Consolate, consolate il mio popolo. Queste parole risuonano alle orecchie del popolo costretto all’esilio e annunciano la fine della schiavitù. Isaia cerca di ridestare in coloro che si sono rassegnati e non sperano più in una liberazione, il desiderio di ritornare in patria. Oggi questa parola è rivolta a noi, Dio annuncia la sua consolazione, fatta non di semplici parole di conforto, ma annuncio della sua venuta, della sua presenza in mezzo a noi. Infatti, la voce che grida nel deserto invita a preparare la strada al Signore che viene. Egli viene «ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede». Viene con la potenza e la delicatezza di un pastore attento a ciascuna delle sue pecore, appunto, «porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».
Marco all’inizio del suo Vangelo, dice che questa promessa si è pienamente realizzata in «Gesù, Cristo, Figlio di Dio». In lui, quell’attesa che ha attraversato i secoli si è realizzata, è lui la buona notizia, Gesù è Dio che si è fatto uomo (cf Gv 1,1.14). Ecco cosa ci consola, cosa ci dona coraggio in questi giorni di paura, cosa sostiene chi sta nel deserto degli affanni della vita, chi oggi non riesce a guardare il futuro con speranza: Dio è qui in mezzo a noi e non fa mancare il suo aiuto, Egli «non vuole che alcuno si perda» (II lettura). Affinché tutti possano accoglierlo, manda avanti a sé un messaggero per «preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1,17). Marco ci presenta Giovanni che nel deserto battezza, invita alla conversione, annuncia la venuta di colui che «battezzerà in Spirito Santo», il vero Consolatore, colui che prende su di sé i peccati del mondo, colui che non ci lascerà soli e ci darà il “consolatore perfetto” (cf Gv 14,16-17).
Vegliate, ci ha detto la liturgia di domenica scorsa, «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» – ci vien detto oggi. Prepararsi fa parte della nostra vita, per ogni cosa ci prepariamo per essere pronti, per vivere al meglio ciò che dobbiamo fare: prepariamo un esame, una festa, un incontro, una partita, ci prepariamo per il lavoro, per le vacanze… Siamo chiamati oggi a preparare la via, cioè a togliere ogni ostacolo che ci impedisce di andare incontro al Signore che viene. Può essere la distrazione, l’egoismo, il venir meno alle proprie responsabilità, la poca fede, il non essere un onesto cittadino che ha a cuore il bene comune… Siamo chiamati anche a raddrizzare i sentieri, a vedere ciò che non va per il giusto verso: una relazione, un impegno trascurato, un lavoro fatto male, il poco studio, la scarsa preghiera, la carente attenzione agli altri, la mancanza di carità …
La settimana scorsa, si è parlato tanto dell’orario della “Messa della notte”, delle restrizioni, del divieto di spostamenti. Sì, sarà un Natale diverso, non si possono fare le solite cose, non si può viaggiare, per molti ci sarà un posto vuoto a tavola. Ma ricordiamoci che il motivo di gioia del Natale è Gesù che nasce, entra in questo mondo ferito e limitato, porta la sua salvezza, nonostante tutto, anche quest’anno «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!» (Lc 3,6).
Allora, oggi più che mai, bisogna invocare la sua venuta: “Vieni, Gesù, tu solo puoi salvarci!” e ogni cristiano, come il Battista, aiuti a preparare il suo prossimo a gustare, sebbene in un clima natalizio insolito, la vera gioia del Natale. Evitiamo di unirci al coro delle lamentele, alziamo, invece, la nostra voce per annunciare la lieta notizia, il vero e unico motivo della festa, il solo che ci fa comunque celebrare il Natale con gioia: la nascita di «Gesù, Cristo, Figlio di Dio», il Salvatore del mondo! (cf At 4,12).
Maria, che ha dovuto affrontare non poche difficoltà mentre stava in attesa del Figlio, sostenga i nostri passi incontro al Signore che viene.
don Alfonso Lettieri