Inizia l’Avvento, un nuovo anno [liturgico] si apre davanti a noi. Nei ritmi e nelle vicende del tempo, la Chiesa ci fa vivere i misteri della salvezza (cf Annuncio della Pasqua). Di solito ogni inizio, ogni cammino è caratterizzato da entusiasmo, desideri, attese ma anche da un po’ di ansia per ciò che si deve affrontare. Per l’anno solare c’è chi vuole vincere l’ansia scrutando astri, consultando oroscopi e allineamenti di pianeti per sapere come andrà, cosa ci sarà. Per l’anno liturgico non ci sono oroscopi – noi non consideriamo nemmeno quelli per l’anno solare – e lo intraprendiamo senza ansie perché abbiamo una certezza che dà serenità e senso a tutto ciò che in questo nuovo anno succederà e ognuno vivrà: è l’amore di Gesù per noi, la sua nascita, morte e risurrezione, la sua presenza accanto a noi. Da lui ognuno può attingere forza per andare avanti, sapienza per affrontare la vita, coraggio per rendere sicuri i propri passi, luce per orientare il proprio cammino. Non ci perdiamo tra previsioni e premonizioni, ci affidiamo alla Parola di Dio, alla certezza che lui ha pensato quest’anno da sempre per noi, che nelle sue mani sono i nostri giorni (cf Sal 31,16) e colui che veste i gigli del campo e nutre gli uccelli del cielo, provvederà a ciascuno di noi, non ci farà mancare nulla (cf Mt 6,25-34; Sal 22). Sarà, dunque, un anno di grazia, saranno giorni in cui il Signore per ciascuno realizzerà le promesse di bene che ha fatto (cf I lettura), giorni in cui i germogli di bene seminati porteranno frutti di giustizia e di pace. Questo anno sarà per tutti un anno nuovo, perché viene incontro a noi colui che fa nuove tutte le cose (cf Ap 21,5).
Eppure oggi sembra che Gesù voglia farci paura con queste immagini di angoscia e sconvolgimenti. Siamo già angosciati a causa della pandemia che si ripresenta con nuova forza, di sconvolgimenti climatici dovuti alla scarsa cura per il creato… Certo, Gesù ci scuote con queste parole, ma perché non ci vuole piegati, chiusi in noi stessi. Quanto sono premurose le sue parole: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso». Eh sì, lui ci conosce, sa che rischiamo di appesantire i cuori con tante cose. Allora questo Avvento può aiutarci a scrutare il nostro cuore, non gli astri, per vedere ciò che lo appesantisce; può aiutare noi cristiani a liberare la celebrazione del Natale da tante cose che ne offuscano il senso che è dato non dalle cose da fare, ma dalla persona che celebriamo: il Natale è di Gesù!
Siamo invitati a rialzare il capo, cioè a tenere viva la nostra speranza, la nostra fede in lui, ad affrontare la vita in ogni momento, in ogni stagione, solo così lo possiamo riconoscere e accogliere: «perché la vostra liberazione è vicina».
Alzarsi, vegliare e pregare danno uno stile all’Avvento, alla nostra vita. Si alza e veglia chi attende qualcuno, chi non vuole perdere un appuntamento: attendiamo Gesù che viene? Abbiamo il desiderio di incontrarlo ogni giorno? Lui è la nostra vita, la nostra pace e la nostra gioia: non possiamo rischiare di non accorgerci della sua venuta. Chi attende prega perché la preghiera ci tiene svegli, ci aiuta a conoscere Dio e a riconoscere i segni della sua presenza. La preghiera, inoltre, rende l’attesa operosa, non passiva, ci aiuta a crescere e a sovrabbondare nell’amore tra noi e verso tutti (cf II lettura).
Chi attende il Signore che viene, non può non andare verso i fratelli e le sorelle che attendono la liberazione dalle loro angosce e affanni della vita: chi lo attende non può non riconoscerlo nei più deboli e poveri (cf Mt 25,34-40). Chiunque vive situazioni di affanno, angosce e difficoltà, alzando il capo e vedendo un cristiano, deve riconoscere nel modo in cui è accolto, ascoltato e amato, il Figlio dell’uomo che si fa presente accanto a lui.
Vieni, Signore Gesù. È l’invocazione dell’Avvento. Invochiamo senza stancarci la sua venuta e preparandoci a celebrare la sua nascita, preghiamolo affinché aiuti tutti a comprendere il grande dono della vita preziosa e degna di essere vissuta dall’inizio alla sua fine naturale.
Maria che ha saputo attendere e accogliere Gesù, ci accompagni in questo cammino.
don Alfonso Lettieri