Ci sembra strano il discorso di Gesù, quasi ci mette paura, perché ci fanno paura le cose che finiscono, ma non sta parlando della fine del mondo: sì, passa questo mondo, passa ogni cosa anche il sole, la luna e le stelle, ma il Signore con queste parole ci vuole aiutare a centrare la nostra vita solo su ciò che è stabile e duraturo: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Nello scorrere del tempo, nelle vicende liete e tristi della nostra vita, nelle difficoltà e impegni quotidiani, nei problemi che sembrano insormontabili, tra le cose che oggi ci sono e domani sono finite, non vincerà il male e il nulla, il cristiano ha un’àncora a cui aggrapparsi, ha una luce che illumina il suo cammino (cf Sal 119,105), ha un fine per cui vivere. La parola di Dio non passa e dona la vita eterna; non è un semplice incoraggiamento, ma dona ciò che dice.
Questo discorso Gesù lo fa poco prima della sua passione e per Marco queste parole si compiono sulla croce: da mezzogiorno alle tre il sole si oscura (cf 15,33), il velo del tempio, simbolo del cielo, si squarcia in due, da cima a fondo (cf 15,38), il peccato e il male che Gesù ha preso su di sé viene annientato, la morte è vinta (cf CCC 638), trionfa la vita e il Signore viene riconosciuto: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» – dice il centurione (15,39). Tutto passa, ma noi siamo pellegrini, non vagabondi, abbiamo una meta precisa, l’incontro con Dio, la pienezza della gioia (cf Gv 17,13). E in questo pellegrinaggio Gesù cammina accanto a noi, ci sostiene, ci custodisce come la pupilla degli occhi (cf Sal 17,8), ci rinfranca, ci guida per il giusto cammino (cf Sal 22,3). Bisogna che impariamo a riconoscere la sua presenza nei piccoli segni, come riconosciamo che l’estate è vicina dai primi germogli del fico. Impariamo a vedere e apprezzare i piccoli segni di amore, di solidarietà, di rispetto anche quando sono fatti in mezzo a tribolazioni e fatiche, possono sembrare insignificanti, ma ci dicono che il Signore è in mezzo a noi, sono germogli di eternità. Ma soprattutto, «i credenti, quando vogliono vedere di persona Gesù e toccarlo con mano, sanno dove rivolgersi: i poveri sono sacramento di Cristo, rappresentano la sua persona e rinviano a Lui» – dice Papa Francesco nel Messaggio della V Giornata Mondiale dei Poveri che oggi si celebra. Il tema è: I poveri li avete sempre con voi (Mc 14,7) è «un invito a non perdere mai di vista l’opportunità che viene offerta per fare del bene». Il Papa ricorda che il primo povero è Gesù, è «il più povero tra i poveri perché li rappresenta tutti… Siamo chiamati – dice – a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli». Francesco nel suo discorso ad Assisi di venerdì scorso, ci invita ad accogliere i poveri, a farli sentire a casa e dice che il sorriso è l’accoglienza migliore. Accogliamo l’invito del Papa, apriamo gli occhi sui poveri che ci circondano e per quello che ci è possibile, tendiamo loro la mano e cerchiamo di dare loro sollievo e sostegno; iniziamo da un sorriso che non costa nulla e dona molto a chi lo riceve. Seguiamo l’esempio di Gesù che da ricco che era, si è fatto povero per noi, per arricchirci per mezzo della sua povertà (cf 2Cor 8,9).
don Alfonso Lettieri