Dio ha fiducia in noi

Il quarto pellegrinaggio diocesano a Pompei. Il vescovo Antonio Di Donna: «Una vita senza fiducia è una vita prigioniera»

E’ «una delle più belle iniziative dell’anno pastorale della nostra diocesi», che per la «quarta volta» si è recata a Pompei nella casa della Madre per «pregare tutti insieme» e «presentare a Lei l’attesa più viva, il bisogno più urgente della Chiesa di Acerra di nuove vocazioni che fioriscano nel suo seno, non solo numerosi e santi pastori e sacerdoti ma tutte le vocazioni nel popolo di Dio».

Nelle parole del vescovo Antonio Di Donna il pellegrinaggio al santuario mariano è ormai un «appuntamento annuale atteso» da sacerdoti, diaconi, seminaristi e soprattutto tanti fedeli. E anche lo scorso mercoledì 22 novembre in 1500 hanno raggiunto la cittadella della carità ai piedi del Vesuvio partendo dalle varie città della diocesi.Ad accoglierli l’arcivescovo prelato di Pompei, Tommaso Caputo, per il quale «affidando alla Madre le vostre intenzioni stasera ricevete dalle sue mani spiritualmente, come fu materialmente per Santa Caterina e San Domenico, la corona del Rosario, e il compito, come fu per il discepolo Giovanni, di portare la Madre con voi nelle vostre case».Per Di Donna «vocazione è vivere la vita come una chiamata» perché «a ognuno il Signore affida un compito secondo le proprie capacità e possibilità e mette nelle mani i suoi beni, di cui noi siamo solo amministratori, non padroni, e un giorno dovremo rendere conto» a partire dalla «vita, il tempo, la salute»; poi la «creazione, la terra, il sole, il mare»; e ancora, «i beni della Grazia: la sua Parola, l’annuncio missionario, il suo Spirito, i Sacramenti e i suoi amici, i poveri».«All’inizio dell’avventura umana c’è un atto di fiducia del Creatore verso gli uomini» e in questa prospettiva la vita acquista il fascino di una risposta alla chiamata del Signore per scoprire il proprio posto nella società e nella Chiesa, ha detto ancora monsignor Di Donna per il quale il primo passo da compiere per assolvere bene e con «responsabilità» il compito è «vivere la gioia dell’incontro con il Signore», per cui «la Chiesa di Acerra deve permettere ai ragazzi e ai giovani di scoprire la propria vocazione» attraverso il «discernimento» e i «segni» della sua «Parola», della stessa «Chiesa» e dei «fratelli», perché «il nostro Dio» è «nascosto e silenzioso».Sulla strada di ogni vocazione si alzano spesso però «ostacoli» tra cui il più subdolo è la «paura» di chi «non si fida di Dio», che «blocca» e «paralizza» ogni «iniziativa» perché «una vita senza fiducia è una vita prigioniera»; ma poi c’è anche «una delle piaghe più brutte del nostro tempo» e cioè «una società che non permette di realizzare la propria vocazione e assolvere al compito per il quale si sente chiamato» dalla sapienza di un Dio che «non fa le cose in massa secondo la legge del consumo».Di Donna ha esortato ad essere inquieti di fronte a giovani «invecchiati prima del tempo» perché «è triste vedere giovani in pensione».E infine l’invocazione a Colei che «ha avuto la più grande vocazione che una creatura umana potesse ricevere sulla faccia della terra: essere la Madre del Dio fatto uomo», affinché nel «mare grande delle vocazioni» ognuno «scopra il suo compito, la missione per cui è stato creato e che lui solo può compiere». Perché nel seno della Chiesa di Acerra fioriscano «giovani e santi sacerdoti, diaconi, donne e uomini consacrati, persone che si dedichino alla contemplazione»; ma anche «sposi santi» che «si amino e siano buoni genitori ed educatori dei figli», perché «la vocazione al matrimonio è grande e sposarsi non è un fatto istintivo per tutti, e non è possibile andare al matrimonio senza una vocazione specifica»; abbiamo bisogno, ha detto ancora il vescovo, di giovani e formati operatori pastorali che abbiano la passione per il Vangelo e la passione di educare; di monaci, eremiti e teologi con l’intelligenza della fede che guidino il popolo di Dio alla riscoperta della fede; di economisti, politici, e amministratori santi, di docenti che nel difficile campo dell’educazione aiutino a crescere con saggezza i nostri ragazzi, di medici santi sull’esempio di San Giuseppe Moscati.Nell’indicare a tutti l’iniziativa del «monastero invisibile», con persone anonime che pregano per le vocazioni, ed esortando a celebrare il giovedì «la Messa per le vocazioni e l’adorazione eucaristica con questa intenzione», Di Donna ha chiesto alla Madonna di benedire tutti «i fedeli laici» perché corrispondano «fedelmente» ognuno alla propria vocazione; di aiutare quelli in crisi e «scuotere» quelli che stentano a vivere la vita come la grande e affascinante avventura, in risposta alla chiamata di Dio; di «accompagnare» quelli in ricerca perché scoprano la propria vocazione senza paura e investano sulla fiducia che Dio nutre per loro; e di «sostenere» quelli che già hanno risposta affinché siano «perseveranti» nella propria vocazione.