Da quanti anni ascoltiamo la parola di Dio? Ormai alcuni versetti li conosciamo a memoria, sappiamo in quale libro cercarli. Eppure forse anche noi qualche volta diciamo: «Questa parola è dura!», come si può metterla in pratica? Pensiamo a cosa facciamo, a come reagiamo davanti a quella parola per noi impossibile da vivere. La durezza sta nella parola o nel nostro cuore non disposto a lasciarsi convertire? Ci piacciono le parole che ci lusingano, ci piace un Dio che ci dica ciò che vogliamo sentirci dire, invece il Signore ci dona una parola utile per la nostra vita, una luce per il nostro cammino.
Gli ascoltatori di Cafarnao dopo aver detto a Gesù che la sua parola è dura se ne vanno, non lo seguono più. E Giovanni sottolinea che non è la folla che va via, ma sono proprio i suoi discepoli delusi. Si aspettavano una parola diversa, più accomodante, che non richiede anche fatica per metterla in pratica. Sì, Dio può deludere le nostre attese, ma ci darà sempre tutto il necessario per affrontare la vita e gustarla fino in fondo.
La parola ci fa conoscere il vero Dio, è «parola di vita eterna» e solo se la mettiamo in pratica possiamo sperimentare la sua forza, la sua luce, la bellezza e la felicità nel seguire il Signore (cf Gc 1,22-25). San Francesco viveva il Vangelo sine glossa, alla lettera, così com’è. È l’unico modo di ascoltare la parola di Dio!
Noi pensiamo di comprendere e vivere la parola solo con le nostre forze, non riuscendoci ci scoraggiamo. «È lo Spirito che dà la vita» – dice Gesù, è lo Spirito che ci permette di comprendere e vivere la parola. Infatti, ribadisce san Girolamo: «non possiamo arrivare a comprendere la Scrittura senza l’aiuto dello Spirito Santo che l’ha ispirata» (Epistula 120,10).
Gesù sta parlando della concretezza dell’amore di Dio per noi, è venuto a darci questo amore e quando «molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui», non li ha chiamati per cercare di convincerli, non ha addolcito le parole, non si è scoraggiato, anzi si è spinto oltre: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?». Il Signore non fa sconti, si dona totalmente a noi e vuole che lo accogliamo nella nostra vita così com’è e non come, illudendoci, vorremmo che fosse.
Bisogna che noi cristiani impariamo ad avere, su temi fondamentali come la vita (inizio e fine), la famiglia, il lavoro, l’ambiente… la stessa determinazione e chiarezza di Gesù. Non siamo chiamati a cercare consensi, ad essere accettati da tutti, a raccogliere like e visualizzazioni sui nostri social, ma a cercare e far emergere la verità, ad avere gli stessi sentimenti di Gesù (cf Fil 2,5), ad agire ispirati dalla sua parola (cf Col 3,16) per costruire una società più giusta e solidale, dove la dignità di ogni persona sia rispettata.
Infatti, Gesù non va in cerca di consensi, non conta i “mi piace” che mettiamo sotto la sua parola, non ha paura di restare solo; nella Messa se siamo in due o in duecento, lui si dona comunque pienamente. Gesù è libertà che ci lascia liberi! Oggi chiede a ciascuno di noi: «Volete andarvene anche voi?». Siamo chiamati a rispondere personalmente. Voglio restare con Gesù, vivere la sua parola così com’è senza renderla innocua? Voglio continuare a fidarmi di lui? Voglio amare come lui mi ama?
Chiediamo di fare nostra ogni giorno la risposta di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Restare con lui significa fare di lui il centro della nostra vita, fare della sua parola il nostro cibo quotidiano, essere coraggiosi nel vivere il Vangelo così come ci viene donato. Io resto, non saprei da chi andare. E tu?
Maria che ha accolto e messo in pratica la parola, sostenga il nostro cammino.
don Alfonso Lettieri