Dal 29 dicembre scorso anche la nostra diocesi è entrata nell’Anno Santo, aperto da papa Francesco a Roma pochi giorni prima, la sera della Vigilia di Natale, e che terminerà il 6 gennaio 2026.
Il Giubileo ha preso il via in tutte le Chiese del mondo nella domenica tra Natale e Capodanno, giorno che la liturgia dedica alla Santa Famiglia. E il vescovo Antonio Di Donna ha offerto ai numerosi fedeli, accorsi ad Acerra da tutte le comunità del territorio diocesano insieme ai loro parroci, due «spunti emersi dal Vangelo di stasera»: l’«angoscia» di Maria e Giuseppe, manifestatasi sulle labbra della Madre del Signore quando ritrovano Gesù nel tempio: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (Lc 2, 48); e lo «stupore» di tutti nel vedere quel ragazzo, che intanto «cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2, 52), insegnare con autorità ai dottori nel tempio: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2, 49).
Un Anno di Grazia per vincere le nostre angosce
Il presule ha parlato di un «affanno che ci prende ormai da troppo tempo nella nostra vita quotidiana a tutti i livelli». E della «fatica a ritrovare entusiasmo e fervore». Insomma, per monsignor Di Donna, come Maria e Giuseppe anche noi «abbiamo smarrito Gesù e con Lui «le ragioni della vita».
Ecco allora l’occasione preziosa del Giubileo, che viene in soccorso alla nostra angoscia e risponde ai nostri interrogativi: «Possiamo ripartire? Ne sentiamo il bisogno?». E «da dove ricominciare?». Che «cosa potrà restituirci un nuovo desiderio» del Signore se non l’Anno Santo appena aperto, che ci esorta a «rimettere Dio al centro?». E’ quindi un tempo propizio per «tornare alle origini», come del resto la Chiesa invita a fare dal 1300 ogni 25 anni.
Per entrare bene in questo anno di Grazia papa Francesco richiama tutti a coltivare quella «speranza» che «non delude», quella «virtù» che «non è un’illusione» e «nemmeno un’emozione» ha detto Di Donna, bensì è «la più piccola» e allo stesso tempo «la più incisiva» che «conduce le altre sorelle: fede e carità» ha aggiunto ricordando una celebre intuizione dello scrittore e poeta francese Charles Péguy, vissuto tra la fine del milleottocento e l’inizio del millenovecento.
Un Anno Santo per tornare a stupirci del bene
Per cogliere però i «segni concreti» di questa speranza dobbiamo recuperare lo «stupore» che ci fa essere «attenti al tanto bene nel mondo e in mezzo a noi, nelle nostre parrocchie e nelle nostre città». E così «non ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza» ha ancora affermato il presule parafrasando il numero sette di Spes non confundit, La speranza non confonde (Bolla di indizione di papa Francesco per il Giubileo).
Ma ancora di più «dobbiamo essere noi stessi segni di speranza per tanti che vivono in condizioni di disagio» ha esortato Di Donna. E per imparare a farlo in questo 2025 il vescovo ha rimandato alle «catechesi quaresimali», quando tra marzo e aprile saranno tutte incentrate sul Giubileo e il tema che lo accompagna, anche con il sussidio anche di alcune «schede» preparate «per le comunità» parrocchiali. E ha ricordato l’importanza delle «celebrazioni comunitarie» ma soprattutto il grande «Pellegrinaggio diocesano» a Roma previsto per il 23 giugno 2025.
Nell’elencare le «tre chiese per lucrare l’indulgenza giubilare» nella diocesi – la Cattedrale di Acerra, la Basilica di Santa Maria Assunta in Santa Maria a Vico, e il Santuario di San Michele Arcangelo a palombara in San Felice a Cancello – Di Donna ha fortemente invitato a visitare in questo tempo particolare i «luoghi di carità» che insistono nei nostri comuni: ad Acerra la «Mensa di fraternità» santi Cuono e figlio, la Casa di riposo per anziani «Oasi Sant’Antonio», la Cooperativa per disabili «Arcobaleno» e la Locanda del Gigante che accoglie in prevalenza i tossicodipendenti; ma anche l’«Hospice» per i malati a San Felice a Cancello, il «Carcere» di Arienzo; e le «Caritas, diocesana e parrocchiali».
Impegno per la nostra diocesi in questo Giubileo saranno anche i «tre cantieri» che monsignor Di Donna ha avviato in autunno all’inizio dell’anno pastorale: «educazione alla preghiera» attraverso una «scuola» con «periodicità mensile»; «promozione della cultura»; ed «educazione alla cittadinanza responsabile con la Dottrina sociale della Chiesa», perché i cristiani sono chiamati ad essere anche «buoni cittadini animando la città e le realtà terrestri».
Infine l’accorato appello per questo anno giubilare: «Lasciamo riposare la terra, la nostra terra; lasciamo riposare la gente, la nostra gente; lasciamo riposare la città, la nostra città». E l’esortazione ai preti: «Lasciamo riposare anche la nostra agenda». E rivolgendosi a tutti, prima di dichiarare il proprio «compiacimento» per la numerosa «partecipazione» e augurare buon Giubileo, Di Donna ha ribadito: «Riposate un po’ anche voi in questo Anno Santo del Signore».
Prima di giungere in Cattedrale i riti di introduzione sono stati celebrati nella parrocchia di Maria del Suffragio, subito dopo le migliaia di fedeli si sono incamminati in pellegrinaggio da Piazza Castello verso il Duomo.
Foto di Luigi Buonincontro
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