Comunicato stampa

ACERRA: IL VESCOVO ANTONIO DI DONNA: «NON ABITUIAMOCI ALLA CULTURA DELLA MORTE».

ACERRA: IL VESCOVO ANTONIO DI DONNA: «NON ABITUIAMOCI ALLA CULTURA DELLA MORTE». DURANTE LA MESSA DI COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI AL CIMITERO, IL VESCOVO HA ATTACCATO «I POTENTI CHE DISTRUGGONO IL CREATO E CHE VOGLIONO DI FARE DI ACERRA UN POPOLO DELLO SCARTO». DI DONNA HA POI LANCIATO UN APPELLO ALLE ISTITUZIONI: «NON BRUCIATE AD ACERRA LE 10.000 ECOBALLE DI CODA DI VOLPE (EBOLI)».
Monsignor Antonio Di Donna ha scelto «il cimitero, il luogo dove riposano i corpi di Tonia, Tina, Nello e tanti altri, in particolare giovani, morti a causa dell’inquinamento ambientale», per chiedere «garanzie in nome loro e del mio popolo», e per attaccare «i signori della distruzione del Creato e della morte, che vorrebbero fare di Acerra uno scarto».
Ad un anno esatto dal suo arrivo in città – il 10 novembre 2013 – il vescovo di Acerra ha preso spunto dalla commemorazione dei defunti per «fare un bilancio, una riflessione sulla cultura di morte, frutto del dramma ambientale, alla quale la gente rischia di abituarsi come ad un fatto normale». E invece, «non è normale che nella nostra città muoiano tante persone per tumore, soprattutto in tenera età».
Di Donna ha espresso «profondo rammarico» per quella «mancata operazione verità», da lui stesso tante volte invocata in questi 12 mesi in qualità di «pastore che ascolta il grido della sua gente», e ancora «molto lontana dal realizzarsi».
Al contrario, «gli eventi contradditori degli ultimi mesi hanno reso ancora più forte la sfiducia tra la popolazione. La gente non si fida più di nessuno, soprattutto delle istituzioni», ha affermato Di Donna. Tutto questo, perché «in otto mesi ben poco è stato applicato della cosiddetta legge Terra dei fuochi». Con il risultato che «l’Amministrazione comunale e i cittadini chiedono garanzie e non le ricevono».
In più, il vescovo si è detto «molto preoccupato per quanto sta accadendo in questi giorni in città. L’altro giorno – ha affermato Di Donna – ho ricevuto nel cortile del mio palazzo giovani studenti e mamme con il loro bambini che con le lacrime agli occhi mi hanno parlato dei loro drammi familiari, delle loro paure per il futuro dei figli». Il vescovo «condivide le preoccupazioni della gente per le 10.000 ecoballe provenienti da Eboli», perché è ben consapevole che «ogni famiglia ad Acerra vive il dramma di un malato di tumore. La gente vuole garanzie sulla qualità dell’aria, vuole sapere cosa c’è dentro le balle da incenerire, vuole semplicemente vivere e desidera garanzie per farlo serenamente», ha ancora detto monsignor Di Donna che ha poi duramente ammonito: «Acerra ha già dato tanto ed è da folli – dopo che già anni fa con il Decreto Prodi si ammetteva il quasi collasso ambientale per i livelli altissimi di diossina presenti nell’aria – che si continui a bruciare l’indifferenziata di tutta la regione e, dal 2016, il tal quale».  
Perciò, si fa strada il sospetto che «Acerra sia vittima di un disegno più grande, e che la popolazione sia destinata a diventare “scarto” perché i signori della distruzione del creato e della morte così hanno deciso». Di Donna ha proseguito con una serie di domande provocatorie: «Come mai le gare per gli altri due inceneritori – Salerno e Giugliano, previsti nel piano regionale – sono andate deserte? Sono forse diventati inutili, in quanto il più grande inceneritore d’Europa che c’è ad Acerra ha bisogno per la sua redditività di bruciare i rifiuti di tutta la Campania? E’ questo il futuro per la nostra città?». E ancora: «E’ vero che è pronta una quarta linea per aumentare la mole di rifiuti da bruciare piuttosto che diminuirla? E i camini, perché sono molto più bassi della norma? E’ vero che l’inceneritore funziona in regime di proroga? E sulla qualità delle ecoballe di Eboli, chi garantisce? Se le istituzioni non rispondono con velocità e chiarezza a questi drammatici interrogativi, la sfiducia crescerà sempre più, allargando quella ferita democratica apertasi 10 anni fa con l’imposizione dell’inceneritore al popolo di Acerra. E ci allontaneremo da quanto auspicato dai vescovi della Campania: “Non servono soluzioni parziali, limitate, disorganiche e legate all’emergenze”», ha duramente ancora ammonito il presule.
Tutto questo «si aggiunge all’impatto ambientale degli agenti inquinanti di altre industrie presenti sul territorio».
Certo, ha detto ancora il vescovo, noi «non siamo un popolo di disperati e disfattisti. Vogliamo dialogare con tutti, ma nella verità». Per cui, dopo aver ringraziato il presidente Vallotti per il cortese invito al dialogo di qualche mese fa, Di Donna ha invitato l’A2A, che nei giorni scorsi aveva dichiarato ad un quotidiano nazionale di aver fornito corrente a 200 mila famiglie, a sua volta a «dialogare con i cittadini evitando di fornire dati statistici a senso unico, accettando un comitato di controllo sul funzionamento dell’impianto, come già auspicato dal Ministro Galletti sul giornale Avvenire. Controllore e controllato non devono coincidere», ha tuonato Di Donna. Per cui «la Regione Campania non può autorizzare il funzionamento dell’impianto perché è il proprietario, e il soggetto che controlla non può essere il proprietario». Alla Regione, Di Donna ha chiesto di «dialogare con il popolo, evitando di far cadere su Acerra il peso del problema rifiuti di tutta la Campania, e di dare finalmente le garanzie giuste per il risanamento del territorio, magari riprendendo il vecchio Osservatorio del governo di cui non c’è più traccia».
E quindi, l’appello a Caldoro e al Prefetto: «Si sospenda l’arrivo delle ecoballe da Eboli», e l’auspicio che «il Decreto Terra dei fuochi venga seriamente applicato e che ad Acerra si scongiuri il pericolo che l’inceneritore bruci di tutto e di più».
All’Amministrazione comunale di Acerra, Di Donna ha chiesto «un atto di coraggio contro lo smaltimento delle ecoballe coerentemente con il parere negativo per l’autorizzazione di impatto ambientale all’inceneritore espresso dallo stesso comune di Acerra in seno alla Conferenza dei servizi del 20 ottobre scorso: Fate tutto ciò che è in vostro potere, la gente ve ne sarà grata, fatelo per i nostri morti», ha detto il vescovo di Acerra, che ha chiesto al popolo di considerare «il sindaco non un nemico ma un alleato, perché disuniti non si va da nessuna parte».
Infine, una precisazione: «Il dramma ambientale può essere soggetto a strumentalizzazioni politiche in questo tempo in cui si avviano campagne elettorali importanti, ma Di Donna non si farà certo tirare da una parte o dall’altra».
 
 
Antonio Pintauro
Direttore – Ucs Diocesi di Acerra
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