“Dopo 2000 anni, il Natale ancora oggi segna il nostro costume e non lascia nessuno indifferente”. Il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, ha celebrato ieri mattina la Messa di Natale in Cattedrale, richiamando la “spinta propulsiva, ancora viva e uguale dopo due millenni, di quel Bambino di Betlemme”; ma ha subito chiarito: “Il Natale non è la festa dei sentimenti o della emotività, e neanche della solidarietà”.
Di Donna ha elencato infatti i motivi per i quali “il popolo cristiano sembra avere smarrito il perché della Festa del Natale”, oscurandone il vero significato. “Negli ultimi anni, per un presunto rispetto e nel nome di una malintesa laicità, nascondiamo i nostri segni”, ha detto il presule, richiamando anche “una certa stanchezza”, che “ci porta altrove con la nostra vita e la nostra coscienza”, per cui “il Natale sembra non dirci più niente, o molto poco”.
Ma il Natale è innanzitutto “memoria di un fatto storico”, ha detto Di Donna, e cioè di “Dio che si fa uomo e viene nella storia. Non è una favola, ma la storia di Gesù di Nazareth, il Figlio eterno del Padre, che oggi è nato per noi”. Questo è “l’annuncio straordinario” del Natale, il “motivo della nostra festa e della nostra gioia, niente altro che questo”, ha esortato ancora il vescovo di Acerra. Perché all’inizio del cristianesimo “non ci sono norme, precetti, tradizioni, abitudini e riti”, bensì “una persona: Gesù di Nazareth nato a Betlemme da Maria Vergine”. Perciò, ha ammonito ancora il presule, “non dobbiamo perdere il contatto con la storia”, per evitare di rimanere “chiusi” alla novità di Dio o di “cadere addirittura nell’ideologia e fare festa senza il Festeggiato”.
E dopo aver invitato quindi tutti allo “stupore, alla meraviglia e alla contemplazione di fronte al folle amore di Dio che scende a condividere la nostra condizione umana eccetto il peccato”, il vescovo di Acerra ha ripetuto che “se Dio si è fatto uomo significa che ogni uomo ha una dignità straordinaria”, da rispettare e promuovere. Di Donna ha fatto perciò suo il “messaggio delle origini” della Festa, riprendendo “l’operazione geniale” della Chiesa romana del quarto secolo, quando i cristiani hanno cominciato a festeggiare il Natale (per quattro secoli festeggiavano solo la Pasqua). In quell’epoca, segnata dal culto del dio sole, dalla vita campestre e rurale, i cristiani insegnavano ai pagani che Gesù Cristo è il vero sole di giustizia e di pace, Colui che viene a liberare l’uomo dalla paura e a dare senso alla sua vita sulla terra.
E se nel quarto secolo la paura era che il sole non tornasse a risplendere, Di Donna ha voluto “convogliare le speranze” del Bambino di Betlemme contro “le paure che oggi attanagliano la nostra città”. A partire dall’ambiente: “Attendiamo ancora le bonifiche” dei nostri territori, ha detto il presule, e “che il presidente della Regione mantenga gli impegni assunti pubblicamente il 26 settembre ad Acerra” (durante la Giornata del Creato celebrata in città Vincenzo De Luca si era impegnato a ripulire la Terra dei fuochi, a ripristinare il registro dei tumori in poche settimane, a monitorare “seriamente” la qualità dell’aria a rilanciare l’agricoltura); in particolare, Di Donna ha richiamato la paura per lo sforamento preoccupante del livello d’inquinamento per le polveri sottili.
Ma il vescovo di Acerra ha voluto esprimere solidarietà anche ai “fratelli e sorelle della Montefibre”, vittime di uno “scandalo enorme”, con “ingenti investimenti e fiumi di denaro pubblico”, sprecato “senza vigilare”, e con i lavoratori trattai come “merce di consumo”; e “speriamo che non ci lascino solo altri rifiuti pericolosi da smaltire”, ha duramente ammonito il vescovo, richiamando anche il problema dei lavoratori del Consorzio unico di bacino.
Il presule ha poi detto dello sforzo della Caritas diocesana, che quest’anno ha aumentato i pacchi dono per la crescente povertà. Infine, la cronica “mancanza di lavoro”, di fronte alla quale “anch’io sono impotente”, ha confidato il presule, e “il futuro negato ai giovani”. Senza dimenticare però il “grave disagio” del Primo circolo didattico di Acerra, e “la paura dei genitori” che il plesso storico di piazzale Renella non possa più aprire, vittima di una “burocrazia estenuante”. Di Donna, che anche quest’anno si è recato nel plesso del quartiere Ice /Snei, dove sono momentaneamente ospitati alcuni alunni, ha voluto perciò elogiare “l’eroismo degli operatori scolastici”.
Il Bambino è venuto a “liberarci dalle paure, ma non come un mago”, ha detto il vescovo di Acerra concludendo l’omelia. E’ necessario il “nostro contributo”. E dunque, l’augurio, “non retorico e formale”, che la “spinta propulsiva di quel Bambino” ci liberi “da ogni paura, depressione e angoscia”, e ci sostenga “nell’impegno”, perché a Betlemme ci viene detto che “non siamo soli nel terribile combattimento contro il male e le paure. Lui è venuto e ci è ancora fortemente necessario”.