Il 10 novembre 2015, al risveglio, le prime belle notizie arrivano dai giornali: a pagina 11 dello speciale del quotidiano della città, La Nazione, ci sono Luisa e Raffaela, nostre delegate, sorridenti in processione per le strade del capoluogo toscano. Sul giornale cattolico Avvenire appare invece il nostro vescovo Antonio in prima pagina, al fianco dell’arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, già dalle 8 del mattino, non c’è più posto! Cardinali e vescovi passano sorridenti. Mentre Papa Francesco parla a Prato, nel Duomo di Firenze, il vescovo di Fiesole, Meini, guida la preghiera del mattino. La meditazione è del teologo siciliano, Naro, con al centro la Laudato sii di Papa Francesco e il rapporto tra uomo e Dio, tra gli uomini e con il creato. Francesco attraversa la Cattedrale tra 3000 delegati felici di incontrarlo. Il presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, saluta il Papa ricordandogli che “i convegni ecclesiali hanno scandito il cammino della Chiesa in Italia dopo il Concilio”, hanno accompagnato il nostro essere cristiani al fine di “condurre ogni uomo all’incontro con Colui che risana e solleva l’umanità”. Compito dei cristiani che oggi sono in Italia, soprattutto ai giovani, è saper dire che “il Signore non schiaccia ma libera, non distrugge ma eleva”, e che “non c’è ecologia senza adeguata antropologia”. Perché quello di Gesù, conclude il cardinale Bagnasco, è un “volto amico” e “la sua misericordia ispira il vivere insieme”. Prima dell’intervento di Francesco, tre testimonianze dirette, e diverse, dicono di una Chiesa italiana tra e con la gente, con i sentimenti di Gesù: una donna, una coppia e un giovane prete albanese raccontano una Chiesa in Italia da tempo in cammino sulla strada dell’uomo disorientato del nostro tempo! Francesco alza gli occhi verso l’affresco che ritrae il giudizio universale con al centro Gesù, disegnato nella cupola del Duomo di Firenze da Filippo Brunelleschi. Il Cristo crocifisso è trasfigurato nel Cristo risorto, vero volto dell’uomo, che però possiamo scoprire solo “abbassandoci” come lui e rivestendoci dei suoi sentimenti di “umiltà, disinteresse e beatitudine”. Prima di lasciare la Cattedrale, Francesco mette al riparo da due tentazioni: il nuovo “pelagianesimo” di chi confida più nel potere, nel controllo e nelle strutture piuttosto che nella “leggerezza del soffio potente dello spirito” che esorta ad uscire dalla comodità. Siate esploratori, dice il Papa agli eredi di un popolo di navigatori, pronti a lasciare il porto sicuro delle sicurezze. Allo stadio Artemio Franchi nel pomeriggio, Francesco ribadisce l’alleanza tra l’uomo e Dio, non due poli opposti ma in continua ricerca, perché Dio non si stanca di chiamare l’uomo alla vera felicità! L’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, saluta il Papa ricordando la popolarità della Chiesa italiana, di Firenze in particolare, e cita i santi locali, esempio e testimoni di carità! A fine serata, i delegati si ritrovano per un confronto, e un’altra bella e gioiosa notizia chiude la giornata: Enzo è riuscito a salutare Francesco, dandogli solidarietà ed invitandolo a “non farsi rubare la speranza”!
Il discorso del Papa al Convegno della Chiesa italiana
L’omelia del Papa nella Messa a Firenze
Diario dei giorni precedenti
Firenze 2015. Primo giorno!
Firenze, si parte