Alla vigilia di un anno speciale per l’intera Chiesa cattolica il vescovo di Acerra, monsignor Giovanni Rinaldi, scrive ai fedeli e sottolinea «l’importanza della fede», ricorda le «sfide attuali» e gli «ostacoli interni alla Chiesa» e ribadisce la necessità di tornare alla «sapienza del Concilio».
La Lettera pastorale Celebrare la fede è un dono prezioso per introdursi al meglio all’Anno della fede che inizierà l’11 ottobre, 50° dall’apertura del Concilio vaticano II, appuntamento al quale la diocesi si è preparata all’inizio del 2012 in compagnia dei santi patroni di Acerra Cuono e Figlio.
Perché la missione della Chiesa torni ad essere efficace, scrive monsignor Rinaldi, bisogna riscoprire la «liturgia come fonte primaria della nostra rinascita alla fede», per «attingere il genuino spirito cristiano». Non a caso la prima Costituzione approvata dal Concilio fu proprio quella sulla Sacra Liturgia. In essa c’è un «oggi della storia della salvezza» di cui ogni uomo, di ogni tempo, può godere. La strada è ardua ma obbligata: «Rinvigorire la fede per non celebrare al ribasso i sacramenti», educarsi «a questo oggi sacramentale» per vivere l’oggi continuo della nostra vita con la testimonianza e il dovere di comunicare un’esperienza illuminata da una fede matura e autentica.
I sacramenti sono atti nei quali Cristo «agisce personalmente». Attraverso «la mediazione» del rito il sacerdote celebra il sacrificio di Cristo, capo attualmente vivo ed operante della Chiesa.
Ciò non toglie che i sacramenti siano «segni, fessure che ci aprono alla vera vita». Essi parlano ed insegnano facendosi conoscere da sé, e «non capirà mai l’Eucarestia chi non ha fatto nessuna esperienza di cibo umano, di fame e di nutrimento, dello spartire il pane e del mangiare insieme».
Segni della grazia sacramentale, i sacramenti ci rivelano «la vita divina partecipata all’uomo, secondo i vari bisogni della sua vita spirituale». Da qui l’importanza di una «catechesi liturgica» stando attenti a «non esagerare».
Ma i sacramenti sono anche segni della fede, un «incontro», frutto del «dono di Dio e dell’incamminarsi dell’uomo». E se la rinascita spirituale è sempre il risultato dell’azione di Dio e quella dell’uomo, per tanti oggi il Battesimo rimane un «sacramento legato», un regalo non ancora aperto. Molti cristiani, riconosce monsignor Rinaldi, possiedono i titoli ma non ne sono consapevoli e non sanno usarli: questo è il primo problema della Chiesa.
I sacramenti sono infine «segni della Chiesa». Ne delineano il volto e la struttura, in particolare l’Eucarestia.
Al termine della Lettera monsignor Rinaldi invita ogni cristiano ad «irradiare intorno a sé luce, gioia e calore», perché «la vita dell’autentico seguace di Cristo è un impegno entusiasmante e pieno di responsabilità, che esige unione della Preghiera e del vivere quotidiano».