La folla sfamata da Gesù voleva farlo re, dice Giovanni (cf Gv 6,15) e aveva ragione: conviene fare re uno che ti sfama. Ma Gesù spinge i discepoli all’altra riva e, dopo aver congedato la folla, si ritira in preghiera. Dice il Papa: «La pietra d’angolo della Chiesa è il Signore davanti al Padre che intercede per noi, che prega per noi: noi preghiamo lui, ma il fondamento è lui che prega per noi» (Omelia 28 ottobre 2016). È bello sapere che Gesù continuamente prega il Padre per noi. Così nell’ultima cena: «Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa (Gv 17,15.19-21).
I discepoli intanto si ritrovano al largo, di notte, nella barca agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Mare, notte, onde… tutti elementi che richiamano il pericolo, le difficoltà, il rischio, la morte. E Gesù va loro incontro camminando sul mare. Se il mare è il simbolo della morte, colui che ci cammina sopra è colui che ha vinto la morte! Nella notte e nella tempesta, è difficile riconoscere Gesù, i discepoli pensano sia un fantasma. Anche noi nelle difficoltà facciamo esperienza dell’angoscia e della paura, non di rado si presenta il dubbio: “il Signore si è dimenticato di noi?”. Ma Lui ci viene incontro, ci raggiunge ovunque, non c’è tempesta, non c’è notte dove Lui non si fa presente. Perciò la Chiesa ci ha fatto chiedere di rafforzare la nostra fede e di riconoscerlo «presente in ogni avvenimento della vita e della storia». Lui non è il Dio lontano, ma l’Emmanuele, il Dio con noi! E come Elia, dobbiamo imparare a riconoscerlo non nelle grandi manifestazioni, ma nel sussurro di una brezza leggera. Infatti, quando accade qualcosa, diciamo: “Dov’è Dio?”, vogliamo subito vederlo, pretendiamo che si manifesti in tutta la sua forza e risolva subito i nostri problemi (come il genio della lampada di Aladino). Il Papa ci ricorda che «la fede nel Signore e nella sua parola non ci apre un cammino dove tutto è facile e tranquillo; non ci sottrae alle tempeste della vita. La fede ci dà la sicurezza di una Presenza, la presenza di Gesù che ci spinge a superare le bufere esistenziali, la certezza di una mano che ci afferra per aiutarci ad affrontare le difficoltà, indicandoci la strada anche quando è buio. La fede, insomma, non è una scappatoia dai problemi della vita, ma sostiene nel cammino e gli dà un senso» (Angelus 13 agosto 2017).
Il Signore rassicura i discepoli impauriti: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Che dolcezza, che premura Dio ha per i suoi figli! A queste parole Pietro chiede di camminare con Lui sul mare, inizia a camminare, ma poi quando distoglie lo sguardo da Gesù e vede che il vento è forte inizia ad affondare. Ma subito, all’invocazione: «Signore, salvami!», Gesù tende la mano e lo afferra, lo tira fuori dal mare, dal male.
Anche a noi succede di distogliere lo sguardo dal Signore, di non confidare sempre nella sua Parola, vogliamo più sicurezze e ci rifugiamo in altro, ci affidiamo ad altre parole che promettono facili successi, danno anche scadenze e soluzioni facili (vedi oroscopi, cartomanti…), ma così, piano piano, si inizia ad affondare e spesso senza rendersene conto. Quando guardiamo solo ai nostri problemi e difficoltà senza tener conto della presenza e dell’aiuto del Signore, tutto diventa pesante e ci fa sprofondare. In fondo, è sempre una questione di fede, di credere che Dio vuole il nostro bene, vuole che tutti gli uomini siano salvati (cf 1Tm 2,4), che non ci abbandona mai, che è sempre presente accanto a noi, sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e anche nell’ora della nostra morte. Credere in Lui fino in fondo, come Lui ci ha amati fino alla fine! (cf Gv 13,1). «Chi confida nel Signore – dice il salmista – è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre» (Sal 125,1).
La Vergine Maria, beata perché ha creduto, ci aiuti ad avere una fede forte, ferma e a sperare sempre anche quando non riusciamo a capire come le promesse del Signore si possano realizzare nella nostra vita, sicuri che «chi confida nel Signore non resterà deluso» (Sir 32,14).
don Alfonso Lettieri