Domenica scorsa Gesù ha sfamato cinquemila uomini con il poco messo a disposizione da un ragazzo; la folla ha pensato di farlo re – dove lo trovi uno che ti dà il pane gratis? – «Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo». La folla non si arrende, lo cerca finché non lo trova a Cafarnao.
«Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati».
Con queste parole inizia un lungo dialogo, Gesù vuole aiutare a comprendere il segno del pane, a capire qual è il vero motivo per cui lo cercano e vuole far capire che lui può dare molto di più del pane che li ha saziati.
E noi perché cerchiamo Gesù? Perché veniamo a Messa ogni domenica? Cerchiamo Dio solo perché deve risolvere i nostri problemi? Lui questo lo fa volentieri, sa di cosa abbiamo bisogno ancor prima che glielo chiediamo (cf Mt 6,8). Ma Gesù ci invita a impegnare la nostra vita, le nostre energie per qualcosa che dura per la vita eterna, ci invita a non perderci nelle cose che passano e poi ci lasciano vuoti. C’è una fame che non la sente lo stomaco, ma parte dal cuore e Dio non solo può saziare la nostra fame, far fronte ai nostri bisogni materiali, ma può saziare la nostra sete di infinito, di vita piena: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». E la cosa fondamentale non sta nel fare qualcosa gradito a Dio per avere la sua benevolenza – non dobbiamo convincere Dio a farci del bene! – ma sta nel credere in Gesù. Dio non chiede nulla e dona tutto se stesso: «è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Gesù si è fatto pane e ci permette di gustare pienamente Dio. «Se è necessario preoccuparci per il pane, ancora più importante è coltivare il rapporto con Lui, rafforzare la nostra fede in Lui che è il “pane della vita”, venuto per saziare la nostra fame di verità, la nostra fame di giustizia, la nostra fame di amore» (Papa Francesco).
Il nostro sant’Alfonso ha cercato Gesù, si è innamorato di lui, ha lasciato tutto per il Signore e ha fatto tutto per amarlo, lodarlo e farlo conoscere. Ha usato ogni mezzo: la predicazione, la musica, il canto, la poesia, la pittura. Andava nelle zone più povere a parlare di Gesù; è stato sempre attento a farsi capire, il suo linguaggio era semplice, popolare. Il suo segreto era di quello di far innamorare le anime di Gesù. Scrive nella Pratica di amar Gesù Cristo: «Tutta la santità e la perfezione di un’anima consiste nell’amare Gesù Cristo nostro Dio, nostro sommo bene e nostro Salvatore». E aggiunge: «Forse Iddio non si merita tutto il nostro amore? Egli ci ha amati sin dall’eternità». Ha compreso il grande dono dell’Eucaristia, passava molte ore davanti a Gesù nel tabernacolo e nelle Visite al SS. Sacramento scrive: «Fiori, felici voi, che notte e giorno / Vicini al mio Gesù sempre ne state, / Né vi partite mai, finché d’intorno / Tutta la vita alfin non vi lasciate: / Oh, potess’io far sempre il mio soggiorno in questo luogo bel, dove posate!».
Celebrare la festa di un santo ci aiuta a riflettere sulla nostra vocazione alla santità: Dio questo dono l’ha fatto a tutti. L’esempio di sant’Alfonso ci incoraggi, i suoi insegnamenti ci aiutino a vivere con forza la nostra fede in Gesù.
don Alfonso Lettieri