La “seconda domenica dopo Natale” ci permette “una pausa di contemplazione tra Natale ed Epifania”, per “approfondire” e “capire” meglio “il significato” che rappresenta ancora oggi “per noi” il grande mistero della nascita di Dio; e così giungere ad una “fede matura, pensata e intelligente”, piuttosto che “bambina, debole ed emotiva”. Contro la tentazione della “fretta” e della pigrizia del “divano davanti alla TV”, domenica 3 gennaio, celebrando la Messa in Cattedrale, il vescovo Antonio Di Donna ha invitato la Chiesa di Acerra, “in questi ultimi giorni di Natale”, a trovare il tempo necessario di fermarsi a riflettere e “approfondire la fede”, gustando il mistero di un “Dio che si è fatto uomo”, e meditando sul perché Egli “ha preso la nostra natura umana”, per poi trovare le risposte innanzitutto nella “liturgia”, senza “fare l’abitudine a testi così belli”. Così, nel Credo scopriamo che “Dio si è fatto uomo per noi uomini e la nostra salvezza, perché noi condividessimo la sua natura divina”, per “comunicarci la Sua vita” in uno “scambio meraviglioso”, in cui “Lui ci va a perdere e noi a guadagnare.” Ecco allora l’esortazione del vescovo a meditare i “meravigliosi prefazi dei tempi di Natale”, e capire che Dio si è fatto uomo per “reintegrare l’universo smarrito” e riportarlo al “disegno del Padre; per “riprendere la creazione dall’inizio e ricondurre a Dio l’umanità dispersa”. Perché questo è ciò che Dio vuole: che noi “dobbiamo essere come Lui, Gesù, l’Uomo come Dio lo vuole”, ha detto Di Donna, e noi siamo chiamati ad imitare e condividere “la sua vita bella, buona e piena”, quella che “Dio desidera per ogni uomo”. Questo è il Natale: il desiderio di Dio che ogni uomo possa “amare, giudicare, scegliere, parlare e soffrire come Gesù”, il Figlio prediletto, Colui che era, secondo il prologo di Giovanni, la Parola “prima che tutto fosse”, e nel quale i “pensieri, la ragione, le cose, la storia, l’universo e la vita di ognuno trovano il proprio significato, in “un tempo minacciato dal non senso e dal tirare a campare”. “In principio c’è un disegno, dentro il quale c’è Gesù; Lui è la Parola del principio”, ha detto ancora Di Donna, esortando a non usare “parole vuote, ambigue, dal doppio senso”, fino a diventare vere e proprie “menzogne”. “Non abituiamoci al mistero sconvolgente di Dio che si fa carne”, ha detto il vescovo di Acerra, prima di accennare anche alla “dimensione tragica” del Natale, che ci spinge ad andare “oltre le grandi e dolci melodie natalizie”, a superare una visione “romantica” di questa grande Festa. A partire da Maria e Giuseppe che non trovano un posto dove andare a dormire, per poi fuggire dall’ombra minacciosa del tiranno, fino a giungere al Calvario, perché “dietro il Natale c’è la Croce”, e “Gesù viene per andare alla Pasqua”. “Imparare a vedere in Gesù il volto del Padre” ci aiuta poi a non cadere nella tentazione di un “Dio a nostro uso consumo”, ha concluso Di Donna, perché “Gesù e il racconto di Dio”, e l’incontro con Lui, vivo e vero, è la strada sicura per camminare verso una “fede matura, capace di sposare il pensiero e l’intelligenza”, e al riparo da emotività, ideologia e sensazionalismo.