I nostri inverni e la luce che non tramonta di Gesù

Il Natale del Signore porta vera luce e calore ai nostri inverni

L’omelia del vescovo Antonio Di Donna pronunciata nella Cattedrale di Acerra il 25 dicembre 2022

 

Alcune settimane fa è rimbalzata sui giornali e sulle televisioni la notizia molto importante, che però rischia di perdersi dentro alle tante notizie, soprattutto sulla guerra, ed è questa: alcuni scienziati americani hanno annunciato che si arriverà alla fusione nucleare per ottenere energia illimitata, e soprattutto per ottenere energia pulita, ossia senza scorie nucleari. E questo si otterrebbe facendo scontrare tra loro atomi leggeri proprio come avviene nel cuore del sole, che gli scienziati vorrebbero imitare: esso infatti produce energia sulla sua superficie.

Questa notizia mi ha colpito perché la festa del Natale del Signore ha a che fare con il sole. La Natività del Signore, la festa del Natale di Gesù, viene ricordata per la prima volta a Roma, nel quarto secolo, in un calendario che ne fissa appunto la celebrazione proprio il 25 dicembre. In questo giorno, più o meno il solstizio d’inverno, il mondo pagano a Roma celebrava la festa del sole invitto, in latino sol invictus, cioè il sole che non viene vinto dalle tenebre.

Infatti, l’esperienza che gli uomini di quel tempo facevano, e che facciamo anche noi perché il ciclo della natura si ripete, è che a partire dal solstizio d’inverno, il sole sembra ritrovare lentamente tutta la sua forza, dopo sei mesi di progressivo declino. Il giorno comincia di nuovo ad allungarsi, e la sua luce prende il sopravvento sulle tenebre della notte.

In quel quarto secolo i cristiani fecero un’operazione “geniale”: cristianizzarono la festa pagana del sole invitto. La Chiesa di Roma del quarto secolo annunciava ai pagani – che festeggiavano il solstizio d’inverno, la festa del dio sole – un sole infinitamente più splendente di quello naturale che essi adoravano, una luce che non perde mai la propria forza, questo sole si chiama Gesù. E così la festa della Natività del Signore – il 25 dicembre, solstizio d’inverno – sostituì la festa pagana del dio sole.

Cari amici, quel mondo lontano, in cui sorse la festa del Natale di Gesù era dominato da un sentimento diffuso che è molto simile al nostro. Quell’epoca era molto vicina alla nostra. L’uomo avvertiva ogni anno l’arrivo dell’inverno, e dunque il progressivo indebolirsi della forza del sole. E si chiedeva, pieno di paura: «Il sole tornerà ancora, o sarà vinto dalla forza malvagia delle tenebre? Avremo ancora il calore, la luce del sole?».

Certo, la paura dell’uomo di quei tempi che il sole un giorno potesse scomparire, grazie a Dio non esiste più: la fisica, la scienza, meno male, l’hanno portata via. Ma è scomparsa la paura in assoluto? Noi uomini del nostro tempo non temiamo più che il sole possa essere sopraffatto dalle tenebre, non abbiamo la paura che il sole possa non tornare più a riscaldarci e a illuminarci. Lo sappiamo per le leggi della natura, appunto.

Eppure abbiamo paura del buio, delle tenebre che provengono dagli uomini, dal loro cinismo, dalle loro cattiverie, dai loro calcoli, dal loro potere. E sembra dominare oggi la sensazione che le forze oscure possano vincere sul bene. E ci assale, ancora oggi, a distanza di tanto tempo, più o meno la stessa sensazione che un tempo prendeva quegli uomini, quando in autunno e in inverno il sole sembrava combattere! Vincerà il sole la sua sfida? Oppure vinceranno le tenebre della notte?

Questo riferimento mi permette di calare oggi l’annuncio del Natale, in questo nostro tempo, in questo nostro Paese, l’Italia, e anche la nostra Acerra. ogni anno il Censis fotografa la situazione del Paese Italia, cercando di descrivere la caratteristica più evidente del periodo esaminato. Ebbene, qualche settimana fa il Censis ha descritto la nostra Italia come un Paese malinconico.

Natale viene sempre in inverno, almeno nel nostro emisfero. E io credo che davvero questa è una congiuntura molto interessante, perché soprattutto in questo nostro tempo noi stiamo vivendo tanti inverni.

L’inverno ambientale

Esso non riguarda solo l’inquinamento ambientale. A questo dramma infatti si accompagna l’incertezza delle risorse per questa stagione fredda, e quindi lo spettro del razionamento energetico, il fantasma di un’epoca di austerità come da tempo non la vivevamo, pensiamo alla crisi del petrolio di 50 anni fa.

L’inverno sociale

L’aumento della povertà è un fenomeno molto grave. I poveri aumentano sempre di più, come denunciano ormai da tempo i rapporti della Caritas.

«E’ finita l’epoca dell’opulenza. abituiamoci». Ha fatto scalpore diversi mesi fa questa frase del Presidente francese Emmanuel Macron.

L’inverno delle differenze territoriali

L’antico, mai risolto, divario tra Nord e Sud si aggrava sempre di più, e Dio non voglia che con l’autonomia differenziata – le regioni possono sostituirsi alla centralità dello Stato, così quelle più ricche possono disporre di maggiori risorse di quelle più povere nel nostro Paese – si consumi un ulteriore inevitabile declino del Sud. La chiamano autonomia differenziata ma chiamiamola con il suo vero nome: si tratta di un vero e proprio tentativo di secessione nel nostro Paese!

L’inverno demografico

Siamo in un Paese che invecchia sempre di più, dove nascono sempre meno figli.

L’inverno educativo

E’ ancora più preoccupante. L’educazione è la grande emergenza dei nostri tempi. Non sappiamo più educare i nostri ragazzi sempre più dipendenti, sempre più intontiti dai Social, e noi adulti ci riveliamo sempre più inadeguati al compito educativo: non vorrei stare nei panni di un papà e una mamma di figli adolescenti.

L’inverno delle nostre città

Ieri mattina è morto Armando: un uomo buono, che gestiva l’edicola a dieci metri dalla nostra Cattedrale in piazza Duomo. Un tumore lo ha portato via: non vorrei che con la sua morte chiudesse anche l’edicola che vendeva i giornali qui in piazza. Stanno chiudendo tutti i negozi, e in particolare in questa che dovrebbe essere la piazza centrale di Acerra! La piazza del Duomo, dove sta la Cattedrale, è invece sempre più un deserto! Addirittura è diventata da tempo anche ormai uno piazza di spaccio e di delinquenza.

L’inverno delle parrocchie

E infine, anche noi Chiesa dobbiamo fare autocritica e ammettere onestamente che c’è un inverno delle nostre comunità ecclesiali. Anche le parrocchie invecchiano! Ci sono certo eccezioni, come in ogni campo, ma le nostre comunità faticano a recuperare vitalità, slancio missionario, entusiasmo.

Penso soltanto all’esodo dei giovani che se ne vanno, e le nostre comunità sono formate da persone sempre più vecchie, dai capelli bianchi. E come non citare la disaffezione sempre crescente alla Messa della domenica, all’eucarestia domenicale. Sarà stata anche la pandemia ma noi abbiamo perso il 40 per cento dei partecipanti assidui all’eucarestia della domenica.

E poi c’è un fatto ancora più grave: si è interrotta la trasmissione della fede tra adulti e giovani. Da sempre gli adulti, i genitori, le famiglie trasmettono la fede ai bambini. E questo non c’è più o quasi, sta scomparendo perché gli adulti rinunciano alla loro condizione e al loro compito, e vogliono fare i perennemente giovani. E quando tutti si vuole essere giovani, nessuno più è adulto. E non c’è nessuno che trasmette la fede alle nuove generazioni.

Anche noi Chiesa stiamo vivendo il nostro inverno. Il Natale che viene nel solstizio d’inverno, mi fa interrogare sui nostri inverni, e vorrei che vi interrogaste anche voi. Ebbene, ci sarà il solstizio anche per i nostri inverni? Ci sarà un 25 dicembre anche per noi in questo tempo? Cioè un giorno in cui la luce prende il sopravvento sulle tenebre? Il giorno in cui le ore di luce si allungano rispetto alla notte?

Certo, la natura ci incoraggia e ci dice che proprio nell’inverno matura la primavera, in inverno i semi sottoterra marciscono ma poi germogliano e producono la pianta, i frutti. E pure la nostra storia e cultura ha proprio nella canzone ‘o sole mio il suo vertice.

Ma, al di là della natura e della cultura, è nella stalla di Betlemme che ci è dato ogni anno, e anche in questo 2022, il segno che ci fa rispondere: sì, ci sarà il solstizio di questi inverni, perché già c’è stato, perché già è accaduto che il Verbo eterno del Padre ha cominciato ad esistere nel tempo, e ha messo nei solchi e nei terreni della storia un nuovo seme che sta germinando, lentamente, molto lentamente, secondo l’antica legge di una germinazione lenta, paziente appunto.

Ma Dio si è impegnato con noi per sempre: ha fatto giuramento con noi. In questo Bambino si è alleato per sempre. Si chiama Emmanuele, Dio con noi, ed Egli sarà con noi fino alla fine. Perché questo Bambino, il Figlio unigenito di Dio, il Verbo eterno che si è fatto carne, ci è dato come un segno, una garanzia, a dirci che l’ultima parola del mondo non sarà delle tenebre ma della luce.

Ed è questo il vero senso del Natale: è il giorno di nascita del vero sole invitto, non il dio sole, ma questo Sole è il solstizio d’inverno della storia del mondo, che nell’andamento altalenante di questa nostra storia ci do la certezza che la luce non morirà ma già ha in pugno la vittoria finale.

Il Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato ha detto: «La luce splende nelle tenebre». E sì, perché le tenebre ci sono, non possiamo ignorarle. Ma il Vangelo di Giovanni continua: «Ma quelle tenebre non l’hanno vinta!». «La luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno vinta».

Nonostante la storia degli uomini, la nostra vita, sono attraversate dalle tenebre, questo Bambino è per noi una grande speranza. Egli ha messo la sua tenda in mezzo a noi, e rimarrà per sempre con noi, non verrà meno al giuramento fatto. Non romperà l’alleanza, non si stancherà di noi uomini. Ma ogni anno rinasce, riprende daccapo il cammino, tenace, testardo, ostinato, paziente!

Ho incominciato con il sole. Torniamo al sole, imitiamo il sole. La fusione nucleare è un segnale. Torniamo al vero sole, che è il Signore Gesù. Non facciamoci abbagliare da altri soli, luci effimere.

Torniamo a Gesù, imitiamo Gesù, il vero sole che non tramonta.

Meno male che c’è il Natale del Signore, meno male che abbiamo il Natale, garanzia di speranza. Non facciamocelo scippare, non svuotiamo il Natale del suo autentico contenuto. Buon Natale di Gesù. Buon Natale del Signore!

Antonio Di Donna
Vescovo di Acerra