Il racconto di Natale, da: ALFONSO LETTIERI, A tu per tu. Gesù dialoga con il Padre, Edizioni Sanpino, Torino 2023, 17-22.
«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38)
Eccomi, Padre! Inizia la mia missione. Sono qui nelle viscere di mia madre.
Che esperienza! Sento il battito del suo cuore, musica dolce che lei da sempre ci ha riservato, lì ci ha sempre custodito, in lei abbiamo avuto un posto privilegiato.
Ed ora il mio corpo prende forma qui, in lei. Tu sei tutto, Padre e ora mi hai donato una madre; grazie! Che delicatezza questa donna: ha avvertito subito la mia presenza in lei, ha pronunciato quelle parole e ha poggiato la mano sul suo grembo, è stata la sua prima carezza. L’ultima sarà sul mio freddo corpo.
Sento la sua voce, quanto è delicata; già mi culla, mi parla, al mattino mi dà il buon giorno e la sera mi canta la ninna nanna: «Dormi, dormi, fai la nanna, o mio Gesù».
Che meraviglia, il mio corpo cresce, mamma mi nutre, mi protegge; anche il suo corpo cresce, ora tutti sanno che aspetta un figlio. Non è stato facile spiegare; pure per Giuseppe, suo sposo, non è stato facile, ma dopo il sogno non ha esitato, ha fatto come l’Angelo gli ha ordinato.
Che gioia per mia madre avere lo sposo accanto. Lui ama mia madre e rispetta te, Padre; si stupisce davanti alle meraviglie del tuo amore. Quanta bellezza quando Maria, mia madre, si ferma in preghiera.
Le sue parole le sento sgorgare dal pro- fondo del suo essere, il corpo vibra e si eleva verso te: «O Dio altissimo, che hai guardato con benevolenza all’umiltà della tua serva, donami di essere una buona madre per il tuo dilettissimo figlio».
Nel suo cuore risuonano le tue parole, Padre, le medita, le custodisce per capirle sempre meglio, per viverle: «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, lo chiamerà Emmanuele».
È una donna amabile, rispettata da tutti, dal suo sguardo traspare la luce del mistero che porta in sé.
Ogni giorno con Giuseppe parla di me, di te, organizzano la mia nascita, immaginano le mie prime parole, i primi passi, si incoraggiano quando non si sentono all’altezza della loro vocazione: «Il Signore è con noi, questo è un dono suo» – si dicono.
Tante cose sto già imparando da lei, quante me ne insegnerà quando starò tra le sue braccia.
Con cura sceglie il suo/nostro nutrimento e Giuseppe, premuroso, è attento a non farle fare il minimo sforzo, ma lei si imbarazza, dice che la fa sentire una regina. Sono stato con lei da zia Elisabetta, che gioia per tutti!
«A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» ha esclamato.
Giovanni mi ha riconosciuto, ha sussultato di gioia nel seno della madre e, poi, tu hai sentito, Padre, le parole di Maria: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome…».
Quale grande dono mi hai fatto, che meravigliosa donna mi hai scelto per madre, tutte le generazioni la chiameranno beata!
Il mio corpo cresce, divento ogni giorno più grande, appesantisco mia madre, fa più fatica a portarmi, ma lei dice che è un peso dolce e leggero.
Avverte di più la mia presenza, è attenta a richiamare l’attenzione di Giuseppe quando una mia manina o il piedino spingono sulle pareti del suo corpo e si vede fuori chiara- mente.
Che tenerezza! In lei mi nutro di amore, di delicatezza, di umanità. Quante risate quando mi agito e per un po’ non sto fermo, dice che dovrà corrermi dietro quando inizierò a camminare se già adesso non sto fermo.
E io sono sicuro che lei non si stancherà mai di starmi dietro, nulla la fermerà, arriverà fino in fondo, non avrà paura della sofferenza e come il mio, anche il suo cuore sarà trafitto.
Madre dei dolori! Non vedo l’ora di guardarla negli occhi, di stringermi al suo seno, di dirle quanto le voglio bene. Imparerò con lei a camminare, da lei a parlare, a pregare, insieme ci rivolgeremo a te, canteremo i salmi più belli.
Divento sempre più grande, mi prendo più spazio, mia madre inizia a prepararsi al parto; Giuseppe è preoccupato, dobbiamo affrontare un lungo viaggio, dobbiamo arri- vare alla città di Davide, Betlemme, per il censimento ordinato da Cesare Augusto.
Mia madre lo rassicura, dice che ce la fa, sta bene e che tu, Padre, ci accompagnerai, ci darai la forza per sostenere la fatica. Che fede!
Ci mettiamo in cammino, nel cuore di Maria c’è tanta fiducia, è serena, prega:
«Signore, chiediamo la tua protezione dai pericoli, la forza per affrontare la fatica; dirigi sempre i nostri passi sulla via del bene».
Il viaggio ci stanca, ma tu ci sostieni. Ar- riviamo a Betlemme. Ora mi sento stretto qui, ormai il tempo è compiuto, pure mia madre sente la stessa cosa.
Giuseppe si affretta a trovare un luogo al caldo, la città è piena di gente; bussa a varie locande, per noi non c’è posto! Pregano te, non si scoraggiano, continuano a chiedere, anche solo un posto al coperto, niente, non c’è, tutto occupato.
Ci indicano un luogo, Giuseppe si affretta, non si può più aspettare. Padre mi preparo, cambio posizione, che meraviglia la natura! Non so che fare, so solo che non voglio stare più qui, voglio vedere mia madre.
Ecco, ci aprono una porta, è una stalla, Maria si adagia sul fieno, ci siamo, io sono pronto, sento un po’ di freddo, ora due mani mi afferrano, piango, mi avvolgono in fasce, mia madre mi stringe sul seno, risento il suo calore, mi bacia, piange, si è emozionata, Giuseppe è contento, mi prende, mi avvolge in fasce, mi adagia in una mangiatoia.
Sono nato, Padre. Ecco, io vengo a fare la tua volontà.