Alla luce di quello mondiale vissuto a Roma con Papa Francesco tra il 2 e il 3 giugno, i sacerdoti della nostra diocesi hanno vissuto il loro particolare Giubileo insieme al vescovo Antonio Di Donna questa mattina dividendosi tra la Biblioteca diocesana e la Cattedrale.
Accogliendo i circa trenta presbiteri, il vescovo ha raccomandato «la meditazione nel cammino quotidiano come tempo propizio per la crescita spirituale». Di Donna ha poi offerto alla riflessione quanto lo stesso Papa Francesco ha detto ai sacerdoti di tutto il mondo.
La «dignità vergognata», o «vergogna dignitosa»
Partendo dalla prima meditazione del Pontefice, il vescovo di Acerra ha invitato i sacerdoti a tenere sempre insieme il sentimento di vergogna del proprio peccato e quello della dignità alla quale il Signore ci eleva. Il sacerdote infatti è capace di «misericordiare», cioè dare e ricevere misericordia.
Il peccato è il ricettacolo della misericordia
In secondo luogo, Di Donna ha citato alcuni tra i santi della Chiesa che dalla misericordia di Dio sono stati trasformarli da grandi peccatori in grandi santi: Pietro, Paolo, Giovanni, Agostino e Francesco; anche Santa Teresa di Gesù Bambino era consapevole della «grazia preveniente», ha aggiunto il presule. La santità è perciò la strada che si apre innanzi a coloro che accettano di farsi «ricreare» il cuore dalla misericordia di Dio. Di Donna ha indicato la Madonna quale «recipiente e fonte di misericordia: quando la stanchezza rischia di rendere duro il vostro cuore volgete lo sguardo a Lei e lasciatevi guardare», ha esortato il presule.
Le opere di misericordia dei sacerdoti
Infine, l’«amore per i poveri». Il popolo poco sopporta l’«attaccamento ai soldi» in un prete perché «questo lo distoglie dallo sguardo di misericordia che il sacerdote deve avere», ha messo in guardia il vescovo, che parlando del sacramento della penitenza ha affermato che il sacerdote deve farsi «buon pastore, buon samaritano, padre che attende il figlio, colui che cerca la pecora perduta e giusto giudice». Come? Diventando segno e strumento dell’incontro tra il Padre che sempre attende sulla terrazza e il figliol prodigo che dal cortile in mezzo ai porci fa ritorno a casa: guai a cadere nell’autoreferenzialità e mettersi al posto di Dio. Il compito del sacerdote è infatti attrarre verso Dio e non verso se stesso. E poi la disponibilità: il sacerdote non deve mai avere l’aspetto di colui che è troppo occupato ed essere attento a non diventare burocrate a scapito della paternità di cui soprattutto i giovani hanno tanto bisogno oggi.
Al termine della prima parte, vescovo e sacerdoti si sono recati in pellegrinaggio verso la Cattedrale passando per il Chiostro del Seminario prima di attraversare la Porta Santa della misericordia. In Chiesa Di Donna ha letto ai sacerdoti l’omelia pronunciata da Papa Francesco davanti ai presbiteri di tutto il mondo lo scorso 3 giugno, festa del Sacro Cuore di Gesù, durante la celebrazione conclusiva del loro Giubileo.
In particolare il presule ha richiamato la centralità del cuore della persona umana esortando i sacerdoti a porre il loro cuore in quello del buon pastore per attingere da esso la capacità di «cercare, includere e gioire».
Le meditazioni di Papa Francesco erano contenute in un libretto donato ai sacerdoti e sono disponibili al sito www.vatican.va
Accogliendo i circa trenta presbiteri, il vescovo ha raccomandato «la meditazione nel cammino quotidiano come tempo propizio per la crescita spirituale». Di Donna ha poi offerto alla riflessione quanto lo stesso Papa Francesco ha detto ai sacerdoti di tutto il mondo.
La «dignità vergognata», o «vergogna dignitosa»
Partendo dalla prima meditazione del Pontefice, il vescovo di Acerra ha invitato i sacerdoti a tenere sempre insieme il sentimento di vergogna del proprio peccato e quello della dignità alla quale il Signore ci eleva. Il sacerdote infatti è capace di «misericordiare», cioè dare e ricevere misericordia.
Il peccato è il ricettacolo della misericordia
In secondo luogo, Di Donna ha citato alcuni tra i santi della Chiesa che dalla misericordia di Dio sono stati trasformarli da grandi peccatori in grandi santi: Pietro, Paolo, Giovanni, Agostino e Francesco; anche Santa Teresa di Gesù Bambino era consapevole della «grazia preveniente», ha aggiunto il presule. La santità è perciò la strada che si apre innanzi a coloro che accettano di farsi «ricreare» il cuore dalla misericordia di Dio. Di Donna ha indicato la Madonna quale «recipiente e fonte di misericordia: quando la stanchezza rischia di rendere duro il vostro cuore volgete lo sguardo a Lei e lasciatevi guardare», ha esortato il presule.
Le opere di misericordia dei sacerdoti
Infine, l’«amore per i poveri». Il popolo poco sopporta l’«attaccamento ai soldi» in un prete perché «questo lo distoglie dallo sguardo di misericordia che il sacerdote deve avere», ha messo in guardia il vescovo, che parlando del sacramento della penitenza ha affermato che il sacerdote deve farsi «buon pastore, buon samaritano, padre che attende il figlio, colui che cerca la pecora perduta e giusto giudice». Come? Diventando segno e strumento dell’incontro tra il Padre che sempre attende sulla terrazza e il figliol prodigo che dal cortile in mezzo ai porci fa ritorno a casa: guai a cadere nell’autoreferenzialità e mettersi al posto di Dio. Il compito del sacerdote è infatti attrarre verso Dio e non verso se stesso. E poi la disponibilità: il sacerdote non deve mai avere l’aspetto di colui che è troppo occupato ed essere attento a non diventare burocrate a scapito della paternità di cui soprattutto i giovani hanno tanto bisogno oggi.
Al termine della prima parte, vescovo e sacerdoti si sono recati in pellegrinaggio verso la Cattedrale passando per il Chiostro del Seminario prima di attraversare la Porta Santa della misericordia. In Chiesa Di Donna ha letto ai sacerdoti l’omelia pronunciata da Papa Francesco davanti ai presbiteri di tutto il mondo lo scorso 3 giugno, festa del Sacro Cuore di Gesù, durante la celebrazione conclusiva del loro Giubileo.
In particolare il presule ha richiamato la centralità del cuore della persona umana esortando i sacerdoti a porre il loro cuore in quello del buon pastore per attingere da esso la capacità di «cercare, includere e gioire».
Le meditazioni di Papa Francesco erano contenute in un libretto donato ai sacerdoti e sono disponibili al sito www.vatican.va