«Mantenete gli impegni assunti pubblicamente per risolvere il dramma della Terra dei fuochi». È l’appello di monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, tra i territori più colpiti e sede dell’unico, enorme, inceneritore campano. Di Donna interviene a un anno esatto dalla Giornata regionale per il Creato, svoltasi propria ad Acerra alla presenza di tutti i vescovi campani e del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, nel corso della quale furono indicati alle istituzioni tre precisi punti di intervento: difesa della salute, inquinamento ambientale e rilancio dell’agricoltura. «A un anno di distanza – commenta con amarezza il presule, che è segretario generale della Conferenza episcopale campana –, pur riconoscendo gli sforzi che le istituzionistanno facendo su questi punti, dobbiamo purtroppo constatare che si procede molto lentamente » e mentre «le risposte tardano a venire », tra la gente «ci si continua ad ammalare e morire» e «preoccupa il livello di inquinamento dell’aria». Anche per la preoccupante ripresa dei roghi dei rifiuti.
Un anno fa, ricorda Di Donna, fu avviato un «dialogo con le istituzioni» alle quali furono presentate «le attese e le proposte maturate in questi anni» in cui «la Chiesa campana è stata vicina alla popolazione sofferente e ha ascoltato il suo grido di dolore». Perché, aggiunge, «dal dramma ambientale si esce tutti insieme, sulla base di un dialogo tra cittadini più responsabili e istituzioni più trasparenti e orientate al bene comune». Proprio per questo venne chiesta una «dichiarazione di impegno» e che «il dialogo continuasse ». Allora, ricorda ancora il vescovo, «il presidente della Regione si impegnò pubblicamente su alcuni punti: assumere la questione ambientale come prioritaria; la ricostituzione in poche settimane del registro dei tumori; l’avvio della bonifiche, e infine il monitoraggio delle polveri sottili e della qualità dell’aria con la partecipazione dei cittadini al massimo livello sul confronto dei dati».
Impegni sui quali, invece, «si procede molto lentamente». E questo malgrado i continui richiami. In particolare, il 14 agosto, nell’omelia per la Messa dell’Assunta, Di Donna aveva lanciato un allarme sullo smaltimento delle famose “ecoballe”. Esprimendo il «legittimo timore che si possa affermare un ragionamento di questo tipo: ‘Le balle non si smaltiscono, in fondo non contengono materiale tossico, ad Acerra c’è un inceneritore, l’unico della Campania che può bruciare ancora altro e tra l’altro secondo uno studio recente del Cnr addirittura sembra che non inquini o inquini poco’». Per cui, rispetto ad un eventuale «potenziamento» delle attività dell’inceneritore e al tentativo «di buttare la croce su una città che ha già dato troppo e non può continuare a dare di più», avvertiva che «se vincesse l’indifferenza di fronte a questo pericolo – che io mi auguro sia davvero solo una legittima paura – è inutile poi piangere sul latte versato».
Parole forti ma non di chiusura. «Chiediamo ancora il dialogo con le istituzioni – conclude il vescovo –, mentre continuiamo l’impegno nelle nostre comunità parrocchiali di educare le coscienze alla giustizia e alla custodia del creato», impegno confermato durante l’undicesima Giornata per il Creato: «La Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica ma invita ad un dibattito onesto e trasparente». Non a caso il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, a proposito dei preoccupanti roghi, aveva duramente ammonito quei «battezzati che onorano con le labbra» ma poi fanno salire «cattivi odori e fumi al cielo», ribadendo che compito della Chiesa è «risvegliare le coscienze di tutti» e contribuire a creare le «condizioni sociali e morali» per il vero sviluppo integrale dell’uomo.