Si è concluso ieri sera a Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta, il primo ciclo di catechesi al popolo del vescovo di Acerra, Antonio Di Donna. Nove incontri distribuiti sulle tra le tre foranie della diocesi, per parlare di Giubileo, parabole e opere della Misericordia.
Del resto, una «catechesi robusta» è stata fin dall’inizio una delle principali raccomandazioni del vescovo Di Donna alla Chiesa di Acerra, ancor più in questo Anno Santo della Misericordia.
Proprio durante la prima catechesi, tenutasi nella Cattedrale di Acerra lunedì scorso, il presule ha affermato che «il cristianesimo è un modo di vivere» e «la fede è accogliere quello che Dio ha fatto per noi»; e se «al primo posto non c’è quello che noi facciamo per Dio, ma quello che Lui fa per noi», capiamo anche perché «il nome di Dio è Misericordia», senza la quale, ha detto ancora Di Donna, «non avremmo avuto Agostino, il più grande pensatore cristiano di tutti i tempi, convertito per le lacrime di Monica», sua madre. Perciò, la Misericordia supera e completa la giustizia, che da sola si ridurrebbe a puro «legalismo».
Ma «la Misericordia non è dei deboli», bensì «dei più forti», cioè di coloro che preferiscono alla «facile vendetta» la via «ragionevole» della «forza morale». Perciò Di Donna ha riproposto lo schema del «palazzo a quattro piani»: nel primo, abita la legge della giungla; nel secondo, la legge del taglione («l’uomo compie i primi passi verso la maturità»); al terzo, ci sono «le dieci parole», i Comandamenti di Mosé; all’ultimo vive Gesù, il Vangelo della Misericordia.
Ma attenzione, «la Misericordia non è neppure buonismo», ha ammonito il presule ribadendo, come aveva fatto tempo fa dalle colonne del giornale Avvenire, che «stiamo ancora aspettando il pentimento serio di qualche industriale del Nord tra quelli che hanno avvelenato le nostre terre».
Le catechesi andranno avanti per tutta la Quaresima.