«Nel tempo prolungato del Natale, siamo ancora invitati a contemplare Dio che si fa veramente uomo fino in fondo, in tutto uguale a noi tranne il peccato». Perché, «come tutti i bambini», Dio ha voluto «una famiglia», vivendo «dentro ad un contesto sociale ordinario, e senza saltare le tappe umane della crescita».
Celebrando in Cattedrale il Giubileo delle famiglie, domenica 27 dicembre, il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, ha esortato a «credere all’umanità di Dio», vissuto realmente «dentro le situazioni della storia», apprendendo a Nazareth l’«arte della vita». Perché, ha detto il presule alle tante famiglie giunte ad Acerra da tutte le parrocchie della diocesi, «Dio non gioca con le leggi della natura umana», pur avendo la capacità di superarle come avviene nella vita di Gesù quando egli compie miracoli. Ma «ordinariamente», il Signore «non si fa beffa delle leggi della natura umana».
Pur nella sua particolarità, la famiglia di Nazareth è «molto simile alle nostre», ha detto ancora Di Donna, e vive, come tutte, le difficoltà «del lavoro e della sofferenza». E dopo aver richiamato il dramma dei profughi («anche la famiglia di Gesù era tale»), il presule ha indicato «la fatica dell’educazione» come «il mestiere più difficile del mondo», e «il compito più duro» per i genitori.
Ma nel giorno in cui le famiglie della diocesi sono giunte ad Acerra per «attraversare la Porta Santa» e chiedere al Signore di «vivere la misericordia e il perdono nella vita ordinaria», il vescovo ha voluto rendere «grazie a Dio» per la «bellezza della famiglia»; del «volersi bene» e dello «stare insieme», nonostante i problemi, limiti e difetti; dell’«attendere» e seguire «i figli che crescono»: un «dono» e un «impegno».
Di Donna ha poi invitato le coppie di sposi a superare «la cultura del provvisorio e della precarietà» accettando «la sfida» del «per sempre», rinnovando la promessa, e «coltivando» ogni giorno, con gesti piccoli e apparentemente insignificanti, il proprio amore, perché «i figli hanno prima di tutto bisogno dell’amore tra mamma e papà. Prendetevi cura del vostro matrimonio», ha esortato il presule, perché esso non è un «armadio», ma una «pianta» viva da curare, giorno per giorno. «Senza cura, insensibilmente, l’altro si allontana da te». «Fate una buona vita di famiglia, non vi scoraggiate e state insieme», per evitare «l’asfissia e la morte», ha concluso il vescovo invitando le parrocchie a promuovere e far crescere gruppi di famiglie.