«Troppe volte abbiamo trascurato l’eucarestia e le sue ricadute nella nostra vita di tutti i giorni, personale e sociale». E’ il peccato «più grande» per il quale il vescovo Antonio Di Donna chiede perdono all’inizio della Messa della Cena del Signore la sera del Giovedì santo sei aprile in Cattedrale. Il presule avverte, come già tante altre volte in passato, che disertando sistematica la partecipazione all’eucarestia, in particolare della domenica, si mette a serio «rischio» la propria fede.
«Senza la domenica non possiamo vivere» risposero nel lontano 300 dopo Cristo i 49 martiri eucaristici di Abitene, una piccola sede vescovile tunisina, 80 km da Cartagine, al proconsole Anulino durante una delle più feroci persecuzioni anticristiane della storia, quella di Diocleziano, testimoniando che esiste una strettissima identificazione tra l’essere cristiani e il celebrare la domenica.
Perciò Di Donna ne spiega il significato, a partire dal «memoriale» che significa rendere «vivo» oggi, e tutte le volte che si celebra l’eucarestia, il Signore morto e risorto per noi attraverso il dono definitivo del suo corpo e del suo sangue. E quindi permettere a ciascuno di entrare in una «comunione» vera e reale con Lui.
Poi l’esortazione del Signore ai discepoli durante l’Ultima Cena: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». Non ci può essere «divorzio» tra il «sacramento dell’altare» e quello dei «poveri», perché una vita pienamente riuscita è quella che sa mettersi al servizio degli altri dice ancora il vescovo citando papa Francesco. Questo simboleggia la Lavanda dei piedi del presule ai volontari della Caritas e della Mensa della fraternità e che «uscendo da questa Chiesa a casa il marito dovrebbe fare alla moglie, i genitori al figlio, gli insegnanti agli alunni e chi governa la città ai cittadini».
Per cui il «comando» del Signore ai discepoli: «Fate questo in memoria di me».
Infine, all’Altare della Reposizione prosegue come in tutte le altre parrocchie della diocesi l’adorazione eucaristica, mentre «all’inizio di questo solenne Triduo pasquale» il parroco don Ciro Barbato aveva accolto insieme alla Comunità «gli oli che il nostro vescovo Antonio ha benedetto questa mattina durante la Messa crismale in Cattedrale, e ha consegnato a tutte le Parrocchie come segno di unità e comunione».