Sant’Ignazio di Loyola nei suoi “Esercizi spirituali” invita a contemplare la Trinità che, guardando il mondo, vede gli uomini immersi nel peccato e decide che il Figlio «si faccia uomo per salvare il genere umano; e, giunta la pienezza dei tempi, invia l’Angelo san Gabriele alla Madonna» (n. 102). Questa domenica la Chiesa ci fa entrare nella casa di Maria a Nazareth, ci fa ascoltare questo dialogo tra Dio e la sua creatura, ci fa contemplare la delicatezza del Creatore che per entrare nel mondo chiede permesso ai suoi servi.
Un grande re, quando si accorge che in una sua provincia le cose non vanno bene, irrompe con la forza per ricordare a tutti le leggi e le regole da rispettare, per punire chi ha sbagliato e riprendersi ciò che è suo. Dio ci ha donato la libertà e ha deciso di perdere la sua onnipotenza di fronte ad essa, mai la forzerà, «ha posto un limite al suo potere, riconoscendo la libertà delle sue creature» (Benedetto XVI).
La sua delicatezza ci stupisce. Chiede ad una giovanissima donna di un paese sperduto della Galilea, di diventare sua madre; non va dalla figlia del re o dell’imperatore, ma da una ragazza umile e povera. Sembra scegliere le strade più complicate, più lunghe e rischiose. La sua logica non è quella del tutto e subito, ma quella della pazienza (cf Sap 15,1), del tempo opportuno (cf Gal 4,4) per dare a tutti l’occasione di accoglierlo (cf 2Pt 3,9). Dio deve salvare il mondo e non vuole farlo da solo: «Chi ha creato te senza di te, non ti giustifica senza di te: ha creato chi non sapeva, non giustifica chi non vuole» – dice sant’Agostino (Sermo 169,11,13).
Guardando Maria, impariamo a dialogare con Dio, ad avere la confidenza dei figli, impariamo a fidarci di Lui, a conoscere la sua volontà. Le parole dell’angelo la lasciano turbata, non comprende, ma ascolta ogni parola, chiede a Dio come può lei piccola e senza l’aiuto dell’uomo avere un figlio. Non dubita, ma vuole capire come può mettersi a disposizione del Signore. Davanti alla sua povertà c’è l’immensità di Dio che viene incontro alla nostra debolezza (cf Rm 8,26). L’angelo risponde alla sua domanda e le dà il segno di Elisabetta che «nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile». E aggiunge: «nulla è impossibile a Dio». Ecco, Maria ha ascoltato e ha creduto a queste parole, ha creduto che Dio può tutto e si è affidata pienamente a Lui; non ha tenuto conto di tutte le conseguenze, ha messo a rischio la sua vita – non viveva ancora con Giuseppe e poteva essere lapidata per adulterio – per far realizzare la parola di Dio. E io cosa sono disposto a fare affinché si realizzi la parola di Dio?
Il “Sì” di Maria ha spalancato le porte del mondo a Dio, gli ha permesso di incarnarsi, di iniziare la sua opera di salvezza. Ogni “sì” detto a Dio, ai suoi progetti di pace e di gioia, dona salvezza al mondo intero. Maria ci incoraggia a dire il nostro “sì” a Dio e come Madre ci sostiene, ci fa capire «che all’amore non si può che rispondere con tutto se stessi» (C. Curzel).
Chiediamo a Lei di avere la sua stessa fede, di essere pienamente disponibili al Signore che vuole fare anche in noi e attraverso noi cose grandi (cf Magnificat), anche attraverso me vuole entrare nel mondo, nella mia famiglia, nel mio gruppo di amici o compagni di scuola, nel luogo del mio lavoro, del mio tempo libero; anche attraverso me vuole essere l’Emmanuele, il Dio con noi. “Sì”, è l’unica risposta che possiamo dare a Dio non perché ci costringe ma perché ci rende pienamente liberi. Facciamo nostre le sue parole: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
don Alfonso Lettieri