Celebrati ad Acerra i santi patroni

Monsignor Gennaro Pascarella: «Cuono e Figlio, amici di Gesù, hanno dato la vita per Lui»

Il vescovo Antonio Di Donna: «Mi compiaccio con le famiglie che ancora chiamano Cuono i figli»

Il «compiacimento per le famiglie che ancora oggi continuano a chiamare Cuono i propri figli», il «ricordo del 25 esimo anniversario di ordinazione episcopale di monsignor Gennaro Pascarella celebrato lo scorso gennaio», e la «vicinanza alle chiese sorelle di Pozzuoli e Ischia attraverso il vescovo Gennaro, emerito, e il suo successore, don Carlo Villano, perché affrontino con “fortezza” la dura prova» a cui il fenomeno del bradisismo dei Campi Flegrei le sta sottoponendo.

Sono i tre punti chiave con cui il vescovo di Acerra ha salutato monsignor Gennaro Pascarella all’inizio della Messa solenne per la festa dei santi patroni in Cattedrale la mattina del 29 maggio. Monsignor Antonio Di Donna ha spiegato il motivo della presenza di Pascarella, originario della nostra diocesi: «L’ordinazione episcopale caduta 25 anni fa a gennaio proprio in questa Cattedrale per le mani del compianto monsignor Antonio Riboldi».

Don Gennaro, come molti sono ancora soliti chiamarlo ad Acerra e nell’intera diocesi, ha ricordato che «dei santi patroni abbiamo poche notizie» ma tra esse «la più importante: amati da Cristo hanno creduto al suo amore e hanno donato la loro vita per Lui». E se è vero che «da come una persona muore si può vedere lo spessore della sua esistenza», commentando il Vangelo il presule ha aggiunto: «Cuono e Figlio, amici di Gesù, hanno dato la vita per Lui».

Con i due vescovi hanno concelebrato il vicario generale don Cuono Crimaldi, sacerdoti e parroci di Acerra. La sera si è svolta la tradizionale processione con le statue dei santi patroni, Cuono e figlio, per le strade della città.

Riportiamo di seguito le parole pronunciate dal vescovo Antonio Di Donna in Cattedrale al termine della processione e l’omelia integrale di monsignor Gennaro Pascarella.

 

I cristiani piegano il ginocchio solo davanti al Signore Gesù

Le parole del vescovo DI Donna al termine della Processione per i Patroni di Acerra Cuono e figlio

«Posso testimoniare da tanto tempo che in questa processione non c’è alcun inchino, perché la Madonna e i santi non si inchinano ai boss o ad altri presunti tali».

Sono decise le parole del vescovo di Acerra la sera del 29 maggio in Cattedrale al termine del cammino di preghiera per le strade con le statue dei santi patroni Cuono e Figlio.

Ad ascoltarlo in prima fila tra i banchi c’è il Prefetto di Napoli Michele di Bari che «ci ha raggiunti a conclusione della processione ed è sempre vicino alla nostra città» e che il presule mette al primo posto nei ringraziamenti finali: «Grazie signor Prefetto, grazie Eccellenza della vostra partecipazione e della vostra presenza».

Monsignor Antonio Di Donna ricorda il modo in cui «andavano a morire i primi martiri» e precisa con forza che «i cristiani piegano il loro ginocchio e si inchinano soltanto davanti a Gesù, perché solo Lui è il Signore e a nessun altro è dovuta obbedienza». Certezza a cui «questa processione è fedele» chiosa il vescovo ricordando che si tratta di «una manifestazione di fede semplice, una festa di popolo, grazie soprattutto al lavoro dei miei predecessori, monsignor Antonio Riboldi e monsignor Giovanni Rinaldi, che con i loro collaboratori hanno lavorato per purificare la processione da elementi spuri e impropri». «E ci sono riusciti» chiarisce Di Donna.

Una processione, nelle parole del presule, che «non ha avuto mai incidenti», che «si distingue» perché in essa «si prega e si canta, non si verifica nessun elemento negativo, non ci sono festeggiamenti esterni, non c’è un grande dispendio di denaro pubblico e non si chiamano cantanti». Insomma «è un popolo che manifesta semplicemente la sua fede e io spero che vivremo sempre, oggi e domani, in un ambiente sociale, soprattutto cittadino, e nazionale, che permetterà sempre al nostro Paese queste manifestazioni di fede» aggiunge il vescovo che con lo «spirito» di chi rende omaggio ad «un culto già vivo a partire dall’anno mille» ringrazia «tutti quelli che si sono adoperati perché avvenisse questa manifestazione di fede». In particolare «quelli che portano maggiormente il peso di questo evento religioso: i portatori e le portatrici delle statue e della reliquia; quelli che curano la preghiera e il canto; le forze dell’ordine e soprattutto la banda musicale».

Per il presule «è significativo» che più di mille anni fa la «città», la sua «vita religiosa», la «realtà economica» si siano sviluppate «facendo riferimento alla figura e alle gesta di san Cuono e siano state «plasmate dalla spiritualità e dalla personalità dei santi patroni».

E questo è attestato dallo storico Gaetano Caporale il quale registra «già intorno all’anno mille la presenza di una Chiesa e di un monastero dedicati ai santi Cuono e figlio, nucleo urbano intorno al quale si sarebbero sviluppate la città e la sede apostolica». Già prima del 1079, i loro resti, forse portati da fedeli o pellegrini, giunsero ad Acerra, città avvolta da paludi. Il “miracolo dell’acqua” compiuto da Conone, questo il nome di origine del santo, in Asia Minore divenne simbolo di speranza e una chiesa fu eretta in loro onore.

Per questo nell’invocare «l’intercessione, insieme con voi, dei santi patroni Cuono e figlio su tutti noi» e «sulla nostra cara, carissima città di Acerra» il presule ricorda che «i nostri padri elessero a loro patroni i santi Cuono e figlio martiri (uccisi durante le persecuzioni del Prefetto dell’Impero Romano Domiziano perpetrate ai danni dei cristiani il 29 maggio del 275 dopo Cristo, ndr) perché secondo la tradizione san Cuono era un ingegnere idraulico dell’attuale Turchia, l’antica città di Iconio che secondo gli Atti degli apostoli è stata evangelizzata dall’apostolo Paolo. Attualmente la città si chiama Konya in Turchia» spiega Di Donna.

Dunque «i nostri padri elessero come loro patrono questo ingegnere idraulico della lontana Turchia martire di Cristo martirizzato insieme al figlio» afferma ancora il vescovo di Acerra, perché «nei secoli passati e per lungo tempo Acerra ha avuto problemi con l’acqua, con i bacini idrici, al punto tale che per diverso tempo era un luogo non abitabile, vivibile: gli acquitrini, i lagni rendevano l’aria malsana». E quindi «chiedo la loro intercessione ancora una volta per questa città» prega il presule, in un momento in cui «sembra che ci sia qualche spiraglio per il suo territorio» al fine di «recuperare la bellezza del creato e vincere l’inquinamento ambientale grazie alle Prefetture di Napoli e di Caserta, ma in particolare a quella di Napoli il cui Prefetto per legge è il responsabile del coordinamento della realtà ambientale». «Grazie» ribadisce il vescovo aggiungendo un «grazie anche alla Regione Campania perché sembra in questi ultimi mesi di vedere qualche spiraglio e ci promettiamo che questo possa avvenire: di recuperare e conservare, e soprattutto con atti di giustizia come in queste ultime ore si sono manifestati, ad Acerra la bellezza del creato con significativi passi avanti di fronte all’inquinamento che la città ha subito in questi ultimi decenni».

A tal proposito monsignor Di Donna invoca «l’intercessione dei santi patroni sulle tante eccellenze acerrane» e tra esse in particolare su «quella nata proprio qualche giorno fa: un papà e una mamma, Angelo e Nunzia, che hanno perso la loro figlia Maria – prossima alle nozze, la casa era già pronta –  otto anni fa nel 2016 vittima del male terribile, il cancro, che ha colpito non pochi giovani e ragazzi della nostra città. In uno dei tanti viaggi della speranza, quado papà Angelo accompagnava la figlia all’ospedale – a Napoli, a Roma – Maria si inteneriva di fronte a tanti genitori e famiglie con figli malati che facevano fatica anche a raggiungere l’ospedale perché non avevano la macchina o il papà non poteva assentarsi dal lavoro. E la giovane venticinquenne espresse al padre il desiderio di aiutare queste famiglie con figli malati, soprattutto nella cura, nel trasporto agli ospedali, nel supporto psicologico, nel sostegno ai genitori».

Finalmente, afferma il vescovo, «Angelo con la moglie Nunzia proprio l’altra settimana, con molta pazienza e sacrifici, ha trovato un localino in Via De Gasperi e lì con un telefono e l’aiuto di volontari offrono il loro servizio per accompagnare le famiglie che hanno i figli malati soprattutto negli ospedali e procurare anche un supporto psicologico». E dunque l’esortazione: «Invito gli acerrani concretamente a rendersi volontari in questo servizio di assistenza in collaborazione, mi auguro, con l’amministrazione comunale a servire questa realtà» chiosa il presule richiamando «tra le tante eccellenze anche l’Acerrana e la sua recente promozione nella serie D di calcio. Auguri Acerra, Auguri Acerrana».

Senza dimenticare, anzi è la prima delle invocazioni, la benedizione «su questa nostra Chiesa di Acerra, sulle parrocchie, sui parroci, su tutti quelli che faticano per il Regno di Dio e portano ogni giorno il peso, su don Rocco Lombardo che partecipa per la prima volta quest’anno alla processione come vicario foraneo di Acerra».

Antonio Di Donna

  

Come Gesù siamo chiamati a fare della nostra vita un dono di amore

L’omelia integrale di monsignor Gennaro Pascarella per la festa dei santi patroni


Foto di Luigi Buonincontro