Nelle circostanze sociali drammatiche, come quella attuale, ci si appella di solito alle conoscenze scientifiche, tecnologiche, informatiche; alle strategie politiche, economiche per far fronte ai problemi contingenti che necessitano di urgenti soluzioni immediate. Questo atteggiamento spesso adombra quelle qualità umane, ritenute, di solito, inadeguate a tale scopo, come la poesia. In tempora belli silent muse, recita un antico adagio latino. Eppure quante volte nelle crisi più drammatiche è proprio la voce dei poeti a fendere la speranza. Il loro sguardo è come quello dei profeti: capace di vedere oltre la corteccia dura della realtà. Anche in questo difficile tempo culturale, così impregnato di economicismo, sembra come riaffiorare un timido gusto per la poesia, troppo spesso assopita o anestetizzata dal ritmo vorticoso della nostra vita quotidiana. Essa ci attraversa come un sussurro di venticello leggero, recando parole d’ascolto e una gioia appena percettibile. In un clima di silenzio un’intuizione poetica può rivelarsi un luogo bellezza, di cui la poesia si fa mensa per i poveri di spirito. Come la preghiera anch’essa fa salire dal cuore parole leggere, capaci di librarsi nell’aria e forare il cielo, fino a raggiungere l’orecchio di Dio e da lì riversarsi, come granelli di vita divina, nell’animo inquieto degli uomini. Quando è autentica, la poesia porta sempre con sé un germe di risurrezione. Non importa chi sia il poeta. Egli come un profeta mendica parole di speranza, per nutrire lo spirito degli uomini. Essa, parafrasando la nota immagine del profeta Isaia, diventa come la parola che una volta donata non torna al poeta senza aver prodotto i suoi effetti (cf. Is 55, 1-11). Tale immagine acquista ancora più forza e spessore se inserita nel contesto della Terra dei fuochi a cui essa fa riferimento e dalla quale nasce.
Briciole di poesia
Poesie come briciole di Verbo
cadono silenziose dalla mensa dell’amore
ed io come un profeta
mendico parole di speranza
da questa terra
bruciata dall’arsura.
Casperia, 21 marzo 2020
Briciole di poesia è anche il titolo che dà il nome alla presente rubrica. Esso si ispira a due immagini: la prima è quella della donna Cananea, di cui parla Matteo nel suo Vangelo (15, 21-28). Si tratta di un brano particolarmente ricco di spunti riflessivi, che offre non poche luci sulla precarietà dell’attività poetica nell’attuale contesto culturale e sociale. Molto spesso la voce dei poeti, come quella della donna, rimane inascoltata, ignorata, azzittita, messa ai margini degli interessi culturali, perfino negli ambienti religiosi. Un fenomeno questo che si rinnova specie verso quei poeti-profeti che hanno il coraggio di lasciar affiorare dalla propria poesia la voce di Dio. Questa, è vero, si rivela spesso appena percettibile, come il mormorio del vento leggero di cui parla il profeta Elia (cf. 1 Re 19), non per questo è incapace di portare alla luce le profonde istanze esistenziali dell’uomo contemporaneo. Al contrario essa è quella voce che appartiene ai piccoli del vangelo, idonea a rivelare quella sapienza divina che rimane nascosta ai potenti del mondo (cf. Mt 11, 25-27). Una voce fragile, ma al contempo tenace, ferma, insistente, tanto da attirare l’attenzione di Dio e piegarne la volontà (cf. Lc 18, 1-9), specie quando è volta all’ascolto del grido di dolore dell’uomo.
La seconda immagine ispirativa è il testo di S. Kierkegaard: Briciole di filosofia. Un libro che non teorizza sistemi ideologici – alla maniera hegeliana, per intenderci – ma che propone la disciplina filosofica come luogo e condizione per cogliere quelle verità che possono nutrire l’esistenza umana. Si tratta spesso di briciole di verità, come quelle che cadono dalla mensa dei sapienti, evocata dalla donna Cananea nel Vangelo, ma che riescono a nutrire la fede e la ricerca della Verità: non quella concettuale, come emerge, purtroppo molto spesso, dalla filosofia, ma quella vitale, incarnata da Cristo e che si rende esplicita nella sua relazione col Padre, nello Spirito (cf. Gv 16, 13-15) e nel comandamento dell’amore reciproco tra le persone di ogni epoca e cultura. La poesia è come l’amore di una madre: nutre in silenzio i propri figli. E quando questi prendono coscienza di ciò che li ha fatti diventare uomini e donne, non possono più ricambiarlo alla maniera umana, non perché troppo tardi, ma perché è mutato il modo d’esistere della madre: è diventata amore.