Questa domenica ci vengono proposte come esempio due vedove, povere, ma ricche della fede in Dio.
Quella di Sarèpta ha il cibo per un solo giorno, ma si fida della parola che Dio dice per bocca di Elia e così facendo la «farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì». Il poco che ha, condiviso con Elia, grazie alla sua fede in Dio, diventa per lei ricchezza: «mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni». Il poco che abbiamo, condiviso, donato con fede, diventa ricchezza, non solo serve a noi ma aiuta anche gli altri.
La vedova di Gerusalemme, invece, getta nel tesoro del Tempio solo due monetine, quasi niente rispetto a quello che hanno gettato gli altri, ma è «tutto quanto aveva per vivere». Quelle due monetine forse non hanno nemmeno fatto rumore quando sono cadute nel tesoro, nessuno se n’è accorto, ma l’occhio di Gesù è attento, il suo sguardo scruta il nostro cuore: «ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri».
Il Signore non misura la quantità di ciò che diamo, ma considera la fede in lui e l’amore che accompagna e sostiene ogni piccolo gesto. Con «due monetine», due centesimi non possiamo comprare niente, ci sembrano inutili, invece sono preziosi allo sguardo di Dio se offerti con amore, così come sono preziose le nostre piccole azioni quotidiane, i gesti ripetuti con fatica, le nostre solitudini, la pazienza che abbiamo con le persone, la preghiera per un ammalato, per un giovane che non trova lavoro, la nostra attenzione a non sprecare, a differenziare i rifiuti per custodire il creato… Tutto questo e altre piccole cose fatte con la fede e l’amore di questa vedova, deposte nelle mani di Dio, si aggiungono al Suo tesoro di salvezza e porta frutti di vita eterna per noi e per il mondo.
È consolante vedere che l’unità di misura di Gesù è totalmente diversa dalla nostra, egli con i piccoli e con il poco ha sempre fatto grandi cose: con cinque pani e due pesci ha sfamato cinquemila uomini (cf Mc 6,38-44), con 12 apostoli ha diffuso il Vangelo nel mondo intero (cf Mc 16,15-20), con la sua morte ha fatto trionfare la vita. La sua logica è diversa da quella del mondo: per fare un grande popolo chiama Abramo anziano e Sara sterile (cf Gen 12,1-3), per liberare il popolo dalla schiavitù, chiama Mosè che ha la parola impacciata (cf Es 4,10) per andare a parlare con il faraone; per entrare nel mondo sceglie una piccola fanciulla e la fa diventare Madre di Dio (cf Lc 1,29-32).
Perciò non esitiamo a fidarci di lui, facciamo della nostra vita un dono. Non diamo semplicemente cose, ma noi stessi nella dedizione alla famiglia, nel lavoro, nello studio, in un servizio in parrocchia…
Oggi si celebra la 71ª Giornata Nazionale del Ringraziamento dal tema: “Gli animali, compagni della creazione”. «Essere buoni amministratori della creazione di Dio, – si legge nel Messaggio di questa Giornata – corrispondendo alla sua immagine che è in noi, significa anche guardare con affetto e responsabilità a quei viventi che con noi la condividono, rispettandone, per quanto possibile, l’interesse alla vita. Si tratta di promuovere la sete di vita di ogni creatura. La Giornata del Ringraziamento sia occasione per riflettere e per convertire i nostri stili di vita ad una ecologia integrale. Ad esempio, alcune specie animali, come le api, sono una benedizione per l’ecosistema e per le attività dell’uomo: la loro presenza è un indicatore infallibile dello stato di salute dell’ambiente e la loro preziosa opera di impollinazione garantisce fecondità ai cicli della natura».
La Vergine Maria ci aiuti a saper ringraziare il Signore per tutti i suoi benefici e a custodire e rispettare ogni creatura.
don Alfonso Lettieri