e quel sorso di vino nelle Sue mani diventano il Corpo e il Sangue di Cristo che ci viene dato per la nostra fame di vita eterna. Fidiamoci, impariamo ad affidare il poco che siamo e che abbiamo a Dio. Davanti alla sproporzione non ci lasciamo bloccare, iniziamo a donare, a condividere quello che abbiamo: di fronte alla fame nel mondo cosa posso fare? Dono il poco che ho a chi ha fame nella mia città, Gesù sa come moltiplicarlo finché tutti saranno saziati. Ciò che mettiamo nelle mani di Dio viene benedetto e moltiplicato, basta per tutti. Perciò non lamentiamoci del nostro poco e di quello che non fanno gli altri, facciamo quello che noi possiamo nella certezza che l’amore di Dio per i poveri e gli affamati di pane e di giustizia non verrà mai meno; sempre Lui provvede: «continua anche oggi a sfamare, a rendersi presenza viva e consolante, e lo fa attraverso di noi» (Papa Francesco).
La Vergine Maria che dice: «Ha ricolmato di beni gli affamati», ci aiuti a portare a Gesù ciò che siamo e abbiamo, e ad essere operosi nella carità. Amen
don Alfonso Lettieri